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Philippe Daverio, “Direttori dei musei sospesi dal Tar? E’ il delirio della democrazia in Italia”

Non usa mezzi termini il celebre critico d'arte Philippe Daverio nel commentare la decisione del Tar del Lazio di bocciare la nomina di 5 dei 20 direttori dei principali musei italiani

MILANO – Il delirio di una democrazia. Non usa mezzi termini il celebre critico d’arte Philippe Daverio nel commentare la decisione del Tar del Lazio di bocciare la nomina di 5 dei 20 direttori dei principali musei italiani voluta dalla riforma del Ministro della Cultura Dario Franceschini nell’estate 2015. Ecco le parole del celebre critico d’arte raccolte a caldo.

 

Cosa ne pensa della decisione del Tar del Lazio di sospendere la nomina dei direttori stranieri dei musei italiani?

E’ formidabile, è come se ci fossero due paesi paralleli: uno concreto dove le cose avvengono, l’altro dove tre anni dopo vengono sospese le cose avvenute. E’ un momento topico, se si vuole analizzare la drammatica consistenza nazionale. E’ un momento di grande riflessione sulla struttura giuridica che governa il Paese. Probabilmente i giudici del Tar del Lazio hanno scelto la data del 24 maggio per celebrare la Seconda Guerra Mondiale rendendo omaggio alla Canzone del Piave “Non passa lo straniero”.

Ci saranno ripercussioni secondo lei dal punto di vista internazionale?

All’estero non ci saranno ripercussioni: siamo già considerati pittoreschi da tutta la comunità internazionale. Come diceva il generale De Gaulle “L’Italia non è un Paese povero, ma un povero Paese.”

Quali saranno gli scenari futuri?

Non lo so, l’Italia è un Paese dove la fantasia la fa da padrona da secoli. Oggi ancor più del solito. Da contribuente, è un mio diritto conoscere i curricula di questi giudici, sapere la loro storia e la loro maturazione intellettuale e giuridica che li porta in questa direzione. Da antropologo, ritengo importante sapere i motivi per i quali siamo condannati a questa inarrestabile deriva.

 

 

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