Il Governo e il dibattito pubblico discutono ogni giorno su cosa fare per impianti da sci, partite di calcio, bar, ristoranti, centri commerciali, spa, mentre non rivolgono mai una parola per musei, biblioteche, teatri e luoghi d’arte, che sono il portato principale della nostra millenaria civiltà e che sono chiusi o inattivi da un anno, immobilizzati in una palude senza programmazione, senza sostegni a chi vi lavora, se non qualche mancia dell’Inps.
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Sulla riapertura dei musei
Venezia ha già deciso la chiusura dei musei civici fino ad aprile. Perché tenerli aperti, senza turisti, come dice il sindaco Brugnaro, è come “buttar via i soldi”. La città lagunare dimostra così di concepire l’arte soltanto come tornaconto turistico, nuda bigliettazione d’entrate e uscite, con una visione ragionieristica del patrimonio culturale, ridotto a provvigione per pagare bollette e stipendi.
Firenze, Roma, Milano e le altre città più turisticizzate non si sono ancora espresse sui prossimi mesi: spero lo facciano a breve, dichiarando l’esatto contrario di Venezia.
Apriamo musei, teatri e gallerie, anche senza turisti, perché, in un momento di grande disagio psicologico e lavorativo, i cittadini debbono sapere che le arterie principali della loro civiltà (scuole, ospedali, musei, aeroporti, ferrovie, teatri, biblioteche, uffici) continuano a reggere e funzionare.
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Quanto costano le chiusure
Se facciamo funzionare molte attività (perché ritenute essenziali), mentre lasciamo chiusi i luoghi d’arte (perché ritenuti facoltativi o costosi), noi condanniamo questi spazi alla totale irrilevanza sociale. Capiamo benissimo i costi realistici delle aperture, ma dovremmo capire ancora di più i costi simbolici delle chiusure.
Le città che tengono aperti i musei soltanto quando ci sono i turisti, si condannano ad essere città carovaniere, cioè abitate e frequentate da gente che arriva e se ne va. E in assenza di turismo, le città carovaniere, che hanno puntato tutto sul turismo, anziché sul senso della cittadinanza e dell’appartenenza, diventano città fantasma, città presepe, set cinematografici svuotati di qualunque legame civico. Centri storici pieni di telecamere ma privi di persone, come Matera.
Il valore dei musei
I musei sono ciò che unisce i cittadini alla propria memoria. E come le scuole e gli ospedali, non possono essere chiusi. Non basterà aprire la porta per dire che i musei e i teatri sono aperti. Con i limiti e le precauzioni del contingentamento, bisognerà farli abitare. E questa è la sfida che ci aspetta.
Luca Nannipieri
Photo credits Paolo Ferraina