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Roma celebra con una mostra i 150 anni dell’Impressionismo

Al Museo Storico della Fanteria è partita la mostra "Impressionisti- L'alba della modernità", organizzata per celebrare i 150 anni dell'impressionismo, movimento artistico che rivoluzionò il mondo dell'arte.

Roma celebra, al Museo Storico della Fanteria, i 150 anni dell’Impressionismo con la mostra “Impressionisti- L’alba della modernità”.

L’Impressionismo è un movimento artistico che rivoluzionò il mondo dell’arte e il famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi, curatore e direttore della mostra, ha dichiarato durante la conferenza stampa che: L’Impressionismo è una condizione dello spirito, e la scelta di portare l’arte impressionista in un museo militare significa la conquista di spazi militari. È la fine della guerra. 

Gli Impressionisti sono la negazione della guerra. L’idea di conquistare questi spazi con la bellezza di donne, di fiori, di colazioni, di momenti di festa, è come dire: l’umanità non può andare avanti con la guerra. I popoli hanno bisogno di pace e questa è una mostra di pace. L’idea di conquistare uno spazio di guerra come questo museo, con una mostra d’arte, è un segnale di pace.”

Secondo Sgarbi la mostra rappresenta, per i visitatori, l’opportunità di capire semplicemente che è capitato qualcosa e poter riflette sul momento particolare della percezione del mondo.

L’esposizione, che celebra i 150 anni dalla nascita del movimento artistico dell’Impressionismo, ha proseguito Sgarbi aggiungendo poi che: “L’Impressionismo è la vita, la rinascita, è la capacità di rappresentare stati d’animo, un valore interiore. Lo stato d’animo di chi guarda il mondo senza la responsabilità dell’artista di far vedere qualcosa che sembri il mondo – ha concluso Sgarbi -. Non è un movimento, è un passaggio storico ad un’epoca, la nostra, rappresentata dalla Francia, da Parigi, dove risiedeva lo spirito del mondo, un mondo nuovo”.

“Impressionisti- L’alba della modernità”

Sono oltre 180 le opere presenti di 66 artisti, tra cui spiccano Degas, Manet, Renoir e l’italiano De Nittis, tutte provenienti da collezioni private italiane e francesi.

L’esposizione, prodotta da Navigare srl e organizzata con il supporto del comitato scientifico composto da Gilles Chazal, Vincenzo Sanfo e Maithé Vallès-Bled, presenta un’ampia galleria di dipinti, disegni, acquerelli, sculture, ceramiche e incisioni di artisti che contribuirono, sperimentando stili e tecniche differenti, all’originalità dell’Impressionismo e che parteciparono alle otto mostre parigine organizzate sino al 1886.

In particolare, l’esposizione nella Capitale evidenzia un aspetto poco conosciuto della ricerca impressionista, dedicato al disegno, all’incisione e alle tecniche di stampa, influenzati dalla recente invenzione della fotografia.

Per scandire il racconto filologico dell’esposizione, il percorso si articola in tre sezioni: Da Ingres a L’École de Barbizoni fermenti dell’ImpressionismoL’Impressionismo e L’eredità dell’Impressionismo, abbracciando così un arco temporale che va da inizio ‘800, con opere di Ingres, Corot, Delacroix e Dorè, arrivando agli eredi Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck per concludersi al 1968, con un’acquaforte di Pablo Picasso, omaggio agli artisti Degas e Desboutin.

La mostra presenta un ulteriore tratto di originalità. Accanto alle opere poco conosciute dei grandi protagonisti del movimento, come Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley, Monet, Morisot, Renoir, che parteciparono alla prima esposizione del 1874, si presentano allo sguardo del visitatore anche quelle di artisti comprimari, come Bracquemond, Forain, Desboutin, Lepic, Millet, Firmin-Girard e Lecomte, il cui delicato dipinto a olio Bateau sur la riviere è stata scelta come immagine simbolo della mostra.

A completamento della mostra celebrativa dell’Impressionismo, oltre le numerose opere, anche materiali documentali, come lettere, fotografie, libri e oggetti che offrono uno spaccato della società e della sensibilità dell’Ottocento in cui si formarono i rivoluzionari artisti impressionisti.

Impressionisti – L’alba della modernitàRoma

La mostra

 Con oltre 160 opere di 66 artisti, tra cui spiccano Degas, Manet, Renoir e l’italiano De Nittis, tutte provenienti da collezioni private italiane e francesi, la mostra antologica Impressionisti – L’alba della modernità celebra, a Roma, dal 30 marzo al 28 luglio al Museo Storico della Fanteria, i 150 anni dell’Impressionismo.

La nascita del movimento artistico è, infatti, legata alla data della prima mostra impressionista organizzata dal fotografo Nadar il 15 aprile 1874 a Parigi.

L’esposizione, prodotta da Navigare srl e organizzata con il supporto del comitato scientifico composto da Gilles Chazal (ex Direttore Musée du Petit Palais, Membre école du Louvre), Vincenzo Sanfo (Curatore mostre internazionali, esperto di Impressionismo) e Maithé Vallès-Bled (ex Direttrice Musée de Chartres e Musee Paul Valéry), e diretto da Vittorio Sgarbi, presenterà un’ampia galleria di dipinti, disegni, acquerelli, sculture, ceramiche e incisioni di artisti che contribuirono, sperimentando stili e tecniche differenti, all’originalità dell’Impressionismo e che parteciparono alle otto mostre parigine organizzate sino al 1886.

Su queste eterogenee sperimentazioni la mostra si sofferma, con prospettiva filologica, documentando le origini e la storia di un nuovo modo di fare arte, influenzato sia dall’antiaccademismo e dalla pittura en plein air di Barbizon, quanto da grandi innovazioni dell’epoca: l’avvento della grande industrializzazione, la nascita della fotografia, del cinema, dell’elettricità, del telefono e dei primi voli aerei.

In particolare, l’esposizione nella Capitale evidenzia un aspetto poco conosciuto della ricerca impressionista, dedicato al disegno, all’incisione e alle tecniche di stampa, influenzati dalla recente invenzione della fotografia.

Impressionismo in mostra con Cézanne, Van Gogh, Manet, Renoir, Degas

Saranno, quindi, esposti accanto a numerosi dipinti a olio, anche bozzetti preparatori, studi e litografie di opere conosciute al grande pubblico, tra queste: La maison du doctor Gachet di Cézanne, L’homme à la pipe di Van Gogh, Il ritratto di Berthe Morisot e il Bar aux Folies-Bergère di Manet, La loge di Renoir e, ancora, le celebri ballerine di Degas, del quale in mostra sono presenti anche diverse sculture bronzee realizzate sullo studio del movimento.

Per scandire il racconto filologico dell’esposizione, il percorso si articola in tre sezioni: Da Ingres a L’École de Barbizoni fermenti dell’ImpressionismoL’Impressionismo e L’eredità dell’Impressionismo, abbracciando così un arco temporale che va da inizio ‘800, con opere di Ingres, Corot, Delacroix e Dorè, arrivando agli eredi Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck per concludersi al 1968, con un’acquaforte di Pablo Picasso, omaggio agli artisti Degas e Desboutin.

Accanto alle opere poco conosciute dei grandi protagonisti del movimento, come Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley, Monet, Morisot, Renoir, che parteciparono alla prima esposizione del 1874, si presentano allo sguardo del visitatore anche quelle di artisti comprimari, come Bracquemond, Forain, Desboutin, Lepic, Millet, Firmin-Girard e Lecomte, il cui delicato dipinto a olio Bateau sur la riviere è stata scelta come immagine simbolo della mostra.

A completamento della mostra celebrativa dell’Impressionismo, oltre le numerose opere, anche materiali documentali, come lettere, fotografie, libri e oggetti che offrono uno spaccato della società e della sensibilità dell’Ottocento in cui si formarono i rivoluzionari artisti impressionisti.

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