Nel brano tratto da Fascinazione della cenere, Emil Cioran afferma:
“La curiosità, non lo si ricorderà mai abbastanza, è il segno che si è vivi e ben vivi; la curiosità risolleva e arricchisce ad ogni istante questo mondo, vi cerca ciò che in fondo non smette di proiettarvi, è la modalità intellettuale del desiderio. Perciò, a meno che non sbocchi nel nirvana, l’incuriosità è un sintomo dei più allarmanti. In certe contrade dell’America latina, è consuetudine annunciare un decesso in questo modo: Un tale è diventato indifferente. Questo eufemismo da partecipazione funebre nasconde una filosofia profonda.”
Emil Cioran, un filosofo sempre poco approfondito
Dietro l’apparente semplicità di queste parole, Emil Cioran ci propone una riflessione profonda e tagliente sulla natura umana, sul desiderio, sulla vita e sulla morte interiore. È difficile immaginare un autore più abile nel mettere a nudo l’essenza dei moti interiori dell’animo umano, e qui la curiosità diventa, sorprendentemente, il centro della vitalità. La curiosità, in altre parole, è l’energia stessa che alimenta l’esistenza. Quando essa viene meno, ciò che resta è una vita biologicamente attiva ma esistenzialmente spenta.
Cioran definisce la curiosità come “la modalità intellettuale del desiderio”. Questo concetto è straordinariamente rivelatore. Il desiderio non è solo passione carnale o bisogno materiale, ma è, nella sua forma più alta, sete di conoscere, fame di senso, impulso a scoprire ciò che ancora non si sa. La curiosità è dunque una tensione verso l’ignoto che anima ogni atto autentico di vivere: la ricerca del sapere, della bellezza, del mistero, dell’altro da sé. Senza questa tensione, la vita si affloscia, perde contorni, scivola nella stagnazione.
La curiosità è ciò che ci fa domandare, esplorare, creare, persino amare. Anche l’innamoramento nasce spesso dalla curiosità: verso la mente, il corpo, il mondo dell’altro. Lo stesso atto poetico o filosofico può essere visto come figlio della curiosità, intesa non in senso banale, ma come slancio dell’anima verso ciò che ancora non comprende.
L’incuriosità, contrapposta alla tensione del desiderio, rappresenta per Cioran un segnale estremo di allarme. Non si tratta solo di apatia o disinteresse, ma di una vera e propria condizione patologica dell’essere. Quando l’individuo non è più mosso da nessuna curiosità, significa che ha smesso di credere che il mondo possa ancora offrirgli qualcosa. È come se ogni relazione con l’esterno fosse spezzata, come se il mondo fosse ormai ridotto a pura scenografia, priva di senso e di attrattiva.
Cioran, con il suo consueto stile aforistico, tagliente e paradossale, sottolinea questo concetto con un aneddoto folgorante: in alcune regioni dell’America Latina, la morte viene annunciata con l’espressione “un tale è diventato indifferente”. Non si tratta solo di un eufemismo poetico, ma di un’intuizione profondamente filosofica: la vera morte comincia quando non si prova più interesse per nulla.
Dietro questo pensiero si nasconde anche un’etica della sensibilità. Essere vivi, per Cioran, significa percepire il mondo, lasciarsi toccare, entrare in dialogo con ciò che ci circonda. La curiosità non è un lusso per intellettuali o un capriccio infantile: è, in senso profondo, la condizione necessaria per rimanere esseri umani nel pieno senso del termine. Chi non è più curioso, chi non si lascia più provocare da un dettaglio, da una domanda, da una contraddizione, si è come eclissato da se stesso.
In un mondo dominato dalla saturazione dell’informazione e dal consumo rapido dei contenuti, l’incuriosità può assumere forme nuove e inquietanti. Si può essere apparentemente connessi a tutto, ma internamente disinteressati a ogni cosa. La curiosità autentica richiede tempo, silenzio, capacità di stupore, e in questo senso essa è anche un atto di resistenza contro l’omologazione e la superficialità.
Curiosità e nirvana
Cioran introduce poi un elemento interessante: la curiosità può essere superata solo da uno stato supremo come il nirvana. Il riferimento al nirvana non è casuale. In molte filosofie orientali, il nirvana rappresenta la cessazione del desiderio e del dolore, lo stato di liberazione finale. Ma per chi vive nella storia, nel tempo, nella carne del mondo, l’assenza di desiderio – e dunque di curiosità – non è segno di realizzazione, ma di rinuncia prematura alla vita. Solo il saggio giunto all’illuminazione può permettersi l’indifferenza senza cadere nella morte interiore. Per tutti gli altri, l’indifferenza è un pericolo da temere.
La riflessione di Cioran sulla curiosità ci obbliga a riconsiderare uno degli atteggiamenti più spontanei e apparentemente innocui dell’essere umano. Non si tratta solo di voler sapere, ma di voler vivere. Ogni domanda che ci poniamo, ogni libro che apriamo, ogni volto che ci incuriosisce è un atto vitale, una dichiarazione d’amore verso l’esistenza. Quando tutto questo viene meno, non resta che una sopravvivenza biologica svuotata di senso. Per questo, come ammonisce Cioran, dovremmo temere l’incuriosità come uno dei segni più inquietanti della morte che si insinua nella vita.