Una frase di Dino Buzzati ci offre l’idea di quanto possa essere complicato amare, soprattutto quando ci si innamora di qualcuno difficile da gestire, troppo diverso per età, modo di pensare, cultura.
“L’amore? È una maledizione che piomba addosso e resistere è impossibile.”
Di certo, l’amore molte volte può essere una maledizione, può far regredire, può essere causa dei peggiori sentimenti, può creare quella debolezza nell’anima che rende peggiori.
La frase che ci offre questa riflessione è tratta dal XXII capitolo del libro Un amore di Dino Buzzati, pubblicato per la prima volta da Arnoldo Mondadori Editore nel 1963. Un libro che è diventato anche un film omonimo per il cinema, con la regia di Gianni Vernuccio e con protagonisti Rossano Brazzi e Agnès Spaak.
Quando l’amore diventa ci rende più deboli
La frase di Dino Buzzati che definisce una visione dell’amore va contestualizzata con la storia del romanzo da cui è tratta. Un amore è ambientato nella Milano all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso, il momento in cui la città e l’Italia erano in pieno boom economico. Il protagonista è Antonio Dorigo, un affermato architetto di quarantanove anni che non è mai riuscito a confrontarsi ed avere una relazione con una donna, se non in modo mercenario.
Antonio Dorigo l’unico modo per amare era attraverso degli incontri nella casa di appuntamenti della signora Ermelina, un’emiliana che nella sua abitazione organizzava incontri tra uomini benestanti e ragazzine in cerca di una vita migliore.
Un mattino del febbraio 1960, Antonio Dorigo telefonò alla signora Ermelina per un appuntamento con una ragazza che viene fissato per le tre e mezza dello stesso pomeriggio. La ragazza, così lo avverte Ermelina al suo arrivo, è una ballerina della Scala minorenne. L’architetto conosce così Laide, diminutivo di Adelaide e, rimastone subito attratto, si innamora per la prima volta.
Naturalemente, Laide non si lascia coinvolgere sentimentalmente e intende mantenere il rapporto con Dorigo solamente sul piano sessuale. Dorigo cerca di liberarsi dall’ossessione di questo suo amore senza riuscirci e presto Laide, che ha lasciato la casa di appuntamenti della signora Ermelina, diventa la sua mantenuta pur continuando a condurre la vita di sempre, insofferente verso Antonio che considera vecchio e invadente con la sua gelosia.
Il momento in cui lei entra concretamente nella sua vita
Proprio il capitolo XXII di Un amore di Dino Buzzati, dal quale è stata estrapolata la frase segna il momento in cui la ragazza, Laide, diventa la mantenuta dell’architetto milanese. Ed è in questo momento che Antonio inizia ad avvertire la propria solitudine.
Nel momento in cui lei entra a far parte “ufficiosamente” della sua vita tutto ciò che era prima sembra perdere totalmente senso.
“il lavoro, la famiglia, la mamma, gli amici, la città con tutte le sue quotidiane distrazioni e si aspettava di riassaporare il gusto dei giorni di una volta, quella complessiva tranquillità banale forse, di sicurezza quotidiana, di borghese appagamento, sul cammino ormai facile che lo portava a progressive soddisfazioni di carriera, allora si accorse di essere solo. … intorno a lui tutto era vuoto e senza senso. Non si era liberato, ecco la questione, non si era affatto liberato. Il pensiero di lei, tormento, inquietudine, angoscia, totale infelicità, lo possedeva come prima.”
Da quel momento in cui non è più Laide non è più la ragazza da incontrare per una mera relazione sessuale a casa della signora Ermelina, scoppia un senso di possesso, di appartenenza che debordano immediatamente nella gelosia.
Da quel momento nascono i dubbi, la sensazione di essere tradito, preso in giro, diventare vittima delle presunte bugie della ragazza. “Quelle miserabili cinquanta mila lire alla settimana” avevano cambiato ogni cosa. Escono fuori tutti i dubbi riguardo alla vera vita di Laide, compreso l’amicizia “con un tipo di trent’anni abbastanza insignificante” che lo fanno sentire ancora più solo, gli creano affanno e lo esasperano, gli fanno percepire un’insana umiliazione. Vedere Laide allontanarsi con quell’uomo più giovane di lui lo tormenta, lo rende insicuro, “si sente precipitare sempre più giù”.
È in quel momento che capisce che “L’amore? È una maledizione che piomba addosso e resistere è impossibile.” Ogni cosa che la ragazza gli dice, gli racconta, gli esprime pparee come non vero, come il frutto di un racconto inventato che non esiste.
I costrutti culturali borghesi di Antonio Dorigo, sembravano cadere a pezzi di fronte alle storie di Laide. Ogni cosa che gli racconta gli sembra una finzione che lo mette a disagio, lo disturba, lo fa sentire inadeguato rispetto a ciò che pensava di essere, prima che lei entrasse a far parte della sua vita. Tutto gli sembrava come “Cose tristi, miserabili, abbiette forse. Pensandoci, non ne usciva che una figura squallida, meschina, aggrappata avidamente alle più povere illusioni dei rotocalchi deteriori.”
Laide per Antonio era diventata “un problema disperato”.
“Tutto sembrava congiurare nel definirla una ragazza sciagurata, perduta nel potente flusso della città che trascina via uomini e donne, di giorno in giorno, e li divora. Dio, perché la amava così? Perché non ne poteva fare a meno? Che cosa gli poteva dare? tutto sembrava rispondere di no, che Laide per lui non poteva essere altro che umiliazione e rabbia, che da quella parte si spalancava la rovina.”
Ma, quella giovane ragazza lo faceva impazzire, in lei avvertiva “bellezza”, era diversa da tutte le altre donne. Laide portava con sé un’energia ed una personalità che lo facevano sentire perso, innamorato.
L’amore è destinato a sconvolgere, sempre.
La rappresentazione di quest’amore che offre Dino Buzzati, coincide con l’immagine di un’epoca, di una città, Milano, che segano le contraddizioni di una società che pensa che con i soldi si può avere tutto e la solitudine che paradossalmente il benessere economico può generare. C’è nel libro la sete dell’arrivismo di giovani che vogliono vivere una vita agiata e per vivere e possedere i feticci della ricchezza sono disposte a fare qualsiasi cosa.
In un contesto simile anche l’amore finisce inevitabilmente per diventare disillusione, gelosia, inganno, bugia. L’amore perde quell’essenza romantica per diventare maledetto. Ma, ciò che appare più evidente è che quando si scopre di amare, si finisce inevitabilmente per perdere la testa, tutto il resto sparisce.
Si finisce anche per sentirsi più soli, inadeguati, sballottati dagli eventi. Non si riesce più a controllare la vita, la quotidianità, tutto diventa illusione, o meglio disillusione. Molte volte sono proprio le contraddizioni culturali a generare questo stato di cose. Relazioni impossibili, non conformiste, fuori dagli schemi imposti dal sociale e della cultura, finiscono inevitabilmente per far scatenare il caos.
Ma, è chiaro che ciò che Dino Buzzati ci ha voluto condividere può accadere, anzi accade sempre più spesso e quando avviene bisogna saper affrontare le conseguenze, con coraggio e libertà.
Il senso dell’amore d’altronde è proprio questo, è qualcosa che non si riesce a controllare. Qualsiasi siano le condizioni, si finisce inevitabilmente per sconvolgere la propria vita, seguendo qualcosa che in modo irrazionale guida la vita.