Raffaello, l’imperdibile mostra omaggio a Enna con un’anteprima mondiale

13 Settembre 2025

La mostra dedicata a Raffaello Sanzio presenta in anteprima nazionale l’olio su cartone del ‘600 che riproduce la Trasfigurazione dell’Urbinate e 47 tavole dell’incisore francese Letarouilly.

Raffaello, l'imperdibile mostra omaggio a Enna

Una mostra da visitare per scoprire l’influenza dell’arte rinascimentale di Raffaello Sanzio. “Raffaello. Le Stanze e le Logge vaticane nel segno di Paul Letarouilly” è il titolo della mostra inedita ospitata a Enna presso Piazza Armerina, nel seicentesco Palazzo Trigona, inaugurata il 12 settembre e in programma sino alla fine di dicembre 2025. L’esposizione è realizzata da Renaissance srl con la curatela di Nicola Barbatelli e di Vincenzo Sanfo.

Uno sguardo inedito su Raffaello Sanzio

Il progetto espositivo si distingue per l’importanza dei materiali in mostra, che hanno dato un rilevante contributo alla diffusione della fama di Raffaello Sanzio nella cultura europea tra ‘600 e ‘800: da un lato, un monumentale cartone del XVII secolo realizzato da autore ignoto e presentato per la prima volta al pubblico, con una copia della Trasfigurazione, l’ultimo capolavoro del pittore rinascimentale di Urbino; dall’altro, le 47 incisioni e cromolitografie dedicate alle Stanze di Raffaello dei Musei Vaticani e alle Logge vaticane del Palazzo Apostolico, realizzate dall’architetto e incisore francese Paul Letarouilly nel XIX secolo.

Il dipinto seicentesco presentato a Palazzo Trigona, e proveniente da una collezione privata italiana, è stato creato con olio o tempera grassa su cartone applicato su masonite di grandi dimensioni (112×77 cm) e riproduce in monocromia l’opera dell’Urbinate conservata nella Pinacoteca Vaticana. E’ l’ultima opera a portare la firma di Raffaello Sanzio da noi conosciuta. Il capolavoro finale, l’ultimo atto che il Principe del Rinascimento portò (quasi) a termine tra il 1518 e il 1520 e che fu come ricorda Vasari esposta nella stanza dove il corpo dell’urbinate giaceva immoto quel 6 aprile di 500 anni fa, nel giorno della sua morte.

Nata su incarico del Cardinal Giulio de’ Medici, futuro pontefice col nome di Clemente VII dal 1523 al 1534, La Trasfigurazione in origine sarebbe dovuta andare ad adornare la Cattedrale di Narbonne dove lo stesso era stato ordinato vescovo nel 1515. Ma l’ultimo capolavoro di Raffaello non giunse in Francia che trecento anni più tardi perché il cardinale, dopo averlo veduto, volle trattenerlo nella sua collezione privata per poi donarlo alla Chiesa di San Pietro in Montorio a Roma dove rimase collocato sopra l’altare maggiore sino al 1797.

Oggi La Trasfigurazione fa parte delle collezioni dei Musei Vaticani ed è esposta al pubblico nella Pinacoteca Vaticana, nella sala VIII dell’edificio progettato dall’architetto Luca Beltrami e inaugurato nel 1932. Eseguito con una preparazione bruna e lumeggiature bianche, il dipinto anonimo in mostra a Piazza Armerina riduce la policromia originale a una gamma tonale calda e compatta. L’opera offre agli studiosi nuove prospettive di ricerca sulla ricezione dell’arte di Raffaello nelle accademie e nelle botteghe del XVII secolo, confermando la centralità della Trasfigurazione nella tradizione figurativa europea.

Le incisioni di Paul Letaroully

Paul Letaroully è stato un architetto ed incisore francese L’indagine sulla riarticolazione del linguaggio classico svolta da Letarouilly sulle opere esemplari realizzate dagli architetti che hanno lavorato a Roma tra Quattrocento e Cinquecento presenta connotati maniacali tanto per inventiva e rappresentazione, declinati in una precisione grafica emblematica, quanto per capacità ricostruttiva e di approfondimento, aspetti che riflettono un metodo di lavoro critico e proiettivo.

Quello di Letarouilly è quindi uno studio che non si limita a raccogliere i materiali con cui il riordina i fondamenti dell’architettura occidentale, ma è esso stesso un progetto di rilettura critica dei fondamenti del Classico, trascritti nella dimensione interpretativa del ‘Moderno’. In mostra ci sono le 47 incisioni realizzate da Letarouilly e contenute nel volume Il Vaticano e la Basilica di San Pietro a Roma (1882, Ed. A. Morel et C. Editeurs) e comprendono 37 tavole in bianco e nero, ossia acqueforti, e 10 a colori, ovvero cromolitografie con ritocchi in oro eseguite a mano sotto la direzione di M. Pierre Chabat.

Queste opere, prodotte dopo un lungo soggiorno di Letarouilly a Roma a partire dal 1820 e oggi proprietà di un collezionista italiano, documentano le Stanze di Raffaello e le Logge Vaticane non limitandosi ad una riproduzione fedele, ma reinterpretando gli affreschi attraverso il filtro della grafica moderna. Realizzate mentre in Europa faceva la sua comparsa l’invenzione della fotografia, le incisioni di Letarouilly mantennero un primato indiscusso per la loro precisione ed eleganza, non potendo la nascente fotografia dell’epoca competere con la loro resa dei dettagli e dei colori. L’opera rappresenta l’ultima grande stagione della grafica d’arte come mezzo di divulgazione delle decorazioni vaticane.

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