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Cos’è il vero viaggio? La definizione di Marcel Proust

Con queste parole, lo scrittore francese Marcel Proust ci incoraggia a osservare la realtà che ci circonda da prospettive sempre diverse

La frase di oggi è attribuita allo scrittore francese Marcel Proust, nato il 10 luglio 1871 a Neuilly-Auteuil-Passy, Francia e scomparso il  18 novembre 1922 a Parigi, Francia. Attraverso queste parole, l’autore ci incoraggia ad osservare la realtà che ci circonda da una prospettiva sempre diversa. 

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi

Marcel Proust, le frasi e gli aforismi celebri

Marcel Proust, le frasi e gli aforismi celebri

100 anni fa moriva Marcel Proust, scrittore francese e autore de “Alla ricerca del tempo perduto”. Lo ricordiamo con i suoi aforismi più celebri

Marcel Proust, il maestro del romanzo 

Autore del capolavoro “Alla ricerca del tempo perduto“, Marcel Proust è considerato fra i maggiori scrittori del Novecento. La grandezza e l’originalità dello scrittore francese nascono dalla mescolanza di due poetiche opposte.

Da una parte, una grandissima capacità analitica, e dall’altra l’esaltazione delle forme intuitive di conoscenza e dell’interiorità dell’individuo. In questo modo, Marcel Proust ha costruito un nuovo modello di romanzo, che costituisce ancora oggi un punto di riferimento esemplare per la letteratura mondiale. 

“Alla ricerca del tempo perduto” è la storia di una coscienza alla ricerca della sua identità. Usciti a partire dal 1913, i sette libri che compongono, in un tutto unitario, la “Recherche” – colossale romanzo-mondo frutto di quindici anni di gestazione – esplorano una moltitudine di temi: il senso del tempo, la memoria, il sogno, l’abitudine, il desiderio. E poi ancora la gelosia, il rapporto tra arte e realtà, l’interagire di rituali ed emozioni.

Memorabili i personaggi che il lettore incontra fra queste pagine, dal Narratore, figura dai fortissimi tratti autobiografici, alle donne da lui amate, Gilberte e Albertine, fino a Odette e Swann, Bloch, Françoise, il barone di Charlus e la duchessa di Guermantes. Attorno al tema della memoria involontaria, le cosiddette “intermittenze del cuore” della celeberrima scena della madeleine, vive tutta la società francese dei decenni a cavallo del Novecento, quelli della vita di Proust, dalla sconfitta di Sedan agli anni delle avanguardie, passando per l’affaire Dreyfus e la Grande Guerra. E anche in questo suo essere specchio dei tempi e del tempo sta il miracolo irripetibile, o quanto meno irripetuto, della “Recherche”.

Solo nell’ultimo volume, nel Temps retrouvé, il Narratore scopre la verità. La vita prende il significato dall’Arte perché con la scrittura si fissa il passato per non perderlo più.

Viaggiare è guardare al mondo con occhi sempre nuovi

In un suo scritto, Marcel Proust affermava che viaggiare non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. Il viaggio, infatti, è prima di tutto un’esperienza del cuore e della mente, prima ancora che del corpo. I grandi scrittori del passato ce lo insegnano. Primo fra tutti Dante, che ha compiuto il viaggio dei viaggi, grazie alla potenza della sua immaginazione.

Nel caso di Proust, invece, il viaggio è un avventurarsi nella dimensione del tempo e dei ricordi. E il mezzo per arrivarci altro non è che il profumo di una madeleine ancora calda. Insomma, per viaggiare non occorre spostarsi fisicamente, ma accostarci alla realtà con occhi sempre nuovi. Possiamo viaggiare, persino, ai tempi del Coronavirus, quando siamo costretti fra le quattro pareti della nostra casa. Basterà chiudere gli occhi. Oppure, ancora meglio, aprire un libro…

 

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