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Perché Pablo Picasso amava così tanto la città di Napoli?

In occasione della mostra "Picasso. Il linguaggio delle idee", scopriamo il legame speciale che unisce la città partenopea con l'artista Pablo Picasso

Quando Pablo Picasso arrivò a Napoli nel 1917 disse: “Rinuncio ad andare a Roma per conoscere il Papa perché attraverso le meraviglie di questa città ho conosciuto Dio”. Ecco che 103 delle sue opere, molte delle quali inedite, arrivano proprio a Napoli alla Basilica di Santa Maria alla Pietrasanta – Lapis Museum, in occasione della mostra “Picasso. Il linguaggio delle idee“, aperta al pubblico fino al 28 settembre.

Prodotta da Navigare srl e curata da Joan Abelló con Stefano Oliviero, la rassegna si articola in otto sezioni – Picasso, Arlecchino e i saltimbanchi, Le Tricorne, Le incisioni, Le ceramiche, Paloma, Manifesti, L’Amico vagabondo divertente, Le fotografie – e segue due direttrici: da un lato, l’indagine sulle tecniche meno convenzionali frequentate da Picasso nel corso di oltre mezzo secolo di attività; dall’altro, il racconto delle relazioni, dei sodalizi e delle amicizie che hanno alimentato la sua inesauribile energia creativa.

Come Napoli conquistò Pablo Picasso

La mostra riporta Picasso a Napoli, città che seppe conquistarlo e in cui soggiornò nel 1917, in occasione della messa in scena di Parade dei Balletti russi per i quali disegnò costumi e allestimento. A Napoli, e in genere durante i suoi viaggi in Italia, Picasso rimase incantato da alcune delle maggiori espressioni della cultura tradizionale napoletana, dal presepio fino al teatro popolare oltre che dal binomio particolare composto dalla città antica e da quella moderna.

Fu in particolare il mondo della commedia dell’arte e delle maschere tradizionali a colpire il pittore andaluso: Picasso aveva assistito a numerosi spettacoli di marionette con ‘Pulcinella’ protagonista, rimanendo estremamente affascinato dai suoi continui cambiamenti nel gesto. Pulcinella divenne poi, con i costumi di Picasso, un’opera dei Balletti russi, che portarono in scena anche Le Tricorne (1920) con le musiche di Manuel de Falla. Anche di questo celebre balletto, Picasso fu autore dei costumi per i personaggi popolari protagonisti del racconto ispirato al folklore andaluso. In mostra sono presenti 33 stampe di disegni realizzati dall’artista.

Collegato all’interesse di Picasso per le maschere popolari e anche per il mondo del circo, a inizio ‘900 forma artistica e di intrattenimento molto in voga, la mostra dedica un piccolo ma significativo spazio anche alla figura di Arlecchino e ai saltimbanchi, figure emblematiche del suo “periodo blu”, specchio di una sensibilità inquieta che continua a interrogare il confine tra arte e vita.

In mostra sono presenti due after work: l’acquaforte e acquatinta Les Saltimbanques (The Acrobats) au chien del 1905 e la collotipia a colori Arlequin et Sa compagne (Les Deux Saltimbanques) del 1901.

Una curiosità della mostra: le ceramiche del pittore andaluso

Altra parte importante della mostra è la sezione dedicata alla ceramica. Picasso visse la ceramica come sfida creativa, un campo artistico tutto da esplorare che lo condusse a numerose scoperte. In mostra ne sono presenti 10 esemplari, realizzati negli anni ’50 a Vallauris, borgo della Costa Azzurra famoso proprio per la sua produzione ceramica I dieci pezzi in mostra, prodotti in collaborazione con Edition Madoura, mostrano appunto come Picasso abbia saputo trasformare l’artigianato in linguaggio artistico autonomo, portando il fuoco della fornace nel cuore della sua poetica.

Di quel periodo sono anche le fotografie della apposita sezione, con 15 scatti rappresentativi dell’amicizia e della stima che legò l’artista ai fotografi Edward Quinn e a André Villers che immortalavano Picasso in diverse occasioni private. In esposizione si possono osservare momenti di vita quotidiana e familiare di Picasso, nella villa “La Californie” a Cannes, con la famiglia e la celebre capra Esmeralda, e a Vallauris. In particolare, spicca la famosa e ironica fotografia di Villers con Picasso in posa come Braccio di ferro (1957)., sintesi perfetta di carisma e autoironia.

Non manca un focus sulle relazioni d’amicizia che hanno segnato il suo percorso umano e artistico. È il caso del dipinto Paesaggio lussureggiante (1930), recentemente attribuito ad Àngel Fernández de Soto, figura vicina a Picasso e ritratta dallo stesso nel Bevitore d’assenzio del 1903. L’olio su tela – unico in mostra – assume un valore simbolico all’interno di un’esposizione dominata dal segno, dal gesto e dalla sperimentazione.

Foto articolo: Picasso in costume stravagante indossa una giacca da torero davanti al cancello della villa “La Californie”, Cannes; Edward Quinn – 1956.
© edwardquinn.com Collezione privata
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