MILANO – Il conflitto mondiale fu la prima guerra tecnologica di massa, da molti storici viene definita una frattura nel corso della storia, quasi una sorta di spartiacque del mondo contemporaneo. Le lettere dei soldati dal fronte sono un eloquente testimonianza della nuova esperienza di guerra combattuta in trincea. Il bisogno di raccontare supera spesso il timore di allarmare le famiglie e fa vincere la fatica dello scrivere che non era certo una pratica comune per questi soldati‑contadini per lo più ancora analfabeti. Questa è la lettera di un soldato alla moglie che esemplificativo della corrispondenza costante dei soldati con i loro cari.
“Carissima Edvige
Con piacere oggi ricevetti la tua cara da me desiderata lettera, la quale mi fu assai cara lottima tua salute, all’incontrario quella della nostra cara bambina che abbia sofrir tanto per i denti. Tu mi dici che ai piacere sapere quello che passo io qui. Già che proprio lo desideri ti voglio raccontare proprio quello che mi fu sucesso ieri 18.
Ti dico altro che puoi portare proprio un quadro a Santa Agapere (sic!) per grazia ricevuta che non mi credevo di ritornare indietro ancora sano e salvo, sotto quel fuoco che ci siamo trovati, che sparava(no) fucili e cannoni da una parte e laltra, il quale ti dico che ce rimasto morto anche un caporale che sta nella compagnia di Chiari, che si chiama Libretti, che mentre era stato colpito di due pallottole salutò i suoi compagni nelli ultimi estremi, ti puoi immaginare il dolore che o provato a non potendo riportarlo indietro con noi, ma causa di essere immesso a corne e boschi e inseguiti di questi austriaci mi toccò lasciarlo dolorosamente dandoci un caro saluto sul campo.
Ti dico altro cara Edyige che con più si va avanti e con più si fa brutta, dunque prega Iddio per il tuo povero Felice che mi sembra impossibile che possa aver la fortuna di ritornare e se proprio sarò sfortunato di rimaner sul campo, ricordati sempre del tuo amato sposo che tanto ti pensa e tama, e perdonaci se qualche volta avrà mancato Più ti raccomando la cara povera nostra piccina se dovrà essere sfortunata di rimaner orfana dal suo caro babbo senza averlo conosciuto, ce lo farai conoscere sulla fotografia fatta sul campo di Libia.
Che vuoi facciamoci coraggio e preghiamo Il Signore tutti due e riguardo alle mie zie lascia pure che tacciano, guarda dandar d’accordo coi miei e tuoi genitori, ti scrissi giorni fa che avevo ricevuto il vaglia e se potevi mandarmi ancora qualche cosa già che la mia mamma taveva detto che ti dava qualche cosa riguardo alla casa la roba per ora lasciala lì che se avrò la fortuna di ritornare voglio aver la casa e dilli ai miei genitori che li prego per favore a scrivermi una volta, falla pur leggere e tu se è possibile scrivi tutti i giorni che sono stato 4 giorni senza tue notizie mi sembravano 4 mesi.
Ricevi i più cari saluti e baci da chi sempre ti pensa e tama, tuo af. marito Felice… dunque di nuovo mille baci e pensa sempre al tuo caro Felice… che può proprio chiamarsi fortunato, se puoi fa limpossibile a mandarmi più che puoi che almeno potrò berre qualche bicchieri di vino tanto per non proprio pensarci tanti baci stella cara.”
Salvi Felice Faustino, soldato da Chiari. Caduto il 31 maggio 1916
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