Quando si danneggia un’opera, si lacera quel legame invisibile che unisce la memoria di un popolo alla sua identità. E’ questa l’opinione di Raffaele Iovine, Presidente dell’Associazione Polo Culturale Pietrasanta Complesso della Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, Napoli.
Posta nel cuore del centro storico di Napoli, la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta è tra i più interessanti complessi architettonici della città. L’attuale edificio barocco, opera dell’architetto Cosimo Fanzago, affonda le sue radici in epoca greco-romana e ancora oggi ospita alcune iscrizioni di epoca romana in marmo, rinvenuti e riutilizzati, com’era consuetudine del tempo, come blocchi di costruzione.
Nel Complesso della Pietrasanta, la tutela del patrimonio artistico e la sicurezza dei visitatori rappresentano una priorità, specialmente durante i mesi in cui l’afflusso si intensifica, il Complesso della Pietrasanta, oggi LAPIS Museum, ospita importanti mostre al piano basilicale e nel piano cripta/area archeologica: quest’esatte e fino al 28 settembre è visitabile la mostra “Picasso. Il linguaggio delle idee“, che offre l’opportunità di ammirare 103 delle sue opere, molte delle quali inedite, del grande artista spagnolo che soggiornò presso la città di Napoli, rimanendone estasiato, nel 1917, in occasione della messa in scena di Parade dei Balletti russi per i quali disegnò costumi e allestimento.
Intervista a Raffaele Iovine
Abbiamo intervistato il Presidente Raffaele Iovine per commentare gli ultimi fatti di cronaca riguardanti l’incuria dei visitatori presso i musei italiani, convenendo con noi sull’opportunità di ufficializzare un galateo dei musei che possa riguardare non solo i poli museali, ma anche vedere un coinvolgimento delle scuole, delle università, dei media, affinché tutti possano essere “educati al bello”.
Cosa ne pensa degli ultimi danni ad opere nei musei dovuti all’incuria dei visitatori: coincidenze o esiste un reale problema?
Non parlerei di coincidenze, bensì di segnali, talvolta allarmanti, di una più ampia crisi del senso civico e della percezione collettiva del valore del patrimonio culturale. L’opera d’arte, per sua natura, è fragile: non solo nella materia, ma anche nel rispetto che le si deve. È, come avrebbe detto Hegel, “un momento dello spirito”, un riflesso della nostra coscienza più profonda. Quando si danneggia un’opera, si lacera quel legame invisibile che unisce la memoria di un popolo alla sua identità. Dunque sì, esiste un problema reale: è culturale prima ancora che logistico o organizzativo.
Da cosa dipende secondo lei? Di chi sono le maggiori responsabilità (singoli musei, istituzioni culturali, visitatori)?
Il concetto di responsabilità non è mai univoco né semplice. Bisogna distinguere tra l’etica dell’individuo e quella della collettività. In questa ottica, le responsabilità sono condivise e stratificate. I visitatori hanno il dovere di essere custodi, non solo fruitori, del patrimonio. I musei e le istituzioni culturali devono invece predisporre contesti di visita che siano chiari, sicuri, educativi. Infine, lo Stato e le istituzioni centrali devono fornire indirizzi, fondi e soprattutto visione. Quando manca la visione, si naviga a vista; e quando si naviga a vista, si rischia di urtare gli scogli della superficialità.
Siamo in estate, periodo in cui si concentra buona parte dei visitatori dei musei che si registrano durante l’anno: quali misure all’interno del museo avete previsto per prevenire danni al patrimonio artistico e agli stessi visitatori?
Nel Complesso della Pietrasanta, la tutela del patrimonio artistico e la sicurezza dei visitatori rappresentano una priorità, specialmente durante i mesi in cui l’afflusso si intensifica. Per quanto riguarda il percorso sotterraneo, le visite si svolgono esclusivamente in forma guidata: ogni gruppo è accompagnato da operatori, la cui presenza ha una doppia funzione — quella di condurre l’esperienza in modo informato e coinvolgente, e al contempo quella di vigilare affinché l’integrità del patrimonio archeologico e naturale venga rispettata in ogni sua parte.
Analogamente, nella Basilica, quando sono ospitate mostre temporanee, è prevista la costante presenza di operatori di sala, per garantire un corretto svolgimento della visita e intervenire tempestivamente in caso di comportamenti inappropriati. Il nostro approccio, in linea con una visione etica e pedagogica del museo, mira non solo a prevenire danni, ma a promuovere nei visitatori una coscienza nuova, rispettosa dei luoghi e del loro valore profondo.
Con alcuni direttori museali abbiamo proposto un “Galateo dei musei” che invita i visitatori ad avvicinarsi a musei e mostre nel rispetto degli spazi pubblici e degli altri visitatori. Pensa che possa essere un’iniziativa che vada istituzionalizzata a livello nazionale, magari con la supervisione del Ministero?
Trovo che sia un’idea di grande valore etico e civile. Il concetto di “galateo” – nel suo significato più autentico – richiama la cura dei modi, ma anche l’armonia tra l’individuo e la collettività. In questo senso, un Galateo dei musei potrebbe restituire una grammatica comune del rispetto, capace di unire il turista occasionale al frequentatore abituale. Un’iniziativa del genere dovrebbe certamente avere un respiro nazionale, con la supervisione del Ministero della Cultura, ma sarebbe auspicabile anche un coinvolgimento delle scuole, delle università, dei media. Non si tratta solo di norme di comportamento, ma di una vera e propria educazione sentimentale al bello.
Quali iniziative ed attività proponete quest’estate per i turisti estivi che vorranno visitare il vostro museo?
Il Complesso della Pietrasanta ospita “Picasso – Il linguaggio delle idee”, una mostra che esplora la straordinaria versatilità di Pablo Picasso attraverso i molteplici linguaggi espressivi da lui sviluppati nel corso della sua vita. Dalla scultura alla ceramica, dalle incisioni all’arte scenica, l’esposizione guida il visitatore in un percorso che restituisce non solo la potenza creativa dell’artista, ma anche la sua instancabile ricerca di forme nuove per pensare il mondo.
In questo contesto, la Basilica non è solo spazio espositivo, ma luogo di risonanza simbolica, capace di accogliere un’arte che si fa filosofia visiva. È un’occasione per riscoprire un Picasso meno noto, più intimo e poliedrico, in cui – come nei luoghi sacri – l’uomo e l’opera coincidono».
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