Una frase di Aldo Cazzullo sulla nostra bella Italia

16 Settembre 2025

Leggiamo questa citazione di Aldo Cazzullo in cui l'autore parla di un'Italia che dovrebbe essere più unita e con meno disparità.

Una frase di Aldo Cazzullo sulla nostra bella Italia

Queste parole di Aldo Cazzullo hanno la forza di condensare in poche righe un nodo cruciale della storia e della società italiana: la divisione tra Nord e Sud, che troppo spesso ha condizionato il modo in cui gli italiani percepiscono sé stessi e il proprio Paese. La riflessione del giornalista non è soltanto un invito alla riconciliazione, ma anche una lettura dell’identità nazionale attraverso uno dei suoi simboli più potenti: Napoli.

«Io credo che sia ora di superare questa contrapposizione tra Nord e Sud, che poi non ha ragione d’esistere. A Torino metà della popolazione è meridionale. I miei figli hanno la nonna di Potenza. All’estero l’Italia è considerata una grande Napoli. Identificano l’Italia con il mare, il sole, la pizza, la musica. Forse non a tutti i napoletani piacerà sentirselo dire ma Napoli è la città che meglio esprime l’identità italiana, è un’Italia al quadrato. Napoli riguarda tutti noi, ci chiama in causa. Sarebbe ora di smettere di ragionare con il “noi” e “loro”».

Una contrapposizione antica nella citazione di Aldo Cazzullo

La divisione tra Nord e Sud è stata alimentata per oltre un secolo e mezzo, con radici storiche che risalgono all’Unità d’Italia. Le differenze economiche, sociali e culturali vennero enfatizzate da politiche centraliste che spesso non seppero valorizzare le risorse del Mezzogiorno. Nel tempo, questa frattura si è trasformata in un luogo comune: il Nord operoso contrapposto al Sud pigro; il Nord moderno e industriale contro il Sud arretrato e assistito.

Eppure, come ricorda Cazzullo, questa contrapposizione non ha ragione di esistere. Basti pensare alle grandi migrazioni interne del Novecento: milioni di meridionali hanno lasciato le loro terre per lavorare nelle fabbriche del Nord, contribuendo allo sviluppo economico di città come Torino, Milano e Genova. Oggi molte metropoli settentrionali hanno una popolazione che per metà ha origini meridionali. Le identità si sono intrecciate al punto da rendere ridicolo parlare di due Italie separate.

Napoli come “Italia al quadrato”

Il passaggio più suggestivo della citazione di Cazzullo è quello in cui afferma che Napoli è la città che meglio esprime l’identità italiana, una sorta di “Italia al quadrato”. Non si tratta solo di un complimento alla capitale partenopea, ma di una chiave di lettura della percezione che all’estero si ha dell’Italia.

Fuori dai confini nazionali, infatti, l’Italia è associata al sole, al mare, alla pizza, alla musica e a un certo calore umano: elementi che trovano a Napoli la loro massima espressione. È come se, nella città vesuviana, si concentrassero gli stereotipi positivi e negativi che il mondo proietta sull’intero Paese. Per questo Napoli non riguarda solo i napoletani, ma chiama in causa tutti gli italiani: è una lente attraverso cui veniamo osservati.

Questa identificazione può non piacere a tutti, perché riduce la complessità dell’Italia a una sola immagine, ma non può essere negata. Ed è anche un’occasione per riflettere su quanto le radici culturali meridionali abbiano contribuito a formare l’immagine complessiva dell’Italia.

Un’identità intrecciata

Se a Torino metà della popolazione ha origini meridionali, significa che nelle famiglie italiane il Nord e il Sud convivono già da decenni. È una realtà quotidiana, fatta di nonni calabresi e nipoti lombardi, di famiglie siciliane che hanno trovato casa in Veneto, di pugliesi che hanno costruito imprese in Emilia. Parlare ancora di “noi” e “loro” appare anacronistico.

Eppure il linguaggio tradisce spesso questa mentalità divisiva. Le cronache politiche e giornalistiche non di rado insistono su un “dualismo” che sembra eterno. Ma in realtà, nella vita concreta delle persone, questa contrapposizione è già stata superata dai legami affettivi, dalle relazioni lavorative, dall’ibridazione culturale.

Oltre gli stereotipi

Uno dei problemi principali che alimentano la contrapposizione è lo stereotipo. Il Nord viene dipinto come rigoroso e produttivo, il Sud come passionale ma disorganizzato. Sono immagini che semplificano eccessivamente la realtà e che finiscono per alimentare pregiudizi reciproci.

La verità è che il Nord senza il Sud non sarebbe l’Italia, e viceversa. La ricchezza del nostro Paese sta proprio nella varietà delle culture regionali, nella pluralità di dialetti, tradizioni, cucine, forme artistiche. Napoli, in questo senso, non è un’anomalia ma un simbolo: una città che ha espresso genialità artistiche universali, da Caravaggio a Totò, da Eduardo De Filippo a Pino Daniele, e che continua a rappresentare un laboratorio di identità nazionale.

La sfida della contemporaneità

Superare la contrapposizione tra Nord e Sud non significa negare i problemi concreti che esistono: differenze economiche, infrastrutturali, occupazionali. Ma vuol dire affrontarli senza ridurre tutto a una questione di appartenenza geografica. Non si tratta di colpe “del Nord” o “del Sud”, bensì di sfide che riguardano l’intero Paese.

Il futuro dell’Italia dipende dalla capacità di valorizzare tutte le sue parti, di creare reti e connessioni, di investire in un’idea di sviluppo che includa e non escluda. Continuare a ragionare in termini di “noi” e “loro” significa condannarsi a un provincialismo sterile.

Le parole di Aldo Cazzullo ci spingono a guardare all’Italia per quello che è realmente: un mosaico di culture e identità che non devono più essere viste come contrapposte, ma come parti integranti di un’unica realtà. Napoli, con la sua potenza simbolica, diventa la città che ricorda a tutti noi cosa significhi essere italiani, nel bene e nel male, con la bellezza e con le contraddizioni.

Forse è giunto davvero il momento di smettere di parlare di Nord e Sud come di mondi separati. In fondo, l’Italia vive già da tempo come una grande famiglia mista, in cui le radici si intrecciano e le differenze diventano ricchezza. Superare la logica del “noi” e “loro” è il primo passo per riconoscere che l’identità italiana è una sola: plurale, aperta, complessa, e proprio per questo straordinaria.

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