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L’Orfeo solitario di De Chirico, la rappresentazione metafisica della solitudine dell’uomo

Giorgio de Chirico è stato uno degli autori più criptico e influente dei primi decenni del secolo scorso. Analizziamo la sua opera "Orfeo solitario"

Giorgio de Chirico è stato uno degli autori più criptico e influente dei primi decenni del secolo scorso. Anche Breton lo inserì tra i maggiori esponenti del Surrealismo pur sapendo che de Chirico, come anche il fratello Savinio, detestavano questa classificazione ritenendosi, a ragione, non surrealisti ma metafisici.

Un chiaro esempio di arte metafisica è “Orfeo solitario“, opere del 1973 dove il dio, o semidio a seconda delle tradizioni, è rappresentato con una lira in mano, su di un palcoscenico. Analizziamo l’opera.

Orfeo solitario

Analisi dell’opera

Orfeo, dio, o semidio, della musica e della poesia è raffigurato sul palco, tenendo una lira. Dietro Orfeo, sullo sfondo, è dipinto un paesaggio luminoso tipico del Mediterraneo, più realistico e meno mitologico del solito: un mare azzurro, case bianche, ulivi e un cielo estivo sereno. La tavolozza dell’anziano artista è vivace e luminosa, simile a quella di un bambino. De Chirico immagina la sua terra d’origine in una delle sue ultime opere e, in qualità di artista-cantante-manichino, saluta il suo pubblico offrendo un esempio del suo lavoro.

La scena è ambientata su un palcoscenico con due tende laterali che si aprono per rivelare un paesaggio mediterraneo alle spalle del protagonista. Questo paesaggio comprende un cielo azzurro, casette bianche e alberi tipici del bacino del Mediterraneo, che contribuiscono a creare un’atmosfera serena e luminosa.

Orfeo, il personaggio centrale, è rappresentato con una testa ovoidale e senza lineamenti, caratteristica dei manichini che Giorgio de Chirico utilizzava frequentemente nelle sue opere. Il suo corpo è una struttura composita, quasi meccanica, che incorpora elementi architettonici come facciate di edifici e colonne, quasi a suggerire che l’arte e la cultura greca antica sono parte integrante della sua essenza. La lira che tiene in mano è un simbolo chiaro della sua identità di dio della musica e della poesia.

Simbolo di solitudine e distacco

Orfeo, nella mitologia greca, è un personaggio legato alla musica e alla poesia, famoso per la sua capacità di incantare chiunque, persino le forze della natura, con il suo canto. In questo dipinto, Giorgio de Chirico rappresenta Orfeo non solo come un musicista, ma anche come un simbolo della solitudine e del distacco. La figura appare isolata e quasi alienata, in linea con il tema della solitudine che spesso ricorre nelle opere di de Chirico.

Il paesaggio sullo sfondo è un elemento fondamentale del dipinto. Rappresenta non solo la bellezza e la luminosità del Mediterraneo, ma anche una sorta di utopia perduta. Il paesaggio, con il suo cielo azzurro e le casette bianche, crea un contrasto con l’immagine alienante di Orfeo, suggerendo un luogo di pace e serenità lontano dalle inquietudini umane.

La rappresentazione di Orfeo come manichino è tipica dell’estetica metafisica di Giorgio de Chirico. Il manichino è una figura ricorrente nelle sue opere e rappresenta l’idea dell’assenza di vita, la solitudine e l’alienazione. La testa senza lineamenti suggerisce un’assenza di identità e di emozioni, evocando un senso di mistero e di enigma.

Opera risalente al secolo scorso, l’Orfeo solitario di Giorgio de Chirico ancora oggi può essere annoverata come un’opera estremamente attuale per il modo in cui rappresenta il protagonista del quadro: assente, solo e alienato, quasi un manifesto della società di oggi, composta in buona parte da persone non coinvolte nel dibattito quotidiano e nell’impegno comune a migliorare la società.

Giorgio de Chirico

Giorgio de Chirico (10 luglio 1888 – 20 novembre 1978) è stato un pittore e scultore italiano, considerato uno dei principali esponenti del movimento artistico metafisico. Nato a Vólos, in Grecia, da genitori italiani, trascorse gran parte della sua giovinezza tra la Grecia e l’Italia. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, dove venne influenzato dalla filosofia di Nietzsche e dalla pittura simbolista.

Nel 1911 si trasferì a Parigi, dove conobbe e influenzò artisti e scrittori dell’avanguardia, come Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso. Le sue opere sono caratterizzate da atmosfere enigmatiche e sospese nel tempo, con piazze deserte, architetture classiche e manichini senza volto. Tra i suoi dipinti più noti ci sono “L’enigma dell’ora” e “Le muse inquietanti”.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, il suo stile evolse verso una pittura più classica e tradizionale, ma il suo contributo alla pittura moderna rimane fondamentale. Giorgio de Chirico è morto a Roma nel 1978, lasciando un’eredità duratura nel mondo dell’arte.

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