Una frase di Franco Battiato sul valore dell’elevazione spirituale

8 Agosto 2025

Leggiamo questa citazione del cantautore, compositore e intellettuale Franco Battiato, tratta dal volume a lui dedicato "All'essenza".

Una frase di Franco Battiato sul valore dell'elevazione spirituale

Franco Battiato, artista poliedrico e pensatore visionario, non ha mai nascosto che la sua creatività fosse profondamente intrecciata con una ricerca spirituale personale e continua. Nel volume All’essenza, che raccoglie pensieri, scritti e riflessioni, emerge una citazione che illumina in modo esemplare la radice di questo suo percorso:

«Un ricordo importante della mia infanzia risale ai miei nove anni. Era la Domenica delle Palme. La cerimonia ha fatto sì che si scatenasse in me, mentre salivo una scala, una specie di trasporto metafisico e mistico senza precedenti. L’età non conta. Le esperienze interiori di grande intensità possono avvenire a tre come a settant’anni. Un fatto rivelatore di una dimensione altra.»

Queste parole racchiudono più di un ricordo autobiografico: sono una dichiarazione di poetica e di fede nell’esistenza di un livello di esperienza che trascende la quotidianità. L’episodio descritto — un momento preciso, la Domenica delle Palme, una scala, una cerimonia — diventa per Battiato un punto di rivelazione. Non si tratta di un’esperienza intellettuale, ma di un trasporto mistico che coglie un bambino di nove anni in un contesto liturgico.

Franco Battiato e una spiritualità mistica

Franco Battiato sottolinea un aspetto decisivo: “L’età non conta”. Le esperienze interiori più profonde e trasformative non dipendono dall’accumulo di anni o dalla maturità razionale. Possono avvenire in qualsiasi momento della vita, persino nell’infanzia, quando l’immaginazione è più permeabile, il cuore più aperto e i confini tra reale e trascendente meno rigidi.

Questa affermazione rovescia un pregiudizio comune secondo cui la profondità spirituale richiederebbe una lunga preparazione, studi o discipline particolari. Al contrario, ciò che conta — sembra suggerire Battiato — è la disponibilità interiore. Un bambino, proprio perché libero da preconcetti e schemi mentali complessi, può essere più pronto di un adulto a vivere una vera epifania.

L’episodio della Domenica delle Palme appare come un incontro improvviso con ciò che il musicista definisce “una dimensione altra”: una realtà che non si misura con categorie materiali o temporali, ma che si manifesta come un’esperienza di pienezza, di luce, di comunione con qualcosa di più grande.

Il simbolismo della scala e della liturgia

Il dettaglio della scala è interessante. Nella tradizione simbolica e mistica, salire una scala significa compiere un’ascesa, sia fisica sia spirituale. La scala è spesso vista come ponte tra terra e cielo, tra la condizione umana e il divino — basti pensare alla Scala di Giacobbe nella Bibbia, o alle immagini medievali dell’ascesa dell’anima. Che questo momento di trasporto avvenga proprio mentre il giovane Battiato sale una scala durante una cerimonia religiosa aggiunge un livello ulteriore di lettura: l’atto concreto del salire diventa metafora di una elevazione interiore.

La Domenica delle Palme, poi, è di per sé carica di significati simbolici: introduce alla Settimana Santa, un tempo di passaggio e di trasformazione spirituale. Il rito, con i suoi gesti, canti e profumi, può agire come catalizzatore sensoriale ed emotivo, predisponendo l’anima a una percezione più acuta del sacro.

La rivelazione come fondamento artistico

Molti critici hanno osservato come l’opera di Battiato sia sempre attraversata da una tensione verso l’“oltre”: dalle prime sperimentazioni elettroniche, alle liriche colme di riferimenti filosofici, mistici e religiosi, fino alle canzoni più meditate degli anni maturi. Il ricordo di quell’esperienza infantile sembra essere una delle radici segrete di questa tensione.

Vivere da bambino un contatto così diretto con il mistero può lasciare un’impronta indelebile, una sorta di bussola interiore che orienta le scelte creative e di vita. L’arte di Battiato, infatti, si è spesso posta come ponte tra il sensibile e l’invisibile, tra il concreto e il simbolico, proprio come quella scala che sale verso un punto che non si vede.

Il carattere universale della “dimensione altra”

La frase conclusiva della citazione — “Un fatto rivelatore di una dimensione altra” — non è soltanto autobiografica. È un’affermazione universale: ogni individuo, indipendentemente da età, cultura o credo, può imbattersi in un momento in cui il velo dell’ordinario si solleva, lasciando intravedere un’altra realtà.

Queste esperienze, che possono essere fugaci o durature, non sono monopolio di santi o mistici professionisti. Possono accadere a chiunque: in un paesaggio, in un verso poetico, in un gesto d’amore, o, come nel caso di Battiato, in un rito religioso. L’importante è riconoscerle, non lasciarle dissolvere come semplici emozioni, ma custodirle come memorie fondanti.

Memoria e permanenza

Il fatto che Battiato racconti questo episodio a distanza di decenni, con la stessa vividezza di quando l’ha vissuto, dimostra che tali momenti diventano pietre miliari dell’esistenza. Essi agiscono come punti di riferimento che illuminano, retrospettivamente, tutto il percorso di vita. Non si tratta solo di nostalgia per un’infanzia passata, ma del riconoscimento che il seme di un’intera visione del mondo era già presente allora.

Il ricordo della Domenica delle Palme a nove anni, per Franco Battiato, non è un semplice aneddoto, ma una rivelazione fondativa: l’incontro precoce con il sacro, l’esperienza di una realtà oltre il visibile, la consapevolezza che queste epifanie possono accadere a chiunque, in qualsiasi momento della vita.

Questo episodio ci invita a riflettere su quanto le nostre vite siano attraversate da momenti di grazia che spesso passano inosservati. Battiato ci ricorda che l’età non conta: ciò che conta è essere presenti, con la mente e con il cuore, pronti a salire le nostre scale interiori verso quella “dimensione altra” che, pur restando misteriosa, continua a chiamarci.

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