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Spritz per due

Chi nasce tondo non muore quadrato, sostiene la saggezza popolare. Ma chi nasce puntuale vive male, pensò Simona

Chi nasce tondo non muore quadrato, sostiene la saggezza popolare.
Ma chi nasce puntuale vive male, pensò Simona, guardando il casio al polso destro. Il bip bip aveva indicato il quarto d’ora di ritardo accademico di Laura.
“Sono per strada” aveva scritto nella chat, senza aggiungere informazioni che potessero geolocalizzarla.
“Lo so, è’ partita ora da Dovadola”, disse a voce bassa, alzando gli occhi dal telefono.
Un gatto siamese la guardò incuriosito, poi si accucciò sulle radici dell’abete di fronte per segnare il territorio. Fissava solo lei, come in segno di sfida.
L’aria calda di quella domenica mattina la tratteneva ancora all’aperto, decise di aspettare l’amica lì, appoggiata alla cancellata della casa accanto alla caffetteria.

Era una vita che aspettava gli altri, realizzò in quei momenti di sconforto, guardando il gatto allontanarsi felice.
Quanta silenziosa solitudine con l’ossessione di arrivare in ritardo, per finire sempre ad aspettare gli altri, pensò con la rabbia che le saliva.
Simona riguardò l’orologio, altri dieci minuti di ritardo e un nuovo messaggino di Laura sul cellulare “mi fermo un secondo al bancomat e sono lì”.
Non solo era in ritardo, si permetteva anche il lusso di fare una tappa per prelevare.
Come si riusciva a vivere senza una minima cognizione del tempo, degli orari, senza prevedere i contrattempi, anche solo un semaforo rosso?
Non rispose, era troppo. Si alzò sbuffando, buttò il cellulare nella borsa sottobraccio, decisa a non curarsene per un po’.

Un gruppetto di ragazzi seduti ad un tavolo, nel giardino coperto, aveva appena brindato alzando bicchieroni dall’inconfondibile color arancio: spritz.
Già, si era fatta ora di aperitivo.
Simona aveva bisogno di fare due passi. Si incamminò senza una direzione ben precisa in mente, urtando un tamarro dal capello da nutria ingellato e pantaloni bianchi attillati alla caviglia.
Lo sentì urlare qualcosa al gruppo, quando era già dietro di lei.
“Un altro che arriva in ritardo” pensò lei, girando l’angolo e proseguendo nella camminata.
Il marciapiede costeggiava una serie di villini risalenti agli anni 20, la fila di peschi in fiore era illuminata dai forti raggi di mezzogiorno, dall’asfalto emergevano piccoli fiorellini di un rosa acceso, sfuggiti all’avanzata del cemento.
Si accorse di una piccola fontana nel giardino interno di una palazzina, accantonando quasi la rabbia del momento. L’acqua zampillava e si intravedevano pesciolini rossi nuotare al suo interno, ma furono i riflessi della vetrata liberty ad indurla a fermarsi.
Stava cercando di decifrarne la scritta incisa sulla lunetta quando il suo sguardo si fermò sui pochi scalini che conducevano alla porta d’ingresso. Accanto a questi, sdraiato su una miniatura di lettino da spiaggia, era sdraiato il siamese incrociato poco minuti prima.
“Che hai da fissare, non hai mai visto nessuno prendere il sole?” le disse il gatto, togliendosi i ray ban dal muso.
“Forse il tamarro mi ha buttato a terra, io ho battuto la testa ed ora il siamese parla” disse lei a bassa voce.
“Tranquilla, stai benissimo. Mi chiamo Spritz” la rassicurò “Permettimi di darti un consiglio: smettila di aspettare gli altri”.
“Si fa presto a parlare..” disse Simona.
“Ti osservo da un po’, sai” le disse “Ricordo tutte le facce di chi frequenta il bar. Tu devi imparare a non prendertela. Per i ritardi altrui, intendo”.
Spritz con un piccolo salto salì sul muretto di casa per avvicinarsi a lei.

Iniziò a raccontarle di tutte le volte che l’aveva vista in attesa, sbuffando e con gli occhi sempre fissi sul cellulare. Non era quello l’atteggiamento giusto, le disse grattandosi dietro l’orecchio.
“Come faccio a cambiare gli altri?” gli chiese sempre più allibita.
Il gatto era più equilibrato di lei.
“Se non puoi farlo, accettalo” disse Spritz gonfiando il petto “Cambia tu”.
Il discorso non faceva una piega.
Ma era facile dirlo quando abiti in un villino liberty, non hai problemi di orari e sei un gatto.
“Ci proverò” gli disse sincera.
Il suono di un messaggino la riportò alla realtà. “Laura è arrivata, mi aspetta davanti a Zondo”.
“Self control, ricorda” le ricordò Spritz “E se hai bisogno, sai dove trovarmi” concluse facendole l’occhiolino. Inforcò i rayban a specchio e tornò sul lettino prendisole, accavallando le zampe.
Simona affrettò il passo, riconobbe l’amica di spalle, davanti al tavolo rumoroso, al secondo giro di aperitivi.
“Allora eri in ritardo anche tu” le disse Laura “sono qui da dieci minuti”.
“Ma veram…” stava per dire lei, ma si fermò subito. Ripensò al consiglio felino, facendo un profondo respiro.
Valeva la pena scendere in discussioni e rovinarsi la giornata, litigando?
“Posso proporti quello che hanno preso a quel tavolo, vista l’ora?” disse allora sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
“Si certo, andiamo ad ordinare al bancone” le rispose l’amica, seguendola all’interno del locale.
“Cosa prendete, ragazze?” disse il barista.
“Due Spritz” rispose Simona “E ci sediamo in giardino”.
Se il maniaco della puntualità non puo’ cambiare il mondo, puo’ sempre trovare un modo per alleviare la sua solitudine. O no?

Simona Palo

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