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Ecco chi sono le 10 fotografe da tenere d’occhio nel 2020

Ecco chi sono le 10 fotografe dal mondo che apriranno la prima Biennale della Fotografia Femminile a Mantova

Oggi è stata presentata in anteprima a Mantova la Biennale della Fotografia Femminile, che dal 5 al 29 marzo porterà, con la direzione artistica di Alessia Locatelli, in città grandi mostre, incontri, workshop e proiezioni con le maggiori esponenti dell’attuale fotografia italiana e internazionale.

Arriva a Modena "Steve McCurry. Leggere", la mostra fotografica dedicata ai libri e alla lettura

“Steve McCurry. Leggere”, la mostra fotografica dedicata ai libri e alla lettura arriva a Monza

“Steve McCurry. Leggere” è il titolo della nuova mostra fotografica del fotografo americano che celebra i libri e la lettura

La Biennale della Fotografia Femminile promette dunque di diventare un evento imperdibile per chi ama l’arte e la fotografia e per tutti coloro che desiderano mettere a fuoco quanto sta succedendo oggi nel mondo grazie alla visione di grandi e sensibili autrici, interpreti della realtà.

Qual è il tema della prima edizione

Il tema di questa prima edizione è il lavoro nelle sue molteplici sfaccettature, ci saranno i minatori della Georgia grazie a Daro Sulakauri, i bambini e le bambine della boxe tailandese con Sandra Hoyn, uno spaccato della vita rurale in Transilvania col progetto di Rena Effendi, l’Alaska di Erika Larsen, le Cinderellas, transessuali del Bangladesh nelle foto di Annalisa Natali Murri, i sogni di un gruppo di adolescenti ritratti da Claudia Corrent, le donne prete di Nausicaa Giulia Bianchi e il progetto di fortissimo impatto per il quale Eliza Bennet si è letteralmente “ricamata” le mani, per mostrare come il lavoro femminile non sia necessariamente delicato e leggero.E poi La fatica delle donne, dalla collezione di fotografe dal 1965 ad oggi di Donata Pizzi, La Riparazione, progetto di Betty Colombo dove l’uomo e la natura cercano un dialogo per la salvezza comune attraverso l’atto di riparare, al posto di sostituire e la mostra di Aldeide Delgado, collettiva di sei artiste cubane contemporanee.

Women, la mostra fotografica sulle donne del Myanmar

Women, la mostra fotografica sulle donne del Myanmar

Tradizione, cultura, popolazioni quasi estinte, sono le donne del Myanmar negli scatti di Fabrizio Crippa presenti nella mostra “Women”

Aldeide Delgado

Accanto alle mostre curate dal direttore artistico e dal team della Biennale, sarà allestita una collettiva di sei artiste cubane contemporanee, selezionate a seguito di una call del Women Photographers International Archive (Wopha) a cura di Aldeide Delgado. 

Kattia-García.-Las-mujeres-sostienen-la-mitad-del-cielo-series.-2001.-Courtesy-of-the-artist-and-Catalogo-de-Fotografas-Cubanas
Kattia García- Las mujeres sostienen la mitad del cielo series

Annalisa Natali Murri

Fotografa bolognese, dopo gli studi in fotografia architettonica e urbana a Valencia ed una laurea in ingegneria, avvia una serie di progetti personali e documentaristici.

Murri CNDR 27

Le Cenerentole, Cinderellas appunto, di questa storia non sono principesse delle fiabe, ma Hjiras del Bangladesh. Un tempo venerate e rispettate per la loro appartenenza al “terzo genere”, oggigiorno queste donne transgender soffrono invece gravi situazioni di povertà e negazioni di diritti, trovandosi costrette a prostituirsi per sopravvivere. Ma non è la tragedia di queste discriminazioni che ci viene mostrata nelle immagini in bianco e nero di Murri. Il suo ritratto delle Hijiras è piuttosto un incontro intimo, silenzioso e profondamente rispettoso.

Betty Colombo

Il reportage sul tema della “rigenerazione” di Betty Colombo che, attraverso gli scatti che ritraggono quattro differenti momenti, affronta l’archetipo della rigenerazione: il rimboschimento di una zona naturale, l’operazione a un animale ferito e due interventi su esseri umani, al polmone e alla pelle.

BD8I3969Claudia Corrent

Bolzanina, studia filosofia, approfondendo sia l’aspetto comunicativo che estetico dell’immagine.

Corrent ManuelEsplorando il concetto di “vita laburista”, i dittici del progetto Vorrei presentano gli studenti adolescenti di una scuola professionale di Bolzano accanto alla descrizione scritta dei loro sogni per il futuro. In queste foto, l’autrice problematizza il sistema lavoro di cui siamo tutti parte, mostrandocelo con gli occhi di chi sta per entrarvi per la prima volta. I giovani studenti delle foto sono ancora in un limbo in cui la giovinezza è carica di sogni, di energia, ma anche di obiettivi. Ognuno di loro restituisce allo spettatore una parte di sé, della sua personalità in divenire, posando per Claudia Corrent con libertà e intensità.

Daro Sulakauri

Sulakauri studia cinema e fotografia a Tbilisi, Georgia, per poi diplomarsi in fotogiornalismo documentaristico all’ International Center of Photography di New York.

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Nella città di Chiatura, in Georgia, l’oro ha il colore nero del manganese, metallo estratto a taglio aperto. In questo luogo si trova la più grande riserva di manganese di tutto lo stato e la comunità locale è per lo più impiegata nel lavoro di estrazione. The black gold ci porta nel vivo delle condizioni lavorative dei minatori georgiani di Chiatura. Ogni giorno gli uomini si avviano verso le mine, lavorando in condizioni durissime e pericolose per 8-12 ore al giorno per un salario di 270 dollari. Il progetto è accompagnato da un’installazione sonora.

Eliza Bennet

Artista britannica nata nel 1980, Bennett MAFA City & Guilds of London Art School, inizialmente studia Fashion design a Middlesex University. Le sue esperienze di lavoro in ruoli ancillari poco remunerati come badante e sarta hanno fornito l’ispirazione al progetto.

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Il ricamo è tradizionalmente associato all’idea di lavoro femminile, inteso come opera minuziosa e agile, distante dalla fatica fisica del lavoro maschile. In A Woman’s work is never done, Eliza Bennett sovverte questa contrapposizione tra lavoro maschile e femminile, usando lo strato superiore della sua pelle come tessuto da ricamo. Usando una tecnica considerata femminile, l’artista ci restituisce l’immagine rappresentativa di quelle mani di donne impiegate in occupazioni ancillari e invisibili alla società mostrando come il lavoro delle donne sia ben lungi dall’essere facile e leggero.

Erika Larsen

Fotografa statunitense, si avvale di linguaggi multimediali per indagare e raccontare culture che mantengono legami molto stretti con la natura.

Larsen

Uno dei suoi lavori più noti è un reportage sui Sami dal titolo “Sàmi, Walking with Reindeer”, culminato in un libro nel 2013. Dal 2017 è Fellow del National Geographic, per il quale segue un progetto in evoluzione sulla connessione tra gli animali e i popoli indigeni delle Americhe. La sua fotografia rivela i legami invisibili che uniscono i luoghi e le culture ad essi legati, inclusi i sistemi di credenze. Alla Biennale mostrerà le immagini inedite del progetto su cui è attualmente al lavoro, che riguarda la pesca del salmone in Alaska.

Giulia Bianchi

Fotografa documentarista profondamente orientata sui temi della spiritualità legata al femminile e del divino.

Bianchi

Nel mondo Cattolico l’ordinazione dei prete donna è ancora vietata e come tale rappresenta ancora un tabù in tutta la comunità Cattolica mondiale. Chi trasgredisce a questa regola viene punita con la scomunica. Ciò nonostante negli ultimi decenni è nato un movimento internazionale di donne che hanno deciso di disobbedire, facendosi ordinare prete e avviando un processo profondo di rinnovamento spirituale e religioso all’interno delle comunità cattoliche dove vivono. Con Women Priests Project Giulia Bianchi raccoglie i racconti e i volti delle portatrici di questo cambiamento senza precedenti. Nelle sue immagini evocative ritroviamo scorci di luoghi tanto famigliari quanto carichi di novità grazie al ruolo trasformativo della spiritualità femminile.

Rena Effendi

Fotografa documentarista attiva dal 2001, è originaria dell’Azerbaijan. Le sue immagini indagano l’umano, le persone e la cultura in contesti di ingiustizia sociale, conflitto e sfruttamento.

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In Transylvania: built on grass ci trasporta in una Romania rurale che sembra sospesa nel tempo. Il lavoro nei campi, nei pascoli e nelle fattorie è portato avanti secondo metodi tradizionali secolari, è un mondo dove la fatica è uno sforzo manuale collettivo a cui partecipa ogni membro della famiglia. Lo sguardo di Effendi riesce a catturare la doppia dimensione di una società rurale ancora non toccata dalla industrializzazione del lavoro: se da un lato sembra di osservare i frammenti di un mondo di fiaba, dall’altro la durezza della vita agreste si può leggere nelle azioni, negli sguardi e nei volti segnati dei vari membri della comunità.

Sandra Hoyn

Fotogiornalista tedesca, dal 2005 Hoyn si occupa di progetti legati ai diritti umani e a tematiche sociali e ambientali.

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Attraverso una serie di immagini in bianco e nero, Fighting for a Pittance documenta la durezza dei combattimenti minorili di boxe in Thailandia e lo sfruttamento ad essi connessi. Le foto ci mostrano non solo la violenza del ring, ma anche la pressione psicologica che va di pari passo con la competizione sfrenata. Bambini e bambine si allenano portando il loro corpo e la loro mente al limite, mentre vestono gli abiti di lottatori adulti.

 

 

 

 

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