Il Guggenheim Museum di Bilbao, in collaborazione con BBK, è lieto di presentare la mostra Paul Pfeiffer: Prologo alla Storia della Nascita della Libertà, un’esposizione monumentale dedicata a uno degli artisti contemporanei più visionari e influenti del panorama internazionale.
Paul Pfeiffer, nato a Honolulu nel 1966 e residente a New York, è noto per il suo approccio sperimentale e multidisciplinare, che attraversa i confini tra video, fotografia, scultura e installazione. Le sue opere, molte delle quali diventate punti di riferimento della videoarte, offrono una riflessione profonda su temi di identità, appartenenza e costruzione dell’immagine, con un particolare sguardo alla cultura pop e allo spettacolo mediatico.
La mostra
Questa mostra è una delle più importanti dedicate a Pfeiffer in Europa e rappresenta un’occasione unica per esplorare il vasto repertorio dell’artista, dall’analisi critica degli eventi sportivi e di massa fino alla decostruzione dei meccanismi di culto e spettacolarizzazione della celebrità. Prologo alla Storia della Nascita della Libertà guida il visitatore attraverso una selezione di circa trenta opere, che coprono i momenti salienti della carriera di Pfeiffer, dagli iconici video degli anni ‘90, dove il montaggio e la rimozione sono protagonisti, fino alle sue ultime installazioni immersive e sculture su larga scala.
Sostenendo questa esposizione, BBK riafferma il proprio impegno nel campo culturale, promuovendo non solo la fruizione dell’arte contemporanea ma anche un dibattito sociale critico. L’iniziativa rispecchia infatti i valori dell’ente, favorendo uno spazio di riflessione sui temi centrali della contemporaneità, come il ruolo dei mass media nella formazione della memoria collettiva e dell’identità. In un’epoca in cui le immagini sono riprodotte e consumate a ritmi senza precedenti, Pfeiffer ci invita a interrogarci sul potere di ciò che vediamo e su come queste rappresentazioni modellino la nostra percezione del mondo. Come ha dichiarato lo stesso artista, “si pone sempre la stessa domanda: chi usa chi? È l’immagine a costruire noi o siamo noi a costruire le immagini?”
Il titolo della mostra, Prologo alla Storia della Nascita della Libertà, richiama volutamente il discorso del regista Cecil B. DeMille che introdusse il colossal I dieci comandamenti nel 1956, alludendo alla complessa relazione tra spettacolo e rappresentazione della libertà. La scelta di questo titolo è un invito ad esplorare come Pfeiffer, attraverso la lente dell’arte, ripensi concetti di libertà e identità, sovrapponendo in modo critico la storia dell’intrattenimento e il culto della celebrità all’evoluzione della società moderna.
La mostra esplora, dunque, le domande che permeano il mondo della cultura di massa e della mediazione tecnologica, coinvolgendo il pubblico in un viaggio tra passato e presente, tra l’iconografia religiosa e le moderne forme di idolatria, con uno sguardo rivolto alla creazione dell’immagine globale.
La mostra si apre con le iconiche video-sculture di Pfeiffer degli anni ’90 e primi 2000, opere che utilizzano un processo di rimozione e manipolazione delle immagini con tecniche digitali pionieristiche. Tra queste spiccano Frammento di una crocefissione (secondo Francis Bacon) e Giovanni 3:16, che esplorano il tema del sacrificio e del culto mediatico attraverso partite di basket. In Il lungo conteggio, Pfeiffer rielabora i combattimenti di Muhammad Ali, riducendo le immagini a piccoli monitor, creando una visione spettrale e intensa. Con opere più recenti, come Cariatide (Mayweather) e I quattro cavalieri dell’Apocalisse, Pfeiffer esplora la figura iconica dell’atleta, immortalata come un moderno santo, e invita a riflettere sul potere dell’immagine nello spettacolo sportivo.
Folla e potere
Un altro tema centrale è il ruolo della folla e il potere del collettivo. In The Saints, Pfeiffer ricostruisce il suono della storica finale della Coppa del Mondo del 1966 con voci di spettatori filippini, sottolineando il ruolo del suono nella costruzione dell’identità collettiva. In Live from Neverland, l’artista usa un gruppo di studenti filippini per ricreare un discorso di Michael Jackson, esplorando il ventriloquismo e il contrasto tra individualità e collettività. Queste opere evidenziano il complesso rapporto tra spettatori e celebrità, esponendo le dinamiche della partecipazione di massa e la costruzione di esperienze condivise.
“Incarnator”
Un’opera significativa della mostra è la serie Encarnador, in cui Pfeiffer collabora con scultori tradizionali di Sevilla e Betis Pampanga nelle Filippine per creare immagini che ricordano i santi cattolici, utilizzando però il volto di Justin Bieber, una star della cultura pop contemporanea. Il progetto riporta alle rotte coloniali del XVI secolo, richiamando l’artigianalità e i legami storici tra religione e globalizzazione. L’opera mette in luce come Pfeiffer ritragga l’adorazione contemporanea, facendo emergere somiglianze tra il culto religioso e quello delle celebrità.
Produzione e post-produzione
Un aspetto cruciale della ricerca di Pfeiffer è l’analisi del processo di creazione e manipolazione delle immagini, un tema esplorato nell’opera Rosso Verde Blu, in cui Pfeiffer rappresenta lo stadio come uno studio televisivo e osserva una marching band universitaria durante una partita di football negli Stati Uniti. Questo lavoro svela il funzionamento dell’intrattenimento di massa e il ruolo delle tecnologie di trasmissione nel modellare l’esperienza collettiva, sottolineando la costruzione artificiale dell’identità attraverso la mediazione delle immagini.
Identità e rappresentazione
Le opere di Pfeiffer riflettono sulla costruzione dell’identità e sul ruolo delle immagini dei mass media, ponendo domande fondamentali: “È l’immagine a costruire noi o siamo noi a costruire le immagini?”. Da sempre l’artista manipola registrazioni di eventi mediatici, come eventi sportivi e concerti, per rivelare le strutture che condizionano la memoria collettiva. Le sue opere svelano come la nostra percezione della realtà sia plasmata dai meccanismi di riproduzione e trasmissione, anticipando tendenze attuali, come la diffusione delle GIF e dei video virali, che accentuano i momenti iconici della cultura pop.
Paul Pfeiffer
Paul Pfeiffer è nato a Honolulu, Hawai, ha trascorso l’adolescenza nelle Filippine e dal 1990 vive e lavora a
New York. Tra le mostre personali allestite nei musei, spiccano The Athenaeum, Athens, Georgia, 2023; Inhotim Institute, Minas Gerais, Brasile, 2018; Bellas Artes Outpost, Manila, 2018; Museum of Contemporary Art Chicago, 2017; Honolulu Museum of Art, 2016; Museum of Contemporary Art and Design, Manila, 2015; Artangel, Londra, 2014;
Blanton Museum of Art, Austin, 2012; Sammlung Goetz, Monaco di Baviera, 2011; Hamburger Bahnhof – Nationalgalerie der Gegenwart, Berlino, 2009; MUSAC León, 2008; National Gallery of Victoria, Melbourne, 2005; MIT List Visual Arts Center and the Museum of Contemporary Art, Chicago, 2003; Whitney Museum of American Art, 2001.
Ha presentato le sue opere anche in importanti mostre internazionali, da ultimo alla Biennale Performa e alla Biennale di Honolulu nel 2019, nonché alla Biennale di Toronto e alla Seoul Mediacity Biennale nel 2022. Le sue opere sono presenti nelle collezioni di musei quali il Museum of Modern Art di New York; Whitney Museum of American Art, Nueva York; Museum of Modern Art, San Francisco; M+, Hong Kong; Solomon R. Guggenheim Museum, New York, e Tate Modern.