Nelle Gallerie degli Uffizi, tra i quadri rinascimentali e barocchi, batte anche un cuore africano. Insieme alla Venere di Botticelli, alla Medusa di Caravaggio e a tanti altri capolavori, il museo fiorentino accoglie un nucleo di opere affidato a personaggi ‘black’, storici, biblici o mitologici. Scopriamo così i ritratti dei re dell’Abissinia e dell’Etiopia, l’Adorazione dei Magi di Albrecht Dürer, dove uno dei tre re ha tratti inequivocabilmente africani. Ma anche il Trio di popolani immortalato dal fiammingo Justus Suttermans e molte altre opere ancora.
Black Presence, il cuore nero degli Uffizi
Ed è proprio dall’esigenza di andare a riscoprire gli elementi artistici della cultura nera disseminati nella collezione degli Uffizi che è nato il progetto ‘Black Presence’. Al suo centro, video e dirette sui social delle Gallerie. Attraverso l’esplorazione tematica di un gruppo di nove dipinti con protagonisti africani, si illustra la presenza sociale e culturale di quel continente nella coscienza dell’Europa del Rinascimento. Al contempo, si offrono spunti di riflessione nel dibattito sui temi razziali che anima la cronaca e la discussione politica attuale.
Dal 4 luglio alle Gallerie degli Uffizi
Black Presence prenderà il via simbolicamente sabato 4 luglio, nella ricorrenza della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America. Con un doppio evento live sui social degli Uffizi e su Tik Tok, dalle ore 20, Justin Randolph Thompson, direttore e cofondatore del Black History Month Florence, in una passeggiata tra i corridoi e le sale del museo racconterà le opere.
Con tanto di musica dal Burkina Faso
A seguire, su Facebook, dalle ore 21, sempre in diretta, il polistrumentista del Burkina Faso Gabin Dabirè si esibirà in un concerto con strumenti tradizionali africani. A completare l’evento ‘Black Presence’ sarà una serie di otto video pubblicati ogni sabato su Facebook a partire dal 4 luglio. Il direttore Eike Schmidt commenta: “Gli Uffizi non sono una ‘turris eburnea’ dell’arte e anzi nelle loro collezioni comprendono i grandi temi della contemporaneità. Attraverso l’arte il museo può raccontare la grande storia del passato e fa vivere le opere nel presente. I capolavori infatti parlano una lingua universale che aiuta non solo a capire meglio il loro tempo, ma anche il futuro che intendiamo costruire”.