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Una frase di Boris Pasternak sull’importanza dei fallimenti

La frase del giorno è tratta dal romanzo “Il dottor Zivago” di Pasternak e rappresenta un inno alla vita, alla bellezza delle imperfezioni, dei fallimenti, all'emozione che fa tremare la voce e che però non impedisce di esprimersi e affermarsi

La citazione con cui vi proponiamo di iniziare la giornata è di Boris Pasternak, del quale oggi ricorre l’anniversario della scomparsa,  avvenuta il 30 maggio 1960, ed è contenuta all’interno del suo celebre libro “Il dottor Zivago“.

“Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita.” 

Vivere, sbagliare, imparare

La frase di oggi è un inno alla vita, alla bellezza delle imperfezioni, alle cadute, all’emozione che fa tremare la voce e che però non impedisce di esprimersi e di voler comunicare, tentando anche se in modo goffo un contatto con l’altro. 

Il bello della vita, come dice Pasternak, è cadere e riuscire a rialzarsi: solo così viene svelata “la bellezza della vita”. E’ vero, infatti, che chi ottiene risultati nella vita dopo aver incontrato difficoltà ed ostacoli assapora il sapore della vittoria con più gusto rispetto a coloro che “non sono mai caduti” e non possono cogliere appieno il valore dei traguardi raggiunti se non sono passati da fallimenti e delusioni.

Il valore dei fallimenti

Questo è il lato positivo dell’essere imperfetti: riuscire a cogliere appieno il valore dei successi perché figlie delle difficoltà e degli errori del passato, spesso dolorosi ma allo stesso tempo necessari per comprendere i propri pregi e i propri difetti e quindi raggiungere l’obiettivo prefissato.

Come scriverà pochi anni dopo Beckett in un modo magistrale, non è possibile raggiungere alcun risultato nella vita se prima non si impara a fallire e a fare del proprio fallimento una forza, un motore che ci spinge a migliorare. La bellezza di ciò che possiamo raggiungere non può non passare attraverso le cadute e l’osservazione dei propri errori.

La bellezza non esiste, ma si conquista con sforzo e dedizione, attraverso l’umiltà di riconoscere la propria condizione come perfettibile, mai perfetta. Per concludere, ecco a voi l’invito di Beckett: “Mai provato, mai fallito. Prova ancora, fallisci ancora, fallisci meglio”

Boris Pasternak

Boris Leonidovic Pasternak è stato uno scrittore e poeta di fama internazionale. Il suo unico romanzo “Il dottor Zivago” è stato al centro di uno scandalo politico, che coinvolse i servizi segreti occidentali, e venne tradotto in 29 lingue e venduto in milioni di copie.

Pasternak nacque a Mosca in una famiglia di intellettuali di origine ebrea: il padre era un pittore molto apprezzato, amico di Tolstoj, e la madre era una nota concertista. Dopo gli studi in composizione al conservatorio e dopo gli anni universitari a studiare filologia, Pasternak si laureò in filosofia all’Università di Mosca. 

Esordì nel 1914 con una raccolta di poesie, che lo fece conoscere al pubblico sovietico, e aderì alla rivoluzione russa, dalla quale prese le distanze proprio in occasione della pubblicazione del suo romanzo e all’obbligo da parte del Regime di rinunciare al prestigioso premio. Da quel momento Pasternak si trasferirà nella sua dacia di Peredelkino, vicino Mosca, e si chiuse nella delusione e nel completo silenzio.

Il dottor Zivago

Unico romanzo scritto da Pasternak, rifiutato dalla rivista moscovita Novyj Mir nel 1956 a causa della palese critica all’eroismo propagandato dal regime comunista, “Il dottor Zivago” valse a Pasternak la candidatura al Nobel per la Letteratura nel 1958, poco prima della sua morte.

Circa dieci anni dopo la sua uscita, avvenuta per l’editore Feltrinelli nel 1957, dal libro fu tratto un film, che nel 1966 vinse ben 5 Oscar per la sceneggiatura, la scenografia, la fotografia, i costumi e la colonna sonora.

Il romanzo racconta la storia del dottor Jurij Andreevic Zivago, medico con  la passione per la scrittura, partendo dalla sua adolescenza e da quella della sua futura moglie Tonja Gromeko, sullo sfondo della rivolta del 1905.

Rifugiatosi in Siberia con la moglie, inizia a frequentare una biblioteca dove incontra un’altra donna, Larisa Antipova, di cui si invaghisce. Ma l’idillio amoroso dura poco, perché Zivago sarà reclutato da un gruppo di partigiani rossi.

Finalmente libero, il dottore fa ritorno a Mosca, ma nel frattempo la sua famiglia è stata esiliata a Parigi a causa delle opinioni anti-sovietiche. Quando la moglie Tonja riuscirà a ottenere il visto per rientrare in patria, Zivago sarà già morto, in seguito ad un infarto. 

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