Eduardo Galeano, scrittore e giornalista uruguayano, con la sua prosa poetica e densa di significati, riesce a condensare in poche righe un intero universo di emozioni e riflessioni. Il brano tratto da “Il libro degli abbracci“, intitolato, in maniera programmatica, “La funzione dell’arte”, racconta l’esperienza di Diego, un bambino che vede il mare per la prima volta, accompagnato dal padre Santiago Kovadloff.
L’incontro con l’oceano diventa un momento di rivelazione, un attimo di pura meraviglia che porta Diego a formulare una richiesta tanto semplice quanto profonda: «Aiutami a guardare!», esclamazione con cui l’autore identifica il padre con l’arte, perché quest’ultima serve a rendere intelligibile la bellezza nascosta del mondo. Non resta che leggere la citazione perfetta per la Festa del Papà:
Diego non conosceva il mare. Suo padre, Santiago Kovadloff, lo condusse a scoprirlo.
Se ne andarono a sud.
Il mare stava al di là delle alte dune, in attesa.
Quando padre e figlio, dopo un lungo cammino, raggiunsero finalmente quei culmini di sabbia, il mare esplose davanti ai loro occhi. E fu tanta l’immensità del mare, e tanto il suo fulgore, che il bimbo restò muto di bellezza.
E quando alla fine riuscì a parlare, tremando, balbettando, chiese a suo padre:
«Aiutami a guardare!»
Eduardo Galeano e la figura paterna come metafora dell’arte
Questa frase racchiude un significato che va ben oltre l’evento descritto. Non si tratta solo del primo sguardo su un paesaggio imponente, ma dell’incontro con qualcosa di vasto, sconosciuto e travolgente, che genera nel bambino un senso di spaesamento e fascinazione. L’infanzia è il tempo della scoperta, della meraviglia e della sete di comprensione: il piccolo Diego si trova di fronte a una realtà che supera la sua capacità immediata di decodificazione, e per questo chiede aiuto al padre. In quella richiesta risiede il bisogno universale di una guida, di qualcuno che aiuti a interpretare il mondo, a darne un senso.
Il mare, nella letteratura e nella filosofia, è spesso associato all’infinito, al mistero, al sublime. È uno spazio che sfida i limiti della percezione umana, un orizzonte senza confini apparenti che può suscitare tanto ammirazione quanto timore. Diego, trovandosi di fronte a questa immensità, non può fare altro che restare muto di stupore, sopraffatto da una bellezza che non riesce ancora a comprendere appieno.
La richiesta di aiuto nella visione, tuttavia, suggerisce anche un altro livello di lettura: il bisogno di un’educazione alla bellezza. Il bambino, nella sua innocenza, sa che vedere non è semplicemente un atto meccanico, ma una capacità che si affina con l’esperienza e la guida degli altri. Chiedere di essere aiutato a guardare è il riconoscimento del valore della trasmissione del sapere, dell’importanza di avere qualcuno che ci insegni a interpretare ciò che ci circonda. In un’epoca in cui siamo costantemente bombardati da immagini, dalla velocità e dalla superficialità dell’informazione, questa riflessione assume un significato ancora più profondo: guardare davvero, con consapevolezza e attenzione, è qualcosa che richiede cura e dedizione.
La figura del padre assume un ruolo centrale nella narrazione. È lui a condurre il figlio verso il mare, guidandolo in un viaggio di scoperta. Questo cammino può essere interpretato come una metafora dell’educazione, dell’accompagnamento affettuoso che un adulto offre a un bambino nel suo percorso di crescita. Il compito del genitore, in questo caso, non è semplicemente quello di fornire risposte, ma di insegnare a guardare, a interrogarsi, a meravigliarsi.
Un altro aspetto interessante è l’ambientazione del racconto: il mare attende oltre le dune, nascosto ma presente, come una promessa da svelare. Il superamento delle dune simboleggia il cammino della conoscenza, il necessario attraversamento di ostacoli per giungere alla rivelazione. È solo dopo questo percorso che il bambino può finalmente vedere l’oceano, comprendendo così l’importanza del viaggio stesso e non solo della meta.
Eduardo Galeano e la bellezza dell’arte che disvela il mondo
L’immagine finale, con Diego che balbetta di fronte al mare, sottolinea la potenza dell’esperienza estetica. La bellezza autentica, quella che colpisce nel profondo, lascia senza parole, perché va oltre la capacità razionale di espressione. È qualcosa che si avverte prima con il cuore e poi con la mente. Questo stupore primordiale è la base di ogni esperienza artistica e filosofica: è il momento in cui il mondo si mostra in tutta la sua vastità e il nostro animo si apre per accoglierlo.
Galeano, attraverso una narrazione semplice e intensa, ci invita a riscoprire il senso della meraviglia, a rallentare e a imparare a vedere con occhi nuovi. La frase «Aiutami a guardare!» diventa così un appello universale, una richiesta che ognuno di noi potrebbe fare nei confronti della vita e della conoscenza. Perché imparare a vedere significa anche imparare a comprendere, a sentire, a essere parte del mondo con maggiore consapevolezza. E forse è proprio in questa capacità di meravigliarsi e di cercare una guida per interpretare il mondo che risiede una delle essenze più profonde dell’umanità. Insomma, la citazione perfetta per la Festa del Papà.