In occasione dell’acquisizione dell’opera d’arte Sole d’autunno, la Galleria Civica Giovanni Segantini di Arco inaugura una mostra che ne valorizza la centralità nel percorso artistico del pittore arcense. Questo capolavoro rappresenta un momento di transizione cruciale nella carriera di Giovanni Segantini, segnando l’evoluzione dalla pittura dei suoi anni briantei a quella più matura e luministica sviluppata nei Grigioni. Il dipinto esprime una concezione estetica rinnovata, fondata su un uso innovativo del colore e della luce.
L’opera, acquisita dalla Galleria Bottegantica di Milano per 3 milioni di euro, è di eccezionale importanza per la storia dell’arte italiana ed entra a pieno titolo nel patrimonio pubblico. Questo rappresenta uno dei più grandi investimenti pubblici nella pittura dell’Ottocento italiano e la più importante acquisizione segantiniana dal 1927.
L’acquisizione di Sole d’autunno rappresenta un passo fondamentale per la valorizzazione del patrimonio artistico italiano. La Galleria Civica Giovanni Segantini conferma il proprio ruolo di custode della memoria dell’artista, offrendo al pubblico l’opportunità di ammirare un’opera chiave per comprendere l’evoluzione della pittura italiana del XIX secolo.
L’importanza artistica di Sole d’autunno
Realizzato nel 1887, il dipinto rappresenta uno dei capisaldi della produzione segantiniana. Continuando il percorso iniziato con Alla Stanga (1885-1886) e sviluppato con Ave Maria a Trasbordo (1886), l’opera testimonia la sperimentazione divisionista di Segantini, caratterizzata da un uso libero dell’impasto a colori puri e da una pennellata che varia tra corposità e leggerezza. Questo approccio, unito a sottili variazioni cromatiche, riflette lo studio dal vero e una concezione estetica che supera il naturalismo tradizionale.
Il soggetto di Sole d’autunno, un’icona del naturalismo segantiniano, si collega a capolavori come Allo sciogliersi delle nevi (1888) e Vacche aggiogate (1888). Tuttavia, l’opera segna anche un momento di frattura rispetto alla produzione precedente, abbandonando il sentimentalismo per abbracciare una visione panica e universale della natura, definita dallo stesso artista come simbolismo naturalistico.
Un ritorno dopo sette anni
Sole d’autunno non era più esposto dal 1954, quando fu presentato alla rassegna Pittori Lombardi del Secondo Ottocento a Como. Dopo settant’anni di assenza, torna ora a disposizione del pubblico in una cornice che celebra il legame tra Segantini e la città di Arco. L’acquisizione si colloca nel contesto delle celebrazioni per il centoventicinquesimo anniversario della morte dell’artista, rinnovando l’impegno della città verso la memoria del pittore, già testimoniato dalla commissione del monumento a lui dedicato da Leonardo Bistolfi.
L’artista
Giovanni Segantini (1858-1899) fu un pittore trentino di fama internazionale, noto per il suo stile divisionista e per i temi legati alla natura alpina e al misticismo. Nato ad Arco, allora parte dell’Impero Austriaco, perse la madre da bambino e visse un’infanzia difficile, tra isolamento, vagabondaggio e un periodo in riformatorio. Stabilitosi a Milano, si avvicinò alla pittura frequentando l’Accademia di Brera e lavorando per mantenersi. Qui, influenzato dal verismo lombardo, espose le sue prime opere, attirando l’attenzione di critici come Vittore Grubicy, che divenne suo sostenitore.
Segantini ottenne i primi riconoscimenti con opere come *Ave Maria a trasbordo* e *La tosatura delle pecore*. Nel 1886, con *Alla stanga*, vinse premi prestigiosi, inclusa una medaglia d’oro ad Amsterdam, e l’opera fu acquisita dallo Stato Italiano. Trasferitosi in Svizzera, prima a Savognin e poi a Maloja, si dedicò a rappresentare i paesaggi alpini con una tecnica divisionista innovativa, esaltando la luce e i colori. Il suo *Trittico delle Alpi*, concepito per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900, fu rifiutato per il padiglione svizzero ma esposto in quello italiano.
Segantini morì prematuramente a 41 anni, colpito da peritonite mentre dipingeva sul monte Schafberg. È ricordato come uno dei massimi interpreti della pittura simbolista e del paesaggio montano.