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Una frase di Franz Kafka sulla profondità dell’amore

Una delle opere più intime di Franz Kafka, ovvero il carteggio con Milena Jesenská, contiene una frase che racchiude in sé la meraviglia e l'orrore che all'autore suscitava il sentimento amoroso

Una delle opere più intime di Franz Kafka è senza dubbio il carteggio con Milena Jesenská contenuto all’interno del libro Lettere a Milena. Tra le pagine di quest’opera si cela il senso e l’importanza che Kafka dava all’amore e alla donna amata. C’è in particolare una frase del libro che racchiude in sé la meraviglia e l’orrore che a Kafka suscitava il sentimento amoroso:

“Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro di me stesso”

Sicuramente avete già letto questa frase perché parte di essa è diventato il titolo di un fortunato libro di David Grossman; ma qual è il suo reale significato?

La profondità dell’amore

Tramite queste parole, l’autore praghese non solo ci dimostra che per lui l’amore è un profondo mezzo conoscitivo, sia del mondo esterno che di sé stessi, ma è anche una fonte costante di dolore, una straziante forma d’esistenza. Non dobbiamo dimenticare che nelle lettere di Kafka la sua terribile inclinazione all’autocritica è equilibrata da una profonda e altrettanto giustificata consapevolezza di sé stesso.

Questi due aspetti si fondono nella curiosa frase con cui chiede amore per la sua angoscia (e non per nient’altro): “Questa è l’unica cosa in me degna d’amore”, afferma; niente di più. Quando esagera in qualche aspetto, come quando, all’inizio e di nuovo alla fine, si descrive come un essere immerso nella sporcizia e nel sudiciume (un atteggiamento che mi sembra troppo primitivo e semplicistico per essere accettato senza riserve), non è necessario seguirlo in queste estremizzazioni.

“Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro di me stesso”: così dice quando sente di voler mettere fine a tutto; eppure, pochi mesi prima, la situazione era esattamente opposta. In un’altra occasione afferma: “Talvolta credo di capire il peccato originale come nessun altro al mondo”. Questo è forse vero, poiché sembrava percepire ogni peccato come se fosse il peccato originale, da cui si può solo essere (ma non si è) “redenti”, un peccato che non può essere evitato né completamente riparato.

Ecco il reale significato di una delle più emblematiche frasi di Kafka, frase da cui si evince l’estrema complessità del suo autore.

Franz Kafka

Franz Kafka, nato il 3 luglio 1883 a Praga e morto il 3 giugno 1924 a Kierling, vicino a Vienna, è uno degli scrittori più influenti e enigmatici del XX secolo. La sua produzione letteraria, spesso caratterizzata da una profonda inquietudine esistenziale e da un senso di assurdità, continua a esercitare un fascino inquietante e pervasivo.

Le opere di Kafka sono spesso descritte come “sconvolgenti allucinazioni”, in cui esperienze apparentemente normali sono trasfigurate in situazioni di assurdità e oppressione. La sua scrittura è caratterizzata da una precisione quasi chirurgica nei dettagli, che conferisce una verosimiglianza inquietante a eventi altrimenti incredibili.

Di origine ebraico-boema, Franz Kafka frequentò scuole tedesche nella sua città natale, Praga. A partire dal 1901, studiò all’Università Tedesca di Praga, dapprima germanistica e poi giurisprudenza, conseguendo la laurea nel 1906. Dopo un anno di pratica legale, nel 1907 iniziò a lavorare nel settore delle assicurazioni, dove rimase fino al 1922, quando dovette ritirarsi prematuramente a causa della tubercolosi.

La sua vita familiare fu caratterizzata da un difficile rapporto con il padre, che non lo comprendeva e con cui aveva frequenti conflitti. Nonostante ciò, Kafka trovò supporto e amicizia in persone come Max Brod e, negli ultimi mesi della sua vita, nel giovane medico Robert Klopstock. Le sue relazioni amorose furono altrettanto complesse, riflettendo il suo profondo disagio interiore. Fu fidanzato due volte con Felice Bauer, una donna berlinese, ma non arrivò mai al matrimonio.

Ebbe una breve relazione con Grete Bloch, amica di Felice. Tra il 1918 e il 1919, fu fidanzato con Julie Wohryzek, una boema, e nel 1920 iniziò una corrispondenza intensa con la giovane scrittrice Milena Jesenská-Polak, che viveva a Vienna. Gli ultimi mesi della sua vita li trascorse accanto a Dora Diamant, che, insieme a Robert Klopstock, lo assistette fino alla morte.

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