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Il percorso pittorico di Amiet in mostra a Mendrisio

"Il paradiso di Cuno Amiet, da Gauguin a Hodler, da Kirchner a Matisse", è la prima antologica in Ticino e in area italiana dedicata al pittore post impressionista svizzero Cuno Amiet e ai suoi meravigliosi dipinti e sarà visitabile fino al 28 gennaio

MILANO – Cuno Amiet è tra le personalità più rappresentative dell’arte svizzera della prima metà del Novecento,
probabilmente dopo Hodler la più conosciuta. Amiet può essere indicato come la figura di riferimento in area
francofona. Amiet e Hodler erano colleghi in stretto rapporto, per un certo periodo di tempo anche amici  e molto sensibili l’uno verso l’altro in termini artistici, con l’esempio trainante del più anziano tra i due, vale a dire il pittore svizzero-tedesco. Amiet può essere annoverato quale maggiore esponente svizzero di una tradizione francese impressionista e postimpressionista.  Partito giovanissimo in compagnia di Giovanni Giacometti alla volta di Parigi e poi della Bretagna, Amiet si farà conoscere per le sue straordinarie qualità di colorista.

La sua opera e i soggetti

Per un ventennio, nel corso dei primi due decenni del Novecento, la sua opera rappresenta la punta di diamante dell’avanguardia artistica svizzera. Non solo Amiet si ritrova nel cuore delle nuove tendenze francesi, tra simbolisti e neoimpressionisti, ma pochi anni dopo anche tra i fondatori, con Kirchner, Heckel e alcuni altri del gruppo Die Brücke, all’origine dell’espressionismo tedesco. Nei primi due decenni il suo lavoro si contraddistingue per la continua sperimentazione, le innovative scelte compositive e soprattutto cromatiche. Amiet è anche noto per i suoi soggetti,i suoi paesaggi, le sue figure, le sue nature morte sempre improntati a un forte senso di armonia e serenità. Amiet sviluppa nel tempo, senza mai venirne meno, un proprio codice di valori positivi, incentrato sul sentimento di pienezza e di felicità che si gode in un’esistenza trascorsa in armonia con il mondo esterno, pienamente appagata dalla bellezza della natura, dalle sue innumerevoli manifestazioni di luci e colori. Per gran parte della sua vita Amiet dipinge nella campagna bernese, a Oschwand, in un ambiente di intatta bellezza agreste. Figure, paesaggi, gli stessi interni e le nature morte,riportano sempre alla mente  un’impressione di Arcadia, di paradiso terrestre, che viene scandito dai rapporti umani, dal lavoro nei campi, dall’amore verso il prossimo e la famiglia, dall’immergersi
dell’uomo nella natura. È un sentimento di fondo basilare nell’opera di Amiet, coerente e riscontrabile lungo tutto il suo percorso.

La mostra

La rassegna del Museo d’arte di Mendrisio fino al 28 gennaio 2018, la prima in Ticino e in area italiana, composta da circa settanta dipinti e una sessantina di opere su carta, ricostruisce il lungo e ricchissimo percorso pittorico di Amiet. Capolavori provenienti dalla Fondazione Amiet di Oschwand e da svariati tra i maggiori istituti museali della Svizzera: primo fra tutti il Kunstmuseum di Soletta, il quale vanta nelle sue collezioni alcuni tra i più significativi dipinti del pittore, seguito dal Kirchner Museum di Davos, il Kunstmuseum di Berna, il Kunsthaus di Zurigo, il Musée d’art et d’histoire di Friborgo, la Collection Pictet di Ginevra, l’Aargauer Kunsthaus, il Kunstmuseum di Olten, tra gli altri. Esposte opere magnifiche come Ragazza bretone sotto gli alberi (1893), le tre versioni di Paradiso (quella, celebre, del 1894-1895, l’olio del 1900-1901 e l’ultima del 1958), Doppio ritratto (1903), Natura morta floreale (1904), Studio per “le ragazze gialle” (1905), ammirato da Kirchner, La ragazza gialla (1907), La raccolta delle mele (1907), Nudo femminile sdraiato con fiori (1912), Autoritratto davanti a un dipinto del giardino (1919), Liette (1932).

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