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Tina Modotti, la retrospettiva sulla fotografa rivoluzionaria

Una mostra unica, a 36 anni dall'ultima grande esposizione dedicatale dalla sua città Udine

MILANO – Attrice, modella, rivoluzionaria, fotografa: Tina Modotti è stata una donna eclettica e passionale. Al suo lavoro fotografico il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea – Casa Cavazzini di Udine le dedica una retrospettiva “Tina Modotti: la nuova rosa. Arte, storia e nuova umanità” che  resterà visibile fino al 28 febbraio 2016. (Vedi anche la rassegna “La fotografia al femminile”).

L’ESPOSIZIONE – La mostra presenta le foto di Tina Modotti tratte dai negativi originali con recenti acquisizioni collegabili sia al suo percorso personale e familiare, sia all’arte fotografica che al suo celebre impegno politico e sociale. Un taglio diverso consentito anche dal lascito della sorella Jolanda Modotti. In particolare, brillano all’interno della mostra i capolavori scattati durante gli anni messicani, periodo maggiormente fecondo e appassionato dell’attività della Modotti. La mostra ricostruisce in maniera il più possibile documentata la sua straordinaria vicenda artistica come la sua non comune vicenda umana che la rese protagonista in quegli anni in Messico, Russia, Spagna, Germania. Inoltre 18 foto inedite mostrano la documentazione fotografica sulle Scuole libere di agricoltura di cui l’Istituto Nacional de Antropologia e Historia di Città del Messico

TINA MODOTTI – “Ogni volta che si usano le parole ‘arte’ o ‘artista’ in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro” con tali parole si descriveva Tina Modotti. Nata a Udine alla fine dell’Ottocento, Tina Modotti è stata un esempio straordinario di donna e di fotografa profondamente impegnata nella società. Attrice, modella, rivoluzionaria, fotografa: donna audace e scandalosa, dal fascino esotico, emigrata per inseguire la carriera di attrice a Hollywood, trova la fotografia e l’amore con Edward Weston; insieme saranno in Messico dove scopre un intero paese, la sua vera vocazione di fotografa e di rivoluzionaria.

CARRIERA FOTOGRAFICA
– La carriera fotografica di Tina Modotti è breve, ma articolata. Da una prima fase “romantica”, come venne definita da Manuel Alvarez Bravo, in cui si dedica alla natura, passa a una fase decisamente più rivoluzionaria in cui racconta la vita e il lavoro: la fotografia diventa allora un mezzo per le sue denunce sociali. Frequenta i più importanti artisti e intellettuali messicani e americani, da Frida Kahlo a Dos Passos, ai pittori muralisti; coltiva la sua passione e il suo impegno politico al punto di utilizzare il mezzo fotografico come strumento della sua militanza, pubblicando per riviste di partito. Bandita dal suo paese d’adozione in seguito a una accusa di tentato omicidio, Tina torna in Europa, vive nella Russia Sovietica, si occupa di rifugiati e perseguitati politici. Infine si unisce alle Brigate Internazionali nella guerra civile spagnola dove incontra e frequenta personaggi del calibro di Capa, Hemingway, Malraux. Al suo ritorno in Messico, sotto pseudonimo, insieme al suo compagno nella vita e nella lotta politica, Vittorio Vidali, conduce una difficile vita da clandestina. Muore in circostanze misteriose il 5 gennaio 1942. Pablo Neruda scriverà una poesia dedicata a lei, i cui primi versi saranno l’epitaffio scolpito sulla sua lapide.

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