Sei qui: Home » Arte » Perché Caravaggio rappresenta una svolta epocale nella storia della pittura

Perché Caravaggio rappresenta una svolta epocale nella storia della pittura

Paolo Jorio e Rossella Vodret sono autori del libro “Il mistero dell’angelo perduto”, incentrato sulla passione per il Caravaggio e per il suo capolavoro San Matteo e l’angelo

MILANO – Un artista disordinato, irascibile e violento nella vita quanto ordinato e riflessivo nella sua arte, incapace di andare d’accordo con qualsiasi altro artista, perché la sua pittura, dall’apparenza naturale, era ed è quanto di più innovativo e moderno ancora oggi possa esserci. E’ questa l’eccezionalità di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio secondo Paolo Jorio, autore, regista e conduttore di programmi radiofonici e documentari d’arte. Dal 2003 dirige il Museo del Tesoro di San Gennaro di Napoli. Paolo Jorio insieme alla curatrice Rossella Vodret è autore del libro Il mistero dell’angelo perduto(Skira), un intreccio avvincente di un passato e di un presente denso di avvenimenti reali incentrato sulla passione per il Caravaggio e per il suo capolavoro San Matteo e l’angelo.


Da dove è nata l’idea di scrivere questo libro?

Nasce dall’idea di scavare nel periodo storico in cui sono andate perse molte opere d’arte a causa del conflitto mondiale. Spesso trafugati dai tedeschi nei paesi occupati e poi portati in Germania, migliaia e migliaia di capolavori furono nascosti dai nazisti nelle miniere di potassio alla periferia di Berlino e nelle Flakturme le tre torri in cemento armato, munite di radar e artiglieria contraerea costruite nello zoo della antica capitale tedesca a difesa della città, per preservarli dai bombardamenti quando cominciarono a colpire Berlino. Infine Hitler, prima della capitolazione totale, diede lo scellerato ordine di distruggerli. Un misterioso incendio che durò quattro giorni colpì la  Flakturm Friedrichshain e quando i sovietici entrarono in Berlino e tantissime opere di celebri autori furono distrutte o perlomeno si presume  fossero andate distrutte. Ma fu veramente così? Ecco dunque che nasce il mistero di quanti e quali capolavori siano stati distrutti per sempre e quali invece siano stati sottratti e custoditi chissà dove. Tra questi il bellissimo San Matteo e l’angelo di Caravaggio.

 

Come mai c’è così tanto interesse per Caravaggio?

Perché Caravaggio rappresenta una svolta epocale nella storia della pittura, un vento innovatore che muta i canoni classici della pittura, e arriva diritto al cuore. Un artista disordinato, irascibile e violento nella vita quanto ordinato e riflessivo nella sua arte, cosciente di essere il miglior pittore che lavorasse a Roma, incapace di andare d’accordo con qualsiasi altro artista, perché la sua pittura, dall’apparenza naturale, era ed è quanto di più innovativo e moderno ancora oggi possa esserci. Guardando con un po’ più di attenzione le sue tele notiamo che la luce è preparata, illumina solo le parti che l’artista ritiene di dover illuminare per dare importanza e significato alla tela. Sembra il fotografo che nelle riprese cinematografiche aiuta il regista a scegliere le luci, gli angoli, le inquadrature le scene migliori. E la mostra di Milano con l’esposizione cronologica delle sue venti opere  dimostra un altro fatto  importante nella pittura di Caravaggio: l’artista passa da una luminosità diffusa come nel «Riposo durante la fuga in Egitto» del 1597 a un luce/ombra sempre più contrastanti e sempre più forti, fino a far uscire la figura da un fondo scuro, spesso facilitato dalla preparazione delle tele su colori cupi, in una luce carica di suggestioni espressive. Caravaggio, un grandissimo con il quale era impossibile accompagnarsi, come scriveva nel 1604 il primo quasi biografo Karel van Mander, che la mostra milanese ci restituisce nella sua provocante bellezza.

 

La storia si ispira a fatti reali?

La storia e i protagonisti, Olia, Vika ed Helmut  sono di pura invenzione, ma sono però inseriti su fatti storici realmente accaduti. Frutto di un’attenta ricerca e una scrupolosa ricostruzione degli avvenimenti, sono state quindi intrecciate storia e fantasia, e in qualche modo ci si è ispirati molto liberamente a due donne speciali del secolo scorso, una russa, l’altra moldava, che hanno avuto ruoli non marginali nella storia dello spionaggio russo e della resistenza francese, prima e durante il secondo conflitto  mondiale e, che hanno rivestito al termine importanti incarichi  di diffusione nel mondo della cultura e dell’arte.

 

Può il libro, oltre alle mostre, riuscire a riscontrare un maggiore interesse per il mondo dell’arte?

Uno degli obiettivi del libro è proprio questo. Il Mistero che ha avvolto il dipinto San Matteo e l’angelo è stato un pretesto non solo per raccontare un pezzo di storia drammatico, ma anche di raccontare l’arte, difar comprendere che la storia, nella sua tragicità, si ripete e spesso con gli stessi errori. E l’arte spesso ne paga le conseguenze. I totalitarismi e gli integralisti hanno sempre condizionato l’arte e gli artisti, cercando di distruggere la memoria storica dell’uomo; Come non pensare a Hitler e a Stalin quando abbiamo assistito inermi alla distruzioni di incredibili testimonianze storiche e artistiche da parte dei talebani e/o dei componenti dell’ISIS. Come non pensare a Hitler e a Stalin che hanno adoperato la stessa misura punitiva e persecutoria nei riguardi degli artisti non allineati al potere. I musei dell’intera nazione tedesca e sovietica furono epurati da tutti i lavori dell’Arte Moderna: opere dei cubisti, espressionisti, primitivisti, astrattisti e dadaisti distrutte o nascoste. furono Nel 1939, nella piazza di Berlino, in un rogo dimostrativo, furono distrutti innumerevoli capolavori tedeschi, tra cui anche opere di artisti come Matisse, Gauguin, Van Gogh e Munch.  E’ paradossale che i rispettivi padiglioni nazisti e sovietici dell’ Esposizione Internazionale di Parigi del 1937, posti uno di fonte all’altro, ideati da architetti differenti e con l’assoluto reciproco segreto della progettazione, alla fine si siano rivelati praticamente identici.

Nel 1937 Goebbels  addirittura organizzò due mostre parallele: una dedicata agli artisti della grande arte germanica e una, chiamata Arte degenerata, con le opere degli artisti abiurati ed espulsi dal nazismo. Il risultato non fu però quello desiderato dal regime perchè la mostra di arte degenerata ebbe milioni di visitatori mentre l’altra poche migliaia.

Il libro racconta tutto questo e può suscitare l’interesse per l’arte perché va di pari passo con la storia dell’uomo.

© Riproduzione Riservata