Una frase di Alberto Moravia sulle esperienze che contano

25 Settembre 2025

Leggiamo assieme questa citazione di Alberto Moravia in cui scopriamo che le esperienze più significative, spesso, accadono per caso.

Una frase di Alberto Moravia sulle esperienze che contano

2525Questa riflessione di Alberto Moravia, tratta dalla sua Autobiografia letteraria, racchiude in poche parole una verità universale: le esperienze che ci formano più profondamente non sono quasi mai quelle che scegliamo, ma quelle che subiamo, quelle che ci sorprendono, spesso dolorosamente, lungo il cammino. L’esistenza umana, nella sua imprevedibilità, non concede sempre il lusso della scelta. La vita, più che un campo pianificato, è un terreno accidentato in cui contano soprattutto gli ostacoli, gli imprevisti e i fallimenti.

«Le esperienze che contano sono spesso quelle che non avremmo mai voluto fare, non quelle che decidiamo noi di fare.»

Alberto Moravia e le esperienze che contano

Moravia, scrittore che ha attraversato il Novecento tra romanzi, racconti e interventi critici, conosceva bene il peso dell’imprevisto. Malato fin da giovane di tubercolosi ossea, costretto a lunghe degenze e a un’adolescenza interrotta dall’isolamento, Moravia sperimentò in prima persona come un’esperienza non voluta potesse determinare un’intera vita. Senza quella malattia, forse non sarebbe diventato lo scrittore che è stato. Proprio il tempo sospeso della malattia lo costrinse alla lettura, allo studio e alla riflessione, alimentando il talento narrativo che avrebbe segnato la sua carriera.

L’imprevisto, quindi, non è solo un ostacolo: è la materia stessa della vita. A volte ci sottrae ciò che desideriamo, altre volte ci regala possibilità inattese. Ma sempre lascia un segno, trasformando la nostra identità.

Scelte volontarie e accadimenti subiti

La frase di Moravia mette a confronto due categorie di esperienze: quelle che scegliamo e quelle che non scegliamo. Le prime appartengono al regno della volontà: decidiamo di studiare una materia, di intraprendere un viaggio, di sposarci, di lavorare in un determinato ambito. Sono esperienze che arricchiscono, certo, ma restano entro un orizzonte che in qualche modo abbiamo previsto.

Le seconde, invece, sono quelle che non avremmo mai voluto affrontare: la perdita di una persona cara, una malattia, un fallimento professionale, un tradimento, una crisi sociale o politica. Questi eventi ci costringono a ridefinire le nostre priorità, a scoprire risorse interiori che ignoravamo, a cambiare direzione. È qui che la vita ci mette davvero alla prova, obbligandoci a crescere.

La dimensione esistenziale

Il pensiero di Moravia si inserisce in una più ampia tradizione esistenzialista, che attraversa gran parte della cultura del Novecento. Scrittori e filosofi come Sartre, Camus o Kierkegaard hanno insistito sull’idea che l’uomo sia definito dalle scelte, ma anche dal confronto con ciò che non può scegliere: la morte, l’assurdo, la contingenza.

Moravia, pur senza sposare del tutto le tesi filosofiche dell’esistenzialismo, condivide questa visione: è l’imprevisto a forgiare l’essere umano. Le esperienze non volute sono ciò che ci mette davanti al limite, e dunque ci rivela la nostra vera natura.

Il valore formativo della sofferenza

Sarebbe ingenuo idealizzare il dolore o le difficoltà, ma è innegabile che proprio attraverso la sofferenza gli esseri umani acquisiscono consapevolezza. Le esperienze non scelte insegnano a sopportare, a resistere, a ridimensionare le illusioni. Insegnano la fragilità, ma anche la resilienza.

Un esempio letterario lo troviamo nello stesso Moravia: i protagonisti dei suoi romanzi, da Gli indifferenti a La noia, vivono spesso esperienze alienanti, difficili, spiacevoli. Non ne escono mai completamente vincenti, ma da quelle esperienze emerge una verità più profonda sul senso della vita moderna, sulla solitudine e sull’incomunicabilità.

Attualità del pensiero di Moravia

Nel mondo contemporaneo, dominato dal mito della pianificazione e del controllo, le parole di Moravia suonano particolarmente pertinenti. La società di oggi ci spinge a credere che tutto sia programmabile: il lavoro, la carriera, i rapporti personali. Eppure, come hanno mostrato eventi recenti come la pandemia, basta un imprevisto globale a sconvolgere le nostre certezze.

Le esperienze non volute non sono eccezioni: sono parte costitutiva della vita. Riconoscerlo significa imparare ad accettare la contingenza, senza smettere di agire e di scegliere, ma senza illuderci che la nostra volontà sia padrona assoluta del nostro destino.

Un insegnamento universale

L’affermazione di Moravia ha valore universale perché parla a ciascuno di noi. Ognuno, se ripensa alla propria biografia, può riconoscere che i momenti più formativi non sono stati necessariamente quelli desiderati. Spesso, sono state le perdite, le difficoltà, gli inciampi a modellare la nostra identità.

Non significa cercare il dolore, ma saperlo riconoscere come parte integrante della vita. Come diceva Seneca, «nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuole approdare», ma anche il vento contrario obbliga a diventare più abili nel governare la nave.

La riflessione di Alberto Moravia sull’importanza delle esperienze non volute ci ricorda che la vita non è mai completamente sotto il nostro controllo. È proprio negli eventi inattesi, spesso dolorosi, che scopriamo chi siamo davvero. Le esperienze che contano, infatti, non sono solo quelle che scegliamo, ma soprattutto quelle che ci scelgono, quelle che irrompono senza chiedere permesso e che, proprio per questo, ci costringono a trasformarci.

Accettare questa realtà significa vivere con maggiore consapevolezza: la libertà non sta nell’evitare gli imprevisti, ma nel modo in cui li affrontiamo. È lì che si misura la nostra umanità.

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