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I versi di Eugenio Montale e la limpida bellezza del sorriso

Con una delicatezza straordinaria, Eugenio Montale riesce a catturare in poche parole un'immagine visiva che racchiude in sé una miriade di significati e sensazioni. Analizziamo assieme questi versi.

I versi tratti dalla raccolta “Ossi di seppia” di Eugenio Montale, rappresentano uno dei momenti più evocativi della poesia italiana del Novecento. Con una delicatezza straordinaria, Montale riesce a catturare in poche parole un’immagine visiva che racchiude in sé una miriade di significati e sensazioni. Questo breve frammento di poesia dedicata al ballerino russo Boris Kniaseff, conosciuto a casa dell’amico comune Francesco Messina, riflette sulla memoria e sulla bellezza, utilizzando la metafora dell’acqua per descrivere la purezza e l’incanto di un sorriso che, seppur distante, rimane vivido nel ricordo del poeta.

“Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d’un greto”

Eugenio Montale: “Ripenso il tuo sorriso”

Questo testo di Eugenio Montale rappresenta una poesia scritta nel 1923 che è un’altra “poesia d’occasione” per la sua capacità di utilizzare un contesto specifico come punto di partenza per una riflessione più ampia. La poesia è arricchita da numerosi riferimenti culturali e utilizza un metro classico e solenne.

L’incontro breve con la persona a cui la poesia è dedicata diventa un’opportunità per riflettere sul potere e sul ruolo dei ricordi. Il frammento di vita che emerge dal passato, rappresentato simbolicamente dal “sorriso” menzionato nel primo verso e richiamato nei versi successivi attraverso il “volto” e l’”effigie”, emerge dalla “memoria grigia” del poeta. Questo ricordo si confronta con l’identità attuale del poeta e con il suo desiderio di trovare un significato profondo alla propria vita.

Il poeta sembra suggerire che questo significato potrebbe essere trovato se il sorriso sereno della persona amata rappresentasse veramente quel distacco superiore e quella calma impassibilità menzionati altrove nella raccolta, in particolare nella “divina Indifferenza” del celebre verso “Spesso il male di vivere…”. Tuttavia, questa possibilità è messa in dubbio dall’idea che, dietro quel sorriso, potrebbero nascondersi sofferenza e rassegnazione.

Nella prima strofa della poesia ci sono somiglianze con “Epigramma per Sbarbaro” e, per il legame tra il ricordo e l’acqua, con la poesia “Cigola la carrucola del pozzo…”. La strofa centrale riprende alcuni elementi dalla poesia precedente (“raminghi” espande “randage” e “estenua” è parallelo a “ci sfibra”), giustificando così la sua posizione all’interno della raccolta.

Oltre ai molti riferimenti culturali identificati dai lettori, si può notare anche l’influenza profonda del modello poetico di Foscolo, molto amato da Eugenio Montale. Questa influenza è evidente, tra l’altro, nell’uso dell’aggettivo “raminghi”. Dal modello foscoliano deriva anche il tono funebre del componimento e il collegamento con le poesie precedenti intitolate “Sarcofaghi”.

L’Acqua Limpida come Metafora della Purezza e della Bellezza

Il sorriso evocato da Montale viene descritto come un'”acqua limpida,” un’immagine che subito richiama alla mente un senso di purezza, freschezza e chiarezza. L’acqua è un simbolo universale che spesso rappresenta la vita, la rinascita, e la rigenerazione. Qui, l’acqua limpida rappresenta un elemento raro e prezioso, scoperto “per avventura tra le petraie d’un greto.” Questa immagine suggerisce che il sorriso a cui il poeta sta pensando non è solo un ricordo casuale, ma un’esperienza fortuita e irripetibile, quasi come trovare un ruscello di acqua chiara in un paesaggio arido e sassoso.

Montale usa la metafora dell’acqua limpida per sottolineare la bellezza incontaminata del sorriso a cui fa riferimento. Questa immagine si contrappone al “greto,” un letto di un fiume in secca, pieno di pietre e privo di vita. In un mondo che può apparire spesso arido e desolato, il sorriso emerge come una manifestazione di purezza e grazia. È un’immagine di contrasto tra il caos e la durezza della vita quotidiana e un momento di bellezza serena, che risplende come un’oasi di tranquillità nel deserto.

L’Evocazione di un Sentimento Intimo e Universale

Un altro aspetto interessante di questi versi è la loro capacità di evocare un sentimento universale attraverso un’esperienza profondamente personale. Montale riesce a catturare l’essenza di un momento che, pur essendo intimo e privato, può risuonare con l’esperienza di chiunque abbia mai provato la dolcezza di un ricordo prezioso. L’immagine dell’acqua limpida nascosta tra le pietre è evocativa e può essere interpretata come una metafora della memoria stessa: qualcosa di prezioso, nascosto e a volte difficile da trovare, ma che quando viene scoperto porta con sé una grande chiarezza e bellezza.

La raccolta “Ossi di seppia” è considerata una delle opere fondamentali di Eugenio Montale, in cui il poeta esplora temi come la solitudine, l’alienazione, e la ricerca di un senso in un mondo spesso percepito come ostile o indifferente. I versi “Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida / scorta per avventura tra le petraie d’un greto” riflettono perfettamente questa poetica. Montale non si perde in descrizioni elaborate; al contrario, ogni parola è scelta con cura per trasmettere un’immagine potente e un’emozione precisa.

Questa semplicità apparente è uno degli elementi distintivi della poesia di Eugenio Montale. Egli cerca di eliminare il superfluo, riducendo il linguaggio all’essenziale per arrivare al cuore delle emozioni umane. La metafora dell’acqua limpida è un esempio perfetto di come Eugenio Montale utilizzi immagini naturali per esprimere sentimenti complessi e profondi. L’acqua che scorre tra le pietre diventa un simbolo della bellezza effimera e fugace, ma anche della sua capacità di resistere e di rimanere impressa nella memoria.

In questi versi, Eugenio Montale riesce a fondere memoria e metafora in un modo che parla direttamente all’anima del lettore. Il sorriso che diventa un'”acqua limpida” tra le pietraie è un’immagine che cattura la bellezza, la fragilità e la resistenza della memoria umana. Attraverso questa immagine, Eugenio Montale non solo ci invita a riflettere sulla bellezza dei momenti fugaci, ma anche sulla loro capacità di illuminare le parti più aride e difficili della nostra esistenza.

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