Dopo il successo della mostra a Roma, fino al 1° febbraio 2026 le sale di Palazzo Tarasconi a Parma diventeranno teatro di un viaggio dentro ciò che sfugge eppure obbliga a guardare: “Dalì tra arte e mito” una grande mostra che riunisce oltre ottanta opere dell’autore spagnolo Salvador Dalí, capace di trasformare il surrealismo in mito. Curata da Vincenzo Sanfo e prodotta da Navigare Srl, l’esposizione non si limita a raccontare un artista, ma a ricrearne l’universo. Disegni, sculture, incisioni, ceramiche, vetri, gioielli, libri e fotografie compongono il ritratto di un genio inquieto, che ha piegato la logica e dato materia all’immaginazione.
Salvador Dalí e la letteratura
“Il punto cardine del suo lavoro è incentrato sulle opere della Divina Commedia. – afferma Vincenzo Sanfo, curatore della mostra – Un lavoro complesso, che Dalí ha eseguito in oltre cinque anni, realizzando cento tavole che raccontano tutta la Divina Commedia, con una interpretazione surreale e fantastica. Del suo rapporto con la letteratura in mostra figurano anche altri capolavori come, ad esempio, Romeo e Giulietta di Shakespeare, il grande romanzo gotico sul Castello di Otranto di Walpole, forse il primo romanzo gotico realizzato a fine metà del 1700, e Tristano e Isotta.”
Il “marchio” Dalí
Il percorso, di respiro antologico, attraversa gli esordi e le amicizie decisive – con il poeta Federico García Lorca e il regista Luis Buñuel – fino agli ultimi esperimenti onirici della maturità. Si tratta di opere rare, provenienti da collezioni private di Belgio e Italia, che si intrecciano in questo viaggio e vanno dalle litografie dedicate alla Divina Commedia alle incisioni a puntasecca fino ad arazzi e persino a boccette di profumo, accanto a lavori di altri autori che, con Dalí, hanno alimentato il grande sogno collettivo del surrealismo europeo.
Un movimento cui l’artista spagnolo si accosta grazie all’ amicizia con Luis Buñuel con il quale realizza il cortometraggio “Un Chien Andalou” che gli permetterà di entrare, inconsapevolmente e a pieno titolo, in quello che poi diverrà il “Surrealismo” e di cui questo filmato sarà una pietra miliare.
Da incontri come questo e con Max Ernst, Hans Arp, Yves Tanguy, Paul Eluard, Man Ray e altri, creerà una sorta di gruppo che, immortalato in una celebre fotografia, sarà la fonte di una inesauribile sequenza di accadimenti e sperimentazioni, le quali permetteranno a Dalí di trovare la sua strada e la sua collocazione nel panorama dell’arte internazionale e da questo gruppo nascerà il percorso di un artista fuori dagli schemi e dalle mode, un artista che, come Picasso e Miró, diverrà non solo un nome ma anche un marchio, un logo sempre riconoscibile.
Attraverso il marchio “Dalí” passa ogni cosa, dalla pittura alla scultura, dalla moda al design, in una rincorsa alla diffusione globale del suo pensiero, che contempla la moltiplicazione di immagini e oggetti, non necessariamente di sua mano, ma che siano comunque in grado di assimilare e diffondere, sempre più, la sua visione dell’arte.
Non solo quadri
Della grande quantità di opere realizzate da Dalì, la rassegna si concentra sulle opere grafiche, i disegni, le ceramiche e gli oggetti di design, con oltre 200 opere provenienti da collezioni private. Il progetto espositivo esplora circa due decenni (1960-1980) dell’intenso percorso dell’artista vissuto tra Spagna, Francia e USA in un lungo periodo storico attraversato dalle due Guerre Mondiali e dal Regime franchista.
Tra le opere esposte a Parma, si segnalano: La Divina Commedia di Dante illustrata da Salvador Dalí (1959-1963, edizione Les Heures Claires, Parigi), con 100 copie numerate di incisioni ad acquerello su legno, a colori, frutto di un lavoro durato circa 10 anni e originariamente commissionatogli dal Governo italiano (1950) per commemorare i 700 anni dalla nascita di Dante.
E ancora, le 24 litografie prove di stampa dedicate al Purgatorio e al Paradiso danteschi, e le 18 racchiuse nel cofanetto intitolato I cavalli, in edizione limitata e numerata, oltre a 12 incisioni di disegni per Le Château d’Otrante, romanzo di Horace Walpole, considerato anticipatore del genere gotico, 21 incisioni a puntasecca del Tristano e Isotta, cui si aggiungono le 21 del Faust, e 10 serigrafie a colori di Romeo e Giulietta.
Alla produzione grafica, si aggiunge anche quella del designer Dalí, con 10 bottiglie e boccette di profumo, oggetti di ceramica, un arazzo e una installazione con specchi. A completare la rassegna, presenti anche 51 opere di 14 artisti entrati in contatto con l’universo daliniano o accomunati al Maestro dalla capacità visionaria. Tra questi: il grande amico Federico García Lorca, del quale sono esposte 30 litografie, Man Ray, Marc Chagall, Joan Miró, André Masson, Stanislao Lepri, Enrico Colombotto Rosso, Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Michel Henricot.
Entrare nel mondo e in una mostra di Dalí è percorrere un cammino che ci porta in luoghi sconosciuti e sorprendenti, in cui nulla è ciò che si vede e in cui tutto è da scoprire, immaginare, godere, in un continuo andirivieni tra realtà e finzione.