Dopo la messa in sicurezza della popolazione civile, salvaguardare le opere d’arte è una delle priorità in un territorio di guerra. Per questo, sta facendo il giro del mondo la foto della statua del Cristo Salvatore di Leopoli, rimossa dalla cattedrale armena di Leopoli e portata in un rifugio per proteggerla dai bombardamenti. Un’immagine che passerà alla storia, capace di raccontare, insieme a tante altre uscite in queste giorni, il dramma che sta colpendo questo territorio a causa dell’invasione russa.
“Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici,
considerate se questo è un uomo”.Primo Levi
Mentre si torna al tavolo per il terzo round di negoziati, la posizione della Russia continua ad essere netta. Ovvero è disposta a mettere fine alle ostilità se Kiev accetta la neutralità dell’Ucraina, il riconoscimento della Crimea come territorio russo e quello delle due Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Il tutto mentre i corridoi umanitari per consentire l’evacuazione dei civili dalle città tornano a essere oggetto di scontro.
Il Cristo Salvatore di Leopoli
In questa situazione anche le opere d’arte vengono messe in salvo. In ogni città ucraina c’è chi lotta per preservare la storia e la bellezza, unici antidoti alla follia umana devastatrice. Così accade a Leopoli che la statua del Cristo Salvatore della cattedrale armena è stata rimossa insieme ad altre opere d’arte della città. Il Cristo Crocifisso della Cattedrale assieme ad altri reperti è stato portato in salvo in un bunker sotterraneo. L’ultima volta che è stato eliminato è stato durante la seconda guerra mondiale. A darne notizia, con un post su Twitter, è stato Tim Le Berre, che si occupa di conservazione nei musei militari per l’esercito francese.
Jesus Christ statue being taken out of Armenian Cathedral of Lviv, Ukraine, to be stored in a bunker for protection. The last time it was taken out was during WWII. pic.twitter.com/vjWxa00ecW
— Tim (@TimLeBerre) March 5, 2022
Portare in salvo la cultura
Un’immagine dai sentimenti profondi. Una scena che ha in sé una commozione da brividi perché quegli uomini che la stanno traendo in salvo non solo mettono al riparo un pezzo della loro cultura per tramandarla ai posteri ma al tempo stesso sono lì a custodire in una preghiera la speranza che l’orrore della guerra termini e che il sole riposto in un cielo di lacrime possa presto risplendere ancora.
La cattedrale armena di Leopoli
Il Cristo Salvatore di Leopoli si trovava presso l’arcieparchia di Leopoli degli Armeni, una sede della Chiesa armeno-cattolica in Ucraina, immediatamente soggetta alla Santa Sede. L’arcieparchia fu eretta nel 1361 con la consacrazione del primo arcivescovo da parte del patriarca di Cilicia. Il re di Polonia Casimiro il Grande concesse nel 1367 piena libertà di culto agli armeni. Il 24 ottobre 1630 l’arcieparca Mikołaj Torosowicz sancì l’unione della Chiesa armena di Leopoli con la Chiesa cattolica, più di un secolo prima del riconoscimento della Chiesa armeno-cattolica che avvenne nel 1742 con l’istituzione del patriarcato di Cilicia.
Dal 1938 l’arcieparchia è sede vacante: fino al 1954 fu affidata ad un amministratore apostolico; dopo la sua morte l’amministrazione è esercitata dal primate di Polonia. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica un manipolo di famiglie cercò di ristabilire la parrocchia della cattedrale, che durante il regime comunista era stata utilizzata come deposito per oggetti di arte sacra. Anche gli armeni della Chiesa apostolica, la cui comunità si era formata a Leopoli durante il periodo sovietico, cercarono di acquisire la cattedrale. Fu a questi ultimi che il governo ucraino destinò la cattedrale, con la condizione che potesse ospitare liturgie cattoliche. Vista l’assenza di clero armeno-cattolico a Leopoli, le celebrazioni cattoliche sono state sporadiche. La cattedrale è divenuta nel 2003 sede dell’eparchia apostolico-armena di Leopoli.
Carlo Picca