Una frase di Ada Negri sul valore del tempo della nostra vita

24 Luglio 2025

Leggiamo questa citazione di Ada Negri tratta dalla sua imprescindibile raccolta di racconti "Sorelle", anche se in questo caso a parlare è un uomo.

Una frase di Ada Negri sul valore del tempo della nostra vita

La frase, pronunciata da Giuliano, ex cantante lirico divenuto orologiaio, è uno dei tanti passi memorabili della raccolta Sorelle di Ada Negri. In poche parole, essa racchiude una concezione del tempo e della vita radicalmente diversa da quella ordinaria: non più scandita dal calendario o dai segni dell’invecchiamento, ma da un tempo interiore, irriducibile, che si consuma nell’istante. Giuliano, con la sua doppia esperienza — la musica e l’orologeria — incarna perfettamente questa visione: è uomo dell’istante e del meccanismo, della voce e del silenzio, del tempo che fugge e di quello che si misura.

“Non c’è vecchi al mondo. Tutti abbiamo la stessa età finché viviamo: un minuto”

Ada Negri, da leggere e da rileggere

Ada Negri, poetessa e narratrice di grande sensibilità sociale e introspettivamente individuale, ha spesso esplorato nei suoi scritti i destini individuali alla luce di grandi temi come la giustizia, la solitudine, l’amore e la dignità del vivere. Sorelle, pubblicato nel 1929, è un’opera che intreccia storie femminili e umane, nelle quali ogni personaggio è anche simbolo di una condizione esistenziale. Ma è nel personaggio maschile di Giuliano che emerge un pensiero sul tempo che sfugge tanto alla fisica quanto alla biologia. Quando egli afferma che tutti abbiamo la stessa età, un minuto, sta rifiutando la narrazione comune della vecchiaia come decadimento, e la sostituisce con quella della vita come sequenza di attimi.

Il tempo secondo Giuliano: il presente

Dire che “tutti abbiamo la stessa età finché viviamo: un minuto” significa riconoscere che la vita, nella sua forma più autentica, è un’esperienza del presente. Il passato è memoria, il futuro è attesa; ma la vita vera accade nell’istante, nell’adesso. Questa concezione è sorprendentemente affine a molte filosofie e spiritualità orientali, come il buddismo, che invita a vivere con pienezza ogni respiro, ogni momento, perché solo nel presente risiede la realtà. Ma è anche una critica implicita alla società moderna che misura tutto in anni, produttività, prestazioni, cicli biologici.

Per Giuliano, il tempo non è un accumulo che conduce alla senilità, ma una continua rinascita. Finché si è vivi, si è ora. E in questo ora c’è tutto: i ricordi, i desideri, le emozioni, la voce che un tempo cantava e le mani che ora riparano ingranaggi. L’orologiaio, paradossalmente, è colui che meglio conosce l’arbitrarietà dell’ora. Lavora con il tempo meccanico, e proprio per questo può intuire la differenza tra tempo vissuto e tempo segnato.

La voce e l’orologio: due modi di misurare la vita

La biografia di Giuliano è già di per sé una metafora. Un tempo cantante lirico — dunque creatore di bellezza, interprete della voce umana portata al suo massimo splendore — ora lavora nel silenzio degli orologi, aggiustando molle e pendoli. È passato dall’estasi sonora alla precisione tecnica. Eppure, non c’è tristezza nella sua figura. Piuttosto, c’è saggezza: la consapevolezza che il tempo della gloria e quello dell’oblio sono in fondo la stessa cosa, se li si guarda dalla prospettiva dell’istante. Giuliano non vive nel rimpianto della giovinezza, perché per lui il tempo non è lineare. Non c’è un “prima” e un “dopo”, ma solo un “mentre” in cui tutto si concentra.

Nel suo lavoro di orologiaio, egli tiene tra le mani ciò che l’uomo ha costruito per dominare il tempo. Ma sa anche che l’ingranaggio non può racchiudere la vita. Nessun orologio può misurare l’intensità di un istante vissuto pienamente. Da ex cantante, Giuliano sa che un minuto può contenere un’intera sinfonia di emozioni. Così, la sua frase non è solo una riflessione esistenziale, ma anche una poetica della vita come arte del presente.

Vecchiaia, identità e dignità

Affermare che “non c’è vecchi al mondo” significa anche difendere la dignità dell’essere umano al di là della decadenza fisica. In un’epoca come la nostra, ossessionata dalla giovinezza, la frase di Giuliano è profondamente controcorrente. Essa invita a vedere la persona, non l’età. A riconoscere che finché una persona respira, ama, ricorda, pensa — essa vive con la stessa intensità e lo stesso diritto alla vita di chi ha vent’anni.

Questo pensiero è particolarmente forte se letto nel contesto della scrittura di Ada Negri, che ha spesso dato voce agli umili, ai marginali, agli esclusi. La vecchiaia, in questo caso, non è un’etichetta sociale, ma uno stato mentale che può essere superato. L’importanza del “minuto” come unità di misura della vita è anche un modo per sottrarre l’esistenza al controllo esterno, per restituirle la sua autenticità.

Rivoluzione del presente

La frase di Giuliano è, in fondo, una lezione di libertà. Contro il tempo cronologico che ci invecchia, ci giudica, ci classifica, egli oppone il tempo vissuto, il minuto che ci appartiene solo se lo riconosciamo. Non si tratta di negare la vecchiaia in senso biologico, ma di rifiutare l’idea che essa sia una condanna. Vivere ogni minuto come se fosse l’unica età possibile è il segreto per non morire prima del tempo.

In un mondo che corre, che misura, che invecchia precocemente per ansia e frustrazione, le parole di Ada Negri — attraverso la voce di un personaggio umile e profondo — ci ricordano che la vera giovinezza è nell’intensità con cui viviamo il nostro “adesso”. Perché finché viviamo, abbiamo tutti “la stessa età: un minuto”.

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