Una frase di Bertrand Russell sulla forza del saper pensare

16 Maggio 2025

Leggiamo la citazione del premio Nobel per la Letteratura Bertrand Russell, su quanto sia considerato pericoloso il pensiero dai governi coercitivi.

Una frase di Bertrand Russell sulla forza del saper pensare

Bertrand Russell, uno dei più influenti filosofi del XX secolo, ha sempre posto al centro della sua riflessione il valore del pensiero critico e razionale come fondamento della libertà umana. La citazione:

“Gli uomini temono il pensiero più di qualsiasi cosa al mondo, più della rovina, più della morte stessa. Il pensiero è rivoluzionario e terribile. Il pensiero non guarda ai privilegi, alle istituzioni stabilite e alle abitudini confortevoli. Il pensiero è senza legge, indipendente dall’autorità, noncurante dell’approvata saggezza dell’età. Il pensiero può guardare nel fondo dell’abisso e non avere timore. Ma se il pensiero diventa proprietà di molti e non privilegio di pochi, dobbiamo finirla con la paura.”

è una delle sue affermazioni più radicali e profetiche. Essa costituisce una riflessione sulla potenza trasformatrice del pensiero e sul timore che esso genera in una società costruita su certezze, autorità e convenzioni. In queste parole, Russell individua una verità tanto profonda quanto scomoda: l’uomo, pur dotato di capacità razionali, spesso preferisce la sicurezza dell’abitudine alla sfida dell’autonomia intellettuale.

Bertrand Russell e la forza sovversiva di chi pensa liberamente

Il pensiero, secondo Bertrand Russell, è rivoluzionario perché rompe le barriere dell’ordine costituito. Non riconosce gerarchie prestabilite, non si piega a dogmi, non teme di mettere in discussione tutto ciò che viene dato per scontato. In questo senso, pensare autenticamente significa anche essere disposti a rinunciare alle illusioni rassicuranti e ad affrontare la realtà nella sua complessità, anche laddove essa è inquietante o dolorosa. Il pensiero, se davvero libero, è sovversivo. Scardina le fondamenta su cui poggiano i privilegi sociali, smaschera le convenzioni, denuncia le falsità del potere.

È qui che emerge la paura. Non si teme il pensiero in quanto tale, ma ciò che il pensiero comporta: la responsabilità individuale, la perdita delle certezze, la messa in discussione delle strutture che sostengono l’ordine. La paura del pensiero è, in fondo, la paura della libertà. Perché pensare significa scegliere, discernere, agire. Significa non affidarsi più all’autorità di altri, ma essere autori della propria visione del mondo. E questa autonomia è spaventosa per chi ha costruito la propria identità sull’obbedienza e sulla dipendenza.

Russell identifica anche la natura profondamente democratica del pensiero. Quando esso non è più “privilegio di pochi”, ma si diffonde come esercizio collettivo e condiviso, allora diventa una forza che può trasformare davvero la società. Il pensiero come “proprietà di molti” rompe con la concezione elitaria della conoscenza e della ragione, e apre la strada ad una nuova concezione della politica e della cultura: non più dominio di pochi su molti, ma partecipazione libera, critica e consapevole.

È evidente in questa citazione il legame tra pensiero e giustizia. Se il pensiero è rivoluzionario, è perché ha il potere di smascherare l’ingiustizia, di rompere le catene ideologiche, di dare voce a chi non ne ha. Il privilegio teme il pensiero perché il pensiero rende visibile ciò che viene nascosto, rende intollerabile ciò che è stato tollerato per consuetudine, mette in discussione le “abitudini confortevoli” che, spesso, si fondano sull’iniquità e sull’esclusione.

Eppure, Bertrand Russell non si limita a constatare il potere del pensiero e la paura che esso suscita. Conclude con una proposta, quasi un imperativo etico: “dobbiamo finirla con la paura”. È una chiamata alla responsabilità collettiva, all’urgenza di creare una cultura in cui pensare non sia un atto pericoloso, ma un diritto e un dovere. In questo senso, il pensiero diventa anche una forza morale: ci emancipa, ci rende migliori, ci costringe a vedere il mondo non solo per ciò che è, ma per ciò che potrebbe diventare.

Il libero pensiero oggi

Nel contesto storico e politico in cui viviamo, le parole di Russell conservano una straordinaria attualità. L’accesso all’informazione, la diffusione dei saperi, la possibilità di esprimere opinioni diverse sono, almeno formalmente, più ampie che in passato. Ma ciò non significa che il pensiero sia realmente libero. In un mondo dominato da narrazioni imposte, da semplificazioni mediatiche, da algoritmi che selezionano le nostre idee, il pensiero critico è ancora una conquista quotidiana, una pratica che richiede coraggio e rigore.

La vera sfida, oggi, è fare in modo che il pensiero non resti confinato all’ambito accademico o intellettuale, ma diventi una forza viva nella società. Che la scuola, i media, la politica promuovano il dubbio, la curiosità, la riflessione, invece dell’adesione cieca e dell’inerzia mentale. Finché il pensiero resterà un privilegio, la democrazia sarà incompiuta. Finché si continuerà ad aver paura di pensare – per conformismo, per timore delle conseguenze, per desiderio di tranquillità – continueremo a rinunciare a ciò che ci rende pienamente umani.

Bertrand Russell ci ricorda che il pensiero non è solo uno strumento per conoscere, ma un atto di libertà. E che la libertà, per quanto difficile da sostenere, è l’unica condizione nella quale possiamo vivere autenticamente. Pensare non è comodo, ma è necessario. Pensare è pericoloso, ma è l’unica strada per la verità. Pensare è solitario, ma può diventare comunitario. E solo quando sarà davvero di tutti, il pensiero potrà liberarci dalla paura.

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