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Che cos’è l’amicizia? Una frase di Arthur Schopenhauer (1851) ci svela chi sono i veri amici

Scopri il segreto della vera amicizia grazie ad una frase di Arthur Schopenhauer tratta dal libro "Parerga e paralipomena".

Che cos’è l’amicizia? Una frase di Arthur Schopenhauer ci offre una definizione chiara e definita della vera amicizia. Uno dei più grandi filosofi del XIX secolo affronta con semplicità e un linguaggio comprensibile qual è la vera natura della relazione umana più importante insieme all’amore.

“La vera, autentica amicizia presuppone una grande partecipazione, puramente oggettiva e del tutto disinteressata, a tutte le vicende di un’altra persona, e tale partecipazione presuppone a sua volta una reale identificazione di se stessi con la persona amica. Ciò è tanto in contrasto con l’egoismo insito nella natura umana che la vera amicizia fa parte delle cose di cui, come dei colossali serpenti di mare, non si sa se siano favolose o se, da qualche parte, esistano davvero.”

La frase di Arthur Schopenhauer è tratta dal libro Parerga e paralipomena (Parerga und Paralipomena: kleine philosophische Schriften) una raccolta di scritti minori del grande filosofo, pubblicata per la prima volta nel 1851. Il titolo dell’opera potrebbe essere tradotto come digressioni e omissioni.

L’amicizia è partecipazione

Nella frase di Arthur Schopenhauer c’è l’essenza della vera amicizia, che evidenzia il naturale contrasto tra la vera essenza di un rapporto umano basato sulla autentica condivisione dei valori più alti della vita e l’egoismo che molte volte caratterizza la natura umana. La vera amicizia seguendo la definizione che ci offre il filosofo presuppone una partecipazione sana e disinteressata.

Altro elemento fondamentale che emerge dalla definizione è “la reale identificazione di se stessi con la persona amica”. Sin entra inevitabilmente nel territorio della comprensione, l’aprirsi all’altro presuppone empatia, sensibilità, autenticità. L’amico vero sembra dirci Schopenhauer deve mostrare di saper rinunciare ai filtri del proprio interesse per condividere in modo naturale le emozioni, i sentimenti, i valori della persona vicina.

Il bene e il male vanno vissuti partecipando all’altro senza interessi di nessuna tipologia. Si condividono la felicità e la tristezza con la stessa partecipazione.

Seguendo il pensiero di Arthur Schopenhauer, l’essere umano è per natura egoista e tende quasi sempre a seguire i propri interessi personali. Ciò è totalmente in contrasto con i disinteresse che dovrebbe avere invece la vera amicizia. Nell’amicizia si vive l’altro purificandosi dal proprio egoismo e partecipando alle vicende di chi riteniamo amico.

L’autenticità dell’amicizia equivale ad un processo d’identificazione che richiede spontanea capacità e impegno. Dell’amico bisogna percepire gioie e dolori come se fossero propri, senza che ci sia dietro un secondo fine.

Proprio per questo, il filosofo paragona l’amicizia a delle creature mitologiche, “come dei colossali serpenti di mare, non si sa se siano favolose o se, da qualche parte, esistano davvero.” Si spera o ci si illude che possa esistere davvero l’amicizia, ma molte volte è solo una leggenda, un mito che non vive nella realtà.

Quindi, l’amicizia è merce rara, difficile da trovare e quando si incontra non bisogna mai lasciarsela sfuggire, proprio perché è difficile andare in contrasto con il naturale egoismo degli umani.

Esistono delle forme più lievi di amicizia

Il filosofo tedesco in Parerga e paralipomena va più in profondità per dare senso alla sua frase.

“Ci sono però, fra gli uomini, dei legami di vario genere, che, pur essendo basati soprattutto su nascosti motivi egoistici delle specie più svariate, hanno tuttavia in sé un tantino di quella vera, autentica amicizia; e ciò basta a nobilitarli, tanto che, in questo mondo, tutto fatto di cose imperfette, possono con qualche diritto portare il nome di amicizie. Il loro livello è più alto di quello delle relazioni comuni, la cui qualità è tale che, se sentissimo in che modo i nostri buoni conoscenti parlano di noi in nostra assenza, non scambieremmo più una parola con la maggior parte di loro.”

È chiaro che possono esistere dei rapporti basati su interessi tra le persone. Quindi in cui l’egoismo entra a far parte della relazione, in una prospettiva più realistica e disincantata della relazione amicale. Il filosofo argomenta offrendoci una riflessione più equilibrata dell’amicizia che vive tra il cinismo e una timida apertura alla possibilità che le relazioni possano avere una parvenza di autenticità.

Bisogna prendere coscienza che anche la stragrande maggioranza dei rapporti l’egoismo non può scomparire del tutto. Tuttavia, il fatto che alcuni legami contengono una forma più lieve di partecipazione, rende possibile costruire ugualmente un rapporto che può essere definito di amicizia. Una relazione che va oltre la mediocrità della buona conoscenza.

Alcune relazioni, seppur non assimilabili alle autentiche amicizie, possiedono una forma di genuinità e disinteresse che li rende speciali rispetto ai semplici conoscenti.

Ciò ci porta ad avere una visione di maggiore disponibilità all’amicizia, in quando ci rende consapevoli che non sempre l’egoismo umano può essere annullato. Anzi quasi mai ciò avviene. Ci rende più maturi in fin dei conti nel comprendere com’è la realtà della vita e per certi versi ci rende più disponibili nella comprensione delle umane debolezze.

Come testare il vero amico

In ogni caso, Arthur Schopenhauer all’interno del libro ci offre anche una sorta di test per la comprensione se si ha che fare con un vero amico.

“Poche cose riescono così infallibilmente a mettere la gente di buon umore come il racconto di una grave sciagura che ci abbia appena colpiti, o l’aperta confessione di una qualche debolezza.”

Il filosofo afferma che il vero amico non può in nessun modo godere delle disgrazie o delle fragilità dell’altro. E ci suggerisce di provare raccontando al presunto amico qualcosa che ci inquieta o che ci fa soffrire. Se nel volto appare una serena tranquillità o un non controllato sorriso, seppur semplicemente accennato, si è di fronte ad un non amico.

La lontananza nuoce all’amicizia

Altro elemento che rende debole l’essenza dell’amicizia è la lontananza. “A ogni amicizia nuocciono, anche se lo si ammette malvolentieri, la lontananza e una lunga assenza.”

Le persone amiche che purtroppo non vediamo per lontananza o una lunga separazione con il passare del tempo, “fossero pure i nostri amici più cari”, diventano forme e concetti astratti e l’attaccamento “assume sempre più un carattere puramente razionale, e diventa una convenzione.”

Di contro, “vivo e profondo si mantiene l’attaccamento per coloro che abbiamo davanti agli occhi”, ovvero quando si vive vicini e ci si frequenta in modo costante e continuativo si finisce per affezionarsi.

Concludiamo affermando che si può condividere o meno il pensiero di Arthur Schopenhauer sull’amicizia, ma qualcosa di vero sembra emergere, soprattutto riguardo all’egoismo che deve essere mitigato se si vuole una vera amicizia.

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