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Bill Brandt, il maestro che realizzò nella sua fotografia una perfetta fusione tra forma e contenuto

''Un fotografo deve possedere e mantenere il potere ricettivo di un bambino che vede il mondo per la prima volta''. Era quanto affermava Bill Brandt, il più illustre tra i fotografi inglesi del Novecento, tedesco di nascita, uno dei grandi maestri che hanno fatto la storia della fotografia...
La vita e le opere del più famoso fotografo inglese del secolo scorso, dagli esordi come assistente in uno studio fotografico alla consacrazione tra i grandi maestri di quest’arte 
 
MILANO – “Un fotografo deve possedere e mantenere il potere ricettivo di un bambino che vede il mondo per la prima volta”. Era quanto affermava Bill Brandt, il più illustre tra i fotografi inglesi del Novecento, tedesco di nascita, uno dei grandi maestri che hanno fatto la storia della fotografia. La sua produzione è stata multiforme ed eterogenea. Brandt si è abilmente confrontato con generi come il reportage, il ritratto ed il paesaggio, oltre al nudo per il quale è divenuto noto.  
 
BILL BRANDT, LA VITA – Brandt nacque il 3 maggio 1904 ad Amburgo da padre inglese e madre tedesca. Dopo la prima guerra mondiale si ammalò di tubercolosi e passò gran parte della sua giovinezza prima in un sanatorio svizzero e poi a Vienna per trattamenti di psicoanalisi. Dichiarato guarito, iniziò a lavorare come assistente in uno studio fotografico della capitale austriaca. Il fratello lo presentò alla dottoressa Eugenie Schwarzwald, che spinse il giovane Bill a dedicarsi alla fotografia. Frequentando la sua casa, Brandt ebbe modo d’incontrare l’élite culturale del tempo, fra cui Ezra Pound. Grazie al suo aiuto divenne assistente, a Parigi, del grande fotografo Man Ray, il quale gli fornì un fortissimo impulso creativo. Trasferitosi a Londra nel 1933, Brandt iniziò a lavorare a documentari riguardanti le divisioni all’interno della società inglese. Nel 1940 fu lo stesso Ministero dell’Informazione a commissionargli un documentario sui rifugi sotterranei anti bombe. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, Brandt cominciò il suo studio riguardante nudi e paesaggi. Il resto della sua carriera fotografica vide una fusione tra i suoi due soggetti, con l’utilizzo del nudo nel paesaggio. Il corpo è infatti spesso distorto, al fine di creare prospettive e profondità che si sposino perfettamente con il paesaggio. Brandt morì a Londra il 20 dicembre 1983.
L’AMORE PER LA FOTOGRAFIA – Bill Brandt è stato uno dei primi fotografi ad aver creato una propria forma di espressione unica. Nonostante si sia cimentato con numerosi stili totalmente agli antipodi, è stato capace di creare un linguaggio innovativo e creativo, basato sulla fusione tra forma e contenuto. Si tratta del risultato di un’ampia ed approfondita sperimentazione, che ha avuto al centro dell’indagine l’immagine stessa. Gli inizi della sua carriera di fotografo furono fortemente influenzati dalla scoperta delle immagini di Eugène Atget, il grande fotografo del Novecento spesso definito il "Balzac della fotografia". La semplicità delle immagini ed il loro senso metafisico affascinarono Brandt. Durante tutto il corso della sua carriera il fotografo mutò notevolmente il suo stile, pur rimanendo legato agli insegnamenti e all’influenza ricevuti in giovane età da Man Ray, che lo avvicinò al mondo del Surrealismo. Di questa corrente il Brandt apprezzò sia i dettami artistici che il pensiero e l’ispirazione. Un peso sull’ispirazione formale di Brandt fu coperto anche da film quali “Un chien andalou” e “L’âge d’or” di Luis Buñuel e Salvador Dalì.
 
LA FOTOGRAFIA COME IMPEGNO SOCIALE – La capacità di cogliere tutte le situazioni che passano inosservate agli occhi della gente comune è, secondo Brandt, appannaggio del buon fotografo, e frutto di un distacco, grazie al quale il mondo può apparire sempre nuovo ed inconsueto ai suoi occhi. La prima fotografia di Brandt ha, in un periodo storico particolarmente delicato, lo scopo di lotta contro il capitalismo fondato sulle divisioni di classe, e contro i condizionamenti repressivi provenienti dall’alta borghesia. La protesta brandtiana, nonostante la sua forza, di manifesta tuttavia in modo sottile e pervasivo. Durante il periodo della Depressione e della Guerra mondiale Brandt vestì i panni non di fotografo o di reporter ma di vero e proprio comunicatore sociale. Ciò che sta a cuore al grande maestro non è una denuncia politica bensì culturale. L’apice della denuncia sociale è quella rappresentata dalle fotografie che ritraggono Jarrow, la cittadina mineraria del nord dell’Inghilterra, divenuta tristemente famosa per il suo primato record di disoccupazione. 
 
GLI STRUMENTI TECNICI AL SERVIZIO DELL’ARTE – Brandt ha potuto veicolare il proprio messaggio, guidando lo sguardo dello spettatore sia grazie alla sua abilità personale che ai nuovi strumenti tecnici a sua disposizione. Tra questi, primo tra tutti il flash, che il fotografo usa d’appoggio alla luce ambientale naturale, e la famosa Rolleiflex, una reflex biottica che egli sceglie perché alla maneggevolezza unisce un formato (5,7 x 5,7) adatto ai tagli della stampa e all’accurato lavoro di camera oscura cui si dedicava personalmente. Rimase dapprima fedele ai canoni imposti dalla stampa, che volevano una fotografia dalla semplice leggibilità, per poi convertirsi al bianco e nero dai contrasti forti. Fedele alla sua celebre frase “Un fotografo deve possedere e mantenere il potere ricettivo di un bambino che vede il mondo per la prima volta”, acquistò una Kodak dal grande formato, con un obiettivo grandangolare, che gli permise in questo modo di riprendere il mondo a tutto tondo.
 
PAESAAGGIO E RITRATTO – L’impronta del surrealismo divenne molto chiara e manifesta sia a livello estetico che formale, e cominciò a manifestarsi anche nei paesaggi. Il ritrarre questo tipo di soggetto fu una sorta di omaggio del fotografo alla propria grande passione letteraria. Il paesaggio viene definito dall’autore stesso come un “trionfo dello spirito gotico e romantico”. Lo spirito fortemente surreale emerse in particolar modo nel ritratto di celebrità appartenenti al mondo della cultura. Qui composizioni ed effetti luministici si fondono con i principali dettami tecnici della cinematografia di Orson Welles e Alfred Hitchcock, caratterizzata da piani sequenza e primi piani unici. 
 
FORMA E CONTENUTO SI FONDONO NEL NUDO – Il momento maturo della carriera di Brandt coincide con l’inizio della raffigurazione di nudi, nei quali forma e contenuto si fondono in maniera perfetta. La rappresentazione particolare dei corpi all’interno dello spazio è il frutto non di una distorsione o di un gioco ottico fine a se stesso, bensì della ricerca di una maggiore artisticità e comunicatività delle sue immagini. Brandt attraverso questo genere di raffigurazioni giunge ad una totale libertà dai canoni formali, e trovando nel corpo femminile il soggetto ideale per poter esprimersi al meglio ed in totale libertà. Spesso nelle fotografie di Brand sono stati rintracciati e letti simboli psicoanalitici tipicamente freudiani, riconducibili all’essenza della vita stessa. 
 
7 giugno 2013
 
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