I versi di Franco Arminio sull’importanza dell’intensità

12 Agosto 2025

"Cedi la strada agli alberi" è la raccolta di poesie di Franco Arminio che ospita il componimento da cui sono tratti i versi che leggeremo nell'articolo.

I versi di Franco Arminio sull'importanza dell'intensità

Franco Arminio, poeta e “paesologo” irpino, nella raccolta Cedi la strada agli alberi ci regala una poesia dal tono intimo e riflessivo che ruota attorno a un concetto tanto sfuggente quanto universale: l’intensità. I versi presi in esame sono una piccola meditazione poetica sul valore di quei momenti che, senza preavviso, riescono a scuotere profondamente la nostra sensibilità.

«Io la chiamo intensità.
L’ho trovata in certe conversazioni
con uomini e donne,
più raramente negli amplessi.
L’intensità non è una cosa
di casa tua,
né di un altrove,
la puoi trovare ovunque,
ma è sempre un poco inattesa.»

Franco Arminio e la qualità delle emozioni

L’incipit è diretto e privo di ornamenti: «Io la chiamo intensità.» La scelta di aprire con una dichiarazione così netta mette subito al centro dell’attenzione la parola chiave della lirica. Arminio non si perde in definizioni teoriche né in metafore troppo elaborate: preferisce nominare ciò di cui intende parlare, come a volerlo fissare nella mente del lettore. L’“intensità” diventa così un’esperienza personale, un fenomeno che si manifesta con forza ma che, al contempo, rimane difficile da incasellare in una spiegazione razionale.

Il poeta prosegue raccontando di averla trovata «in certe conversazioni / con uomini e donne, / più raramente negli amplessi». Questa distinzione è interessante e rompe un luogo comune diffuso: spesso si associa l’intensità alla passione fisica o amorosa, ma Arminio ci suggerisce che, nella sua esperienza, essa si manifesta più frequentemente nel dialogo autentico, nello scambio di pensieri e parole. Le conversazioni, quando sono sincere e profonde, possono accendere un’energia emotiva e intellettuale pari, se non superiore, a quella di un contatto fisico. Gli amplessi, invece, pur essendo luoghi privilegiati di intimità, non garantiscono di per sé l’esperienza intensa: possono essere momenti abituali, privi della scintilla che rende speciale un incontro.

Segue una riflessione sulla natura sfuggente dell’intensità: «L’intensità non è una cosa / di casa tua, / né di un altrove». Qui il poeta rifiuta una logica di appartenenza geografica o esistenziale: non esiste un luogo privilegiato dove trovarla, né essa è legata a uno spazio abituale (“di casa tua”) o a uno esotico e distante (“di un altrove”). Questa affermazione è una dichiarazione di libertà: l’intensità non è legata a un contesto preciso, può manifestarsi in qualsiasi ambiente, senza bisogno di costruire scenari ideali.

Il verso successivo conferma questa idea: «la puoi trovare ovunque, / ma è sempre un poco inattesa». Qui entra in gioco un elemento fondamentale: la sorpresa. L’intensità, per Arminio, non è programmabile né pianificabile. Non basta cercarla per trovarla, non è il risultato di una strategia o di un desiderio preordinato. È un evento che accade, che si manifesta quasi all’improvviso, lasciando una traccia emotiva indelebile. Questo aspetto la avvicina a certi fenomeni naturali, come il vento che cambia direzione o la luce che, a un tratto, illumina un paesaggio in modo inatteso.

Sul piano stilistico, la poesia è costruita con versi brevi, che conferiscono al testo un ritmo pacato ma deciso, simile a una conversazione a bassa voce. Non c’è alcuna punteggiatura eccessiva né giochi linguistici complessi: Arminio punta alla chiarezza e alla sincerità, privilegiando un tono colloquiale che avvicina il lettore. Questo approccio riflette la sua poetica più ampia, in cui la parola poetica deve rimanere vicina alla vita quotidiana, capace di parlare di emozioni profonde senza diventare artificiosa.

Dal punto di vista tematico, il testo si inserisce in un filone caro ad Arminio: la ricerca di senso nei dettagli e nelle esperienze minime. L’intensità non è legata a grandi eventi, a traguardi epocali o a momenti eccezionali. Può nascere da una chiacchierata con uno sconosciuto, da un gesto inaspettato, da un istante in cui ci sentiamo improvvisamente più vivi. In questo, la visione di Arminio si avvicina a quella di certi poeti del Novecento che hanno fatto della quotidianità il loro terreno d’indagine — pensiamo a Saba, a Penna, o allo stesso Pasolini nella sua poesia civile e affettiva.

C’è anche, in filigrana, un invito implicito al lettore: restare aperti, mantenere uno sguardo ricettivo verso ciò che ci circonda. L’intensità, se è “ovunque” e “inattesa”, richiede una disponibilità interiore a lasciarsi sorprendere, a sospendere l’automatismo del vivere. In questo senso, la poesia di Arminio è anche un esercizio di attenzione, un piccolo manifesto per una vita più vigile e sensibile.

Intensità fisica e morale

Infine, la scelta di non dare una definizione definitiva all’intensità è significativa. Arminio la descrive attraverso le circostanze in cui l’ha incontrata, ma non ne delimita i confini. Questo lascia spazio alla soggettività di chi legge, permettendo a ciascuno di riconoscere la propria “intensità” personale. È un concetto aperto, che vive e si rinnova nell’esperienza individuale, e che proprio per questo conserva il suo fascino misterioso.

Dunque, questi versi sono un esempio della poesia di Arminio nella sua forma più essenziale: pochi tratti, un linguaggio limpido, un’idea universale resa concreta attraverso esperienze personali. L’intensità, così come la racconta, non è un bene da possedere ma un incontro da vivere, sempre altrove rispetto alle nostre aspettative e sempre, inevitabilmente, inatteso.

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