Il Natale, cantato in questi versi di Eduardo De Filippo, è una celebrazione universale, capace di unire tradizioni e culture diverse sotto un simbolo comune di calore, rinascita e condivisione. Nei suoi versi dialettali dedicati alla festività, Eduardo De Filippo esprime la magia del Natale con una vivacità che mescola poesia, tradizione e un’irresistibile atmosfera familiare. Attraverso l’uso della lingua napoletana, Edoardo non solo rende omaggio alla cultura popolare della sua terra, ma riesce a catturare l’essenza di un Natale vissuto tra le mura domestiche, con una semplicità genuina e una profonda allegria.
Già miezo cunzumato
te trova vierno.
acqua, trònole e viento,
e tu nzerrat’ ‘a dinto:
broro vullente!
Spara sti botte,
alluma sti bengale;
arrust’ ‘e capitune,
ch’è Natale!…
Il contesto popolare dei versi di Eduardo De Filippo
I versi in dialetto napoletano che esaminano il Natale ci portano direttamente nell’ambiente familiare, un luogo intimo e protettivo dove si svolgono i preparativi per la festa. “Già miezo cunzumato / te trova vierno” dipinge un quadro realistico e vivace: l’inverno è già a metà, segnato da pioggia, tuoni e vento, mentre le famiglie si chiudono nelle loro case per cercare rifugio. Questi primi versi evocano la cruda realtà della stagione invernale, contrapponendo però a essa il calore della casa, che si prepara ad accogliere il Natale con i suoi riti e sapori.
Eduardo descrive l’inverno come forza naturale ostile e caotica, ma subito propone un ribaltamento dell’atmosfera con l’immagine del Natale che si vive “rinchiusi dentro”. Qui si percepisce non solo l’idea di protezione, ma anche quella della comunità, che si riunisce per celebrare insieme, isolandosi dalle difficoltà esterne.
Un tema che emerge con forza è la componente culinaria, così centrale nel Natale napoletano. “Broro vullente” richiama alla mente i piatti caldi e fumanti che riempiono la tavola, simbolo di abbondanza e conforto. La scelta del termine “broro” (brodo) non è casuale: il brodo, per tradizione, è il fondamento di molte ricette natalizie campane e richiama l’idea di nutrimento e cura. È un’immagine che non solo stimola i sensi, ma riassume anche il significato stesso del Natale come momento di calore, generosità e accoglienza.
Il culmine del convivio è rappresentato da una delle tradizioni gastronomiche più emblematiche della tavola napoletana natalizia: “arrust’ ‘e capitune”. Il capitone, ovvero l’anguilla femmina, viene arrostito o fritto e rappresenta un piatto irrinunciabile della vigilia di Natale. La preparazione e la condivisione del capitone riassumono l’idea di festa comunitaria e di antiche tradizioni, tramandate di generazione in generazione.
Il Natale che illumina e sorprende
De Filippo cattura un altro tratto fondamentale del Natale, ovvero la sua capacità di incantare e illuminare. “Spara sti botte, / alluma sti bengale” descrive lo spettacolo dei fuochi d’artificio e delle luci natalizie, strumenti che trasformano la notte della vigilia in un momento di meraviglia e celebrazione collettiva. L’uso del dialetto, così diretto ed evocativo, dà alla scena un carattere popolare e familiare: il Natale diventa occasione per dimenticare le difficoltà e abbandonarsi all’entusiasmo del momento.
Le “bengale”, giochi di luce e colore, simboleggiano non solo la gioia immediata, ma anche l’idea di una luce che risplende nell’oscurità, una metafora potente per il significato più profondo del Natale come celebrazione di speranza e rinascita.
La bellezza di questi versi sta anche nel loro ritmo vivace e incalzante, che sembra voler richiamare la confusione gioiosa e animata del Natale napoletano. La musicalità è creata dalla scelta di un lessico colloquiale, che rende la poesia particolarmente immediata e adatta a essere recitata o condivisa oralmente. Il dialetto napoletano, con la sua ricchezza espressiva, rende ogni parola carica di sfumature emotive e visive, dipingendo scene piene di vita.
Pur ancorandosi profondamente alle tradizioni napoletane, il Natale descritto da Eduardo De Filippo è un Natale universale, in cui l’atmosfera familiare, la condivisione dei pasti e la bellezza delle piccole gioie si trasformano in valori senza tempo. Non è difficile immaginare le stesse scene in una casa in qualsiasi altra parte del mondo: la famiglia riunita, la protezione delle mura domestiche dal freddo esterno, il piacere di accendere luci e preparare pietanze.
Eduardo De Filippo, con pochi versi, riesce a celebrare il Natale come una festa popolare ricca di tradizione e magia, radicata nel cuore delle persone. Attraverso il dialetto e le immagini vivide, ricrea un’esperienza familiare e collettiva in cui ognuno può riconoscersi. Il Natale, nella sua visione, non è soltanto una ricorrenza religiosa, ma un momento di intimità, condivisione e calore umano, capace di trasformare anche il più freddo degli inverni in un’occasione di festa e meraviglia.