Portata alla luce nel 1933, riapre al pubblico per la prima volta dopo 40 anni a Pompei la Casa degli Amanti, gioiello unico del sito archeologico campano. La casa, situata nel cuore della Regio I, era chiusa al pubblico dagli anni Ottanta quando, con il sisma, si rese necessario realizzare un ordito di puntelli a sostegno della copertura dell’atrio e del peristilio, occultando e stravolgendo la lettura degli spazi e delle decorazioni della domus. Conclusa la messa in sicurezza degli Scavi, aprono anche la casa della Nave Europa e la casa del Frutteto.
Dopo 5 mesi di attesa, il Parco Archeologico di Pompei ha finalmente un suo direttore, l’archeologo Massimo Osanna
La Casa degli amanti
La Casa prende il nome dal verso inciso in un quadretto con anatre sul fondo del peristilio che recita Amantes, ut apes, vitam melitam exigunt (Gli amanti conducono, come le api, una vita dolce come il miele). Negli anni lo stato di conservazione della domus era divenuto tale da impedirvi l’accesso perfino ai tecnici. La particolarità più rilevante dell’abitazione consiste nella presenza e nella conservazione pressoché completa del secondo piano del peristilio (giardino colonnato), un tempo accessibile attraverso una scala nel portico settentrionale (di cui è visibile la traccia sulla parete di fondo). Questo secondo piano sembra essere stato aggiunto nel corso del I secolo d.C. Lo stato di sostanziale integrità in cui furono rinvenute le strutture pertinenti al livello superiore permise, già all’indomani dello scavo, di recuperare la configurazione originaria di questo spazio, restituendo alla percezione e alla conoscenza una soluzione architettonica (peristilio a doppio ordine), che ad oggi rappresenta un unicum a Pompei.
“Una stanza meravigliosa ed enigmatica, da studiare a fondo”, racconta il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Matteo Osanna
L’intervento di ripristino
Fatta eccezione per le pitture delle fauces e per alcuni pavimenti del II stile, le pitture presenti nella domus furono realizzate in IV stile nel corso del I sec. d. C. In questa domus la messa in sicurezza ha riguardato anche il consolidamento della copertura e dei solai. L’intervento di ripristino delle coperture dell’atrio si è posto in continuità con la riconfigurazione che la domus aveva ricevuto nel complesso, durante i lavori di restauro degli anni trenta concomitanti allo scavo. Alcuni oggetti rinvenuti nella casa (un braciere, un bacile, una lucerna in bronzo e delle cerniere in osso) sono esposti in una vetrina collocata nell’atrio. L’esposizione rientra nel progetto di musealizzazione diffusa, già avviata da tempo in diversi edifici degli scavi, allo scopo di ricollocare e contestualizzare i reperti negli ambienti del loro ritrovamento.
Pompei orgoglio italiano
“Pompei è una bellissima storia di riscatto e rinascita. Era sinonimo di crolli, di file di turisti in attesa davanti ai cancelli, di incapacità di spendere i fondi, adesso è l’opposto. È un modello nel mondo, come hanno riconosciuto l’Unesco e la stessa Unione Europea”. Così il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini oggi in
visita agli scavi per la conclusione della messa in sicurezza del Grande progetto Pompei e l’apertura al pubblico delle tre nuove domus. “I 105 milioni di euro previsti per il Grande progetto Pompei sono stati spesi tutti e bene – ha aggiunto il ministro – adesso abbiamo stanziato altri 50 milioni di euro per proseguire i lavori perché a Pompei i lavori non finiranno mai, ci sono 22 ettari ancora da scavare e la città richiede manutenzione e ricerca continua. I risultati di questi anni sono sotto gli occhi di tutti – ha concluso Franceschini – e il merito va al lavoro lungo e silenzioso delle tante professionalità dei beni culturali che hanno lavorato con impegno e tenacia”.
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