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“Robert Doisneau”, la mostra al Museo dell’Ara Pacis

Il Museo dell’Ara Pacis a Roma ospita fino al 4 settembre 2022 una splendida mostra incentrata sulla figura di Robert Doisneau, uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi.

Il Museo dell’Ara Pacis, che oltre ad essere uno spettacolo architettonico raro, attualmente ospita fino al 4 settembre 2022 una splendida mostra incentrata sulla figura di Robert Doisneau, uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi.

“Robert Doisneau”, la mostra al Museo dell’Ara Pacis

Curata da Gabriel Bauret, “Robert Doisneau” è una retrospettiva che ripercorre la carriera del grande fotografo – di cui lo scatto più famoso è sicuramente quello raffigurante il bacio di una coppia di giovani in mezzo alla folla della Place de l’H ôtel de Ville – attraverso 130 immagini provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge.

Insieme a Henri Cartier-Bresson, Doisneau è ritenuto uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obiettivo cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue, con tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati.

Le 130 fotografie esposte al Museo dell’Ara Pacis sono stampe ai sali d’argento in bianco e nero che provengono direttamente da Montrouge, dall’atelier in cui il fotografo ha stampato e archiviato le sue immagini per oltre 50 anni, che è anche il luogo in cui Doisneau si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi.

Accessibilità

Particolare attenzione è stata dedicata all’accessibilità: per le persone con disabilità visiva è stato infatti progettato, in collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero, un percorso dedicato, dotato di disegni a rilievo e relative audiodescrizioni. Oltre a questi supporti, è disponibile un calendario di visite tattili gratuite, guidate da operatori specializzati.

E anche per il pubblico sordo sono disponibili visite guidate gratuite alla mostra: i visitatori sono accompagnati da interpreti della Lingua dei Segni Italiana – LIS, servizio messo a disposizione dal Dipartimento Politiche Sociali e Salute – Direzione Servizi alla Persona di Roma Capitale e realizzato dalla Cooperativa Segni d’Integrazione – Lazio.

Il percorso per conoscere Robert Doisneau e i suoi scatti

Il percorso della mostra “Robert Doisneau” è articolato in 11 sezioni, così come segue:

Concierges (1945-1953): una serie di scatti dedicati ai portinai di Parigi poiché, come afferma Doisneau, “La vera Parigi non può essere concepita senza i suoi portinai”. Nascono così ritratti memorabili come Concierge aux lunettes, Les Concierges de la Rue du Dragon e Madame Augustin;

Enfances (1934-1956): i soggetti fotografati da Doisneau sono spesso complici delle sue intenzioni, in particolare i bambini che popolano e animano le strade di periferia. Il fotografo si sente a suo agio in loro compagnia, come testimonia il gran numero di scatti che li vedono protagonisti fin dalla metà degli anni Trenta;

Occupation et Libération (1940-1944): quando Robert Doisneau raggiunge finalmente lo status di fotografo indipendente, il suo slancio viene spezzato dalla guerra e dall’Occupazione. La vita quotidiana e gli inverni sono duri, ma la Liberazione gli offrirà l’occasione di restituire l’effervescenza che in quel momento regna sovrana a Parigi, come nello scatto intitolato Camouflage, [Libération de Paris];

L’Après-Guerre (1945-1953): la rinascita del Dopoguerra è ritratta nel passo incerto di un bambino ne Les Premiers Pas o nelle ragazze vestite a festa di Dimanche matin o ancora nei sorrisi sui volti di Les Habitants de la Rue du Transvaal;

Le Monde du travail (1935-1950): Doisneau lavorò cinque anni nel reparto pubblicitario delle officine Renault che, racconta, gli permisero di “conoscere il mondo di coloro che si svegliano presto”. In mostra alcuni degli scatti che Doisneau fece agli operai dei sobborghi parigini;

Le Théâtre de la rue: nella scuola della strada, ben più ricca e accattivante di qualsiasi altra formazione scolastica, Doisneau trova una bellezza, un disordine e uno splendore che lo seducono. Dal venditore ambulante di verdure ritratto ne Les Oignons, al Pêcheur à la mouche sèche o ancora al Père de famille, nessuno sfugge allo sguardo attento di Doisneau;

Scènes d’intérieur (1943-1970): scene di interni nelle quali, citando Jean-Claude Lemagny, “il lato ridicolo delle situazioni è accettato in primo luogo dalle sue vittime. Non ci interessa sapere se i modelli sono consapevoli di essere divertenti o commoventi”, come in Créatures de rêve;

Mode et Mondanités (1950-1952): nel 1950 Robert Doisneau incontra Edmonde Charles-Roux, giornalista di “Vogue” e diventa un cronista della vita parigina e della vita artistica del tempo. Questa sezione raccoglie dunque alcune fotografie di Doisneau in veste di testimone dei grandi balli e dei sontuosi matrimoni del Dopoguerra;

Portraits (1942-1961): una parte forse meno conosciuta dell’opera di Doisneau è costituita dai numerosi ritratti, spesso realizzati su commissione. Davanti al suo obiettivo sfilano pittori, disegnatori, scrittori, teatranti, cineasti, attori, scienziati come Picasso, Dubuffet, Alberto Giacometti, Jean Cocteau e molti altri con i quali il fotografo instaura amicizie sincere che influenzeranno il destino delle sue fotografie;

Une certaine idée du bonheur (1945-1961): “Quello che cercavo di mostrare era” – ricorda Doisneau – “un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.” Che sia in una danza improvvisata in strada come ne La Dernière Valse du 14 juillet o nei ritratti dei matrimoni o ancora nell’iconico Le Baiser de l’Hôtel de Ville;

Bistrots (1948-1957): trascinato da Robert Giraud, Doisneau scopre l’ambiente dei bistrot e della banlieue di Parigi; la strada lascia così il posto all’esplorazione metodica degli universi più inaspettati dove Doisneau finirà per sentirsi a proprio agio; ne nasceranno ritratti memorabili come quello a Mademoiselle Anita.

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