Sei qui: Home » Fotografia » Denis Curti, ”René Burri era un uomo che sapeva fare gruppo all’interno della Magnum”

Denis Curti, ”René Burri era un uomo che sapeva fare gruppo all’interno della Magnum”

Era un uomo che sapeva creare intorno a sé un’atmosfera di grande collaborazione ed amicizia. Era un uomo che faceva gruppo, che sapeva tenere intorno a sé il grande gruppo litigioso della Magnum. Un punto di riferimento...

Scopriamo il lato umano del fotografo scomparso ieri attraverso il racconto di chi l’ha conosciuto di persona come il vicepresidente della Fondazione Forma Denis Curti

 

MILANO – ”Era un uomo che sapeva creare intorno a sé un’atmosfera di grande collaborazione ed amicizia. Era un uomo che faceva gruppo, che sapeva tenere intorno a sé il grande gruppo litigioso della Magnum. Un punto di riferimento, su cui contare e da cui ricevere risposte nette, chiare, sincere’’. E’ questo il ricordo più nitido e importante del fotografo René Burri per Denis Curti. Il critico della fotografia ha avuto modo di conoscere e lavorare al fianco di Burri diverse volte. In questa intervista, Denis Curti ci racconta il lato umano di René Burri.

Cosa ha rappresentato per il mondo della fotografia un artista come René Burri?

René Burri ha rappresentato un punto di riferimento assoluto per il reportage internazionale. La sua adesione all’agenzia Magnum è stata totale, nel senso che lui, oltre ad essere un grandissimo fotografo e reporter, è stato un punto di riferimento per tutta l’agenzia e per tutti i fotografi che hanno lavorato intorno alla Magnum. Negli anni, ha ricoperto diverse volte il ruolo di Presidente e, a mio parere, è stato uno dei più illuminati perché capace di cogliere i cambiamenti che avvenivano continuamente nel mondo della fotografia, gestendoli ed interpretandoli. Per un fotografo della sua generazione questo non era facile, perché in qualche modo René appartiene alla categoria dei grandi fotografi, come Herwitt, che hanno sofferto il cambiamento ma al tempo stesso hanno dimostrato di essere molto più contemporanei ed aperti al cambiamento.

Ha avuto modo di conoscere René Burri di persona. Ci può raccontare il lato umano dell’artista?

René era una persona generosa, affettuosa. Negli anni 2000, insieme a Roberto Koch e Contrasto, organizzai una sua grande retrospettiva a Milano con quasi 200 fotografie sue. René Burri seguì con me l’allestimento con una modestia incredibile. Era curioso di capire come gli altri ,in questo caso i curatori, vedevano la sua fotografia “appesa ai muri”.  Uno dei più grandi insegnamenti di Burri che porterò insieme con me è che le fotografie cambiano di significato e di importanza a seconda di come le usi: se le fotografie vengono messe su un giornale, su un libro o sulla parete di un museo, cambia il loro senso. René, senza parlare, mi suggeriva come mettere una foto dopo l’altra, creare ritmo. Per lui mettere in piedi una sua mostra era un po’ come montare un film.

Ci può raccontare un particolare aneddoto che rende l’idea di chi era veramente René Burri?

Una volta ricordo che ha voluto che lo accompagnassi a comprare dei sigari nella Galleria di Milano. Burri era un grande appassionato del buon vino, del cibo. La sera lui ed il suo curatore sono venuti a casa mia. Abbiamo passato una serata meravigliosa, dove ha avuto modo di apprezzare la cucina italiana. Bastano questi semplici aneddoti per comprendere come René Burri fosse un uomo semplice, dalla grande generosità. Ho avuto modo di stare con lui per molto tempo, sia in Italia che a Parigi. Era un uomo di una leggerezza assoluta: girava sempre con queste giacche chiare, con questa sciarpa bianca, con questo cappello. Burri era un uomo sempre pronto al dialogo ed al sorriso, ma allo stesso tempo molto deciso, non amava mediare, nonostante fosse un uomo sempre pronto al confronto. Era un uomo che aveva idee molto chiare sulla fotografia e su quello che doveva fare della sua professione.

21 ottobre 2014

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata