In occasione del Salone del mobile, Giacomo Giannini svela alcuni segreti della fotografia di design

25 Maggio 2020

''L'architettura e il design vanno prima 'sentiti', 'vissuti', solo allora possono essere fotografati'', così Giacomo Giannini si esprime a proposito della fotografia di architettura e design...

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Il fotografo, che vanta una pluriennale collaborazione con riviste specializzate nel settore dell’architettura e del design, ci parla della sua esperienza e concezione della fotografia e dà alcuni consigli per realizzare buoni scatti
 
MILANO – “L’architettura e il design vanno prima ‘sentiti’, ‘vissuti’, solo allora possono essere fotografati”, così Giacomo Giannini si esprime a proposito della fotografia di architettura e design, alla quale si dedica dal 1985. Laureato in architettura, com fotografo ha collaborato per diversi anni con agenzie e riviste specialistiche del settore, come AbitareDomusInterni. In occasione del Salone del Mobile e del Fuorisalone in corso di svolgimento a Milano, Giannini, che ha anche esplorato il settore della fotografia aerea testimoniando il prezioso valore estetico del territorio italiano, ci parla dell’arte di fotografare il mondo del design.
 
Come è iniziato il suo percorso professionale nel campo della fotografia e in quello della fotografia di design in particolare?
Io sono architetto, ma come tanti non ho mai esercitato questa professione e ho preferito dedicarmi alla fotografia. L’abitudine a osservare, lavorare sullo spazio, muovere le linee, comunque, mi arriva da lì. Già nel corso della mia formazione universitaria, peraltro, ho iniziato a usare i mezzi fotografici e cinematografici. 
 
Quali devono essere le caratteristiche di una buona fotografia di design?
Innanzitutto, bisogna definire le caratteristiche di una buona fotografia, in assoluto. Per me è essenzialmente quella che nasce dal nostro interno, dalla nostra esperienza interiore. Anche l’architettura e il design vanno prima “sentiti”, “vissuti”. Il resto poi dipende anche dal rimando tecnologico: c’è chi scatta con un iphone, chi con una macchina usa e getta o chi con una macchina professionale. Ma questa è solo l’ultima fase. Alla base di una buona fotografia c’è la nostra percezione di un oggetto o di uno spazio. L’atteggiamento, il pensiero fotografico è molto importante, l’azione è conseguente.
 
Ai giovani fotografi che muovono i primi passi nel mestieri, o anche ai fotografi amatori che magari vogliono cimentarsi in questo campo andando proprio a seguire gli eventi del Salone del Mobile e del Fuorisalone, quali consigli dà?
Sicuramente di muoversi leggeri! Io ho impiegato molti anni prima di potermi liberare di tutta una serie di sovrastrutture e di pesi che mi ostacolavano. Oggi invece la tecnologia ci permette di liberarci di molte barriere: con una media macchina si possono ottenere grandi soddisfazioni. Più leggeri si è, più si è disponibili a quelle lettura in prima persona di cui sottolineavo l’importanza prima. Un piccolo cavalletto però potrebbe essere utile, anche perché ci possono essere installazioni, luci che si muovono, ed è meglio avere una posizione ferma. E sarebbe meglio una macchina fotografica che possa leggere anche in condizioni di luce non ottimale.
 
Lei ha in mente un suo percorso all’interno del Salone del Mobile? Parteciperà?
Sì, sto realizzando un servizio sul Fuorisalone nella zona di Brera per la rivista Interni, con cui collaboro da molti anni: sono uno “special guest”.  Lo si potrà vedere, come di consueto, sul numero di giugno della rivista.
 
11 aprile 2013
 
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