“E quindi uscimmo a riveder le stelle” รจ uno dei versi piรน celebri della Divina Commedia, diventato nel tempo un inno di rinascita, metafora della voglia di rivalsa dopo momenti bui.
Oggi ricorre l’anniversario di nascita di Dante Alighieri, databile probabilmente il 29 maggio del 1265 secondo quanto riportato da diverse fonti. Sono passati oltre 700 anni dalla nascita del Sommo Poeta, ma i suoi versi non hanno mai smesso di parlare al presente.
E’ incredibile, infatti, come versi scritti secoli fa risultino ancora cosรฌ attuali. Oggi, in particolare, ci soffermiamo su uno dei suoi versi piรน celebri.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”
Si tratta dell’ultimo verso dell’Inferno di Dante e probabilmente uno dei versi piรน conosciuti al mondo del poeta fiorentino.
Una delle piรน importanti simmetrie testuali della Divina Commedia รจ la scelta di chiudere ognuna delle tre cantiche con il medesimo lemma, “stelle”. Questo espediente strutturale serve โ secondo Gianfranco Contini โ a garantire la perifericitร rispetto allโaiuola che si calpesta.
Dopo essersi inabissato negli Inferi ed aver raccontato le turpitudini piรน inumane, il poeta si lascia alle spalle la profonda notte infernale e si prepara a scalare la montagna della speranza e della redenzione, la montagna del Purgatorio.
Questo passaggio รจ segnato dall’immagine senza tempo di un cielo stellato, una visione di speranza e rinascita dopo le pene del viaggio infernale.
E quindi uscimmo a riveder le stelle
Il firmamento che Dante ritrova รจ quello che permette ai marinai di orientare la rotta della navigazione, impedendo loro di smarrirsi nel grande mare dellโessere. Il significato del verso “e quindi uscimmo a riveder le stelle” sta proprio qui. Nei momenti di sconforto, tutti accarezziamo questo verso come un talismano. Nella speranza di poter superare quegli ostacoli esistenziali che ci impediscono di proseguire il nostro itinerario nei giorni e negli anni.
Lo stesso capitรฒ a Dante personaggio quando โ allโinizio dellโInferno โ tre fiere gli sbarrarono la strada facendolo arretrare. Sempre piรน lontano da quel colle luminoso e alto che rappresentava la liberazione dal male. Nel De vulgari eloquentia il poeta aveva scritto che proprio grazie alla dolcezza della poesia era riuscito a gettarsi alle spalle ( ยซ postergamus ยป ) lโesilio.
La rinascita secondo il Sommo poeta
Il firmamento che Dante ritrova รจ quello che permette ai marinai di orientare la rotta della navigazione, impedendo loro di smarrirsi nel grande mare dellโessere. Il significato del verso “e quindi uscimmo a riveder le stelle” sta proprio qui. Nei momenti di sconforto, tutti accarezziamo questo verso come un talismano. Nella speranza di poter superare quegli ostacoli esistenziali che ci impediscono di proseguire il nostro itinerario nei giorni e negli anni.
Lo stesso capitรฒ a Dante personaggio quando โ allโinizio dellโInferno โ tre fiere gli sbarrarono la strada facendolo arretrare. Sempre piรน lontano da quel colle luminoso e alto che rappresentava la liberazione dal male. Nel “De vulgari eloquentia” il poeta aveva scritto che proprio grazie alla dolcezza della poesia era riuscito a gettarsi alle spalle (“postergamus”) lโesilio.
Il “riveder le stelle” nella letteratura
Quando era ragazzo, uno dei passatempi preferiti di Giacomo Leopardi era sedersi e alzare gli occhi al cielo: contare le stelle, numerarle ad una ad una. Nei suoi dialoghi monologanti con gli astri, il poeta rivolgeva ai suoi muti interlocutori tutti gli interrogativi intorno al senso del nascere e del morire. Lโeco della nostra umanitร finiva cosรฌ per smarrirsi nella vastitร infinita delle costellazioni, indifferenti, nel loro remoto baluginare, al doloroso gioco di esistere.
Qualche tempo dopo, Giovanni Pascoli โ in una delle sue poesie piรน famose โ aprirร allo sguardo dei lettori un cielo che inonda di un pianto di stelle questโatomo opaco del male che รจ il nostro mondo, giร descritto dal poeta di Recanati come un oscuro granel di sabbia / il qual di terra ha nome.
Sia Leopardi sia Pascoli devono aver a lungo meditato su quellโendecasillabo della Commedia di Dante (Paradiso, c. XXII, v. 151) che raccoglie lโemozione del turista dellโoltretomba nel momento in cui osserva la terra da una sconfinata lontananza ed essa gli appare come lโaiuola che ci fa tanto feroci.
Noi uomini siamo stipati in questa nave azzurra sospesa nello spazio, una favilla nellโimmenso incendio galattico, e trascorriamo lโesistenza โ sempre secondo Leopardi – a infelicitarci e distruggerci scambievolmente, ignari che il nostro transito esistenziale รจ un frego effimero sulla lavagna della storia dellโUniverso: una traccia che la spugna del tempo cancella.
La nascita di Dante
Il 29 maggio 1265 รจ la presunta data di nascita del Sommo Poeta. Questa data รจ stata scelta convenzionalmente dalla comunitร degli amanti di Dante Alighieri come quella di nascita, tanto che anche la Societร โDante Alighieriโ, dal 2016, ha deciso di dedicare questa giornata ad una serie di attivitร e di eventi in onore dell’autore della Commedia.
Sta di fatto che non si sa con assoluta certezza quando sia nato Dante Alighieri e probabilmente non si saprร mai. La data presunta รจ comunque compresa tra maggio e giugno. Certo รจ che Dante Alighieri nasce a Firenze.
La Divina Commedia
Diceva Pessoa che “la letteratura, come tutta lโarte, รจ la prova che la vita non basta.” La Divina Commedia รจ una contro – creazione che vuole riparare gli uomini e ricucire quella ferita di esistere aperta dentro di loro. Nel firmamento della poesia universale, lโastro di Dante รจ il piรน luminoso, quello che piรน rifulge nella solitudine e nel buio che circonda la vita, quello che meglio potrebbe orientare la nostra navigazione nellโoceano dellโesistenza. Voglio chiudere con una breve lirica di Sandro Penna: ognuno รจ solo, ma con vario cuore / riguarda sempre le solite stelle.