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5 mostre d’arte da non perdere a novembre 2024

Vi segnaliamo 5 mostre d'arte in programma a Novembre pensate per accontentare sia chi è alla ricerca di nomi celebri sia chi predilige l’audacia delle nuove avanguardie

Mostre d’arte imperdibili arricchiscono il mese di novembre in Italia, offrendo agli appassionati e ai curiosi un’occasione per immergersi nel panorama culturale e artistico del Paese. In questo periodo dell’anno, musei, gallerie e spazi espositivi di grande prestigio presentano una varietà di esposizioni capaci di incantare e coinvolgere, proponendo un viaggio attraverso stili, epoche e tematiche differenti. Dai maestosi capolavori del passato alle sperimentazioni più innovative dell’arte contemporanea, le mostre di novembre rappresentano un’opportunità unica per chi vuole riscoprire il valore culturale dell’Italia e per chi è desideroso di esplorare le ultime tendenze dell’arte internazionale.

Di seguito una selezione di cinque mostre da visitare assolutamente, ognuna delle quali offre un’esperienza immersiva e stimolante. Dai dipinti rinascimentali alle installazioni multimediali, queste esposizioni abbracciano i temi più svariati: dall’identità e dalla memoria collettiva alle prospettive sulla sostenibilità e sull’innovazione. Ognuna delle scelte che stiamo per svelare è stata selezionata per l’unicità delle opere esposte e per il loro potere di coinvolgere emotivamente e intellettualmente il pubblico, trasformando una semplice visita in un’esperienza capace di lasciare un segno.

Le mostre d’arte da visitare a novembre

Iniziamo, dunque, questo percorso tra le migliori proposte del mese, convinti che queste cinque mostre possano offrire ai visitatori una visione nuova e arricchente, permettendo a ciascuno di esplorare le diverse anime dell’arte.

UGO VALERI. Dandy e ribelle, Piove di Sacco 

Dal 23 novembre al 23 marzo 2025, Piove di Sacco celebra Ugo Valeri con una retrospettiva a Palazzo Pinato Valeri, curata da Federica Luser. L’esposizione riunisce circa ottanta opere, illustrando l’originalità dell’artista, spesso paragonato a Toulouse-Lautrec per la capacità di catturare l’animo delle figure del suo tempo. Nato a Piove di Sacco nel 1873 e protagonista della scena artistica italiana, Valeri divenne noto per il suo stile libero e caricaturale, che interpretava il mondo bohémien di Venezia e Milano. L’artista è stato figura chiave della “Secessione Capesarina”, introducendo una visione moderna e anticonformista dell’arte. Grazie ai prestiti da collezioni private, questa mostra offre una visione completa della complessità di Valeri e del suo impatto sull’arte italiana.

GALLERIE A PALAZZO 2024, Milano

“Gallerie a Palazzo” è l’evento annuale in cui le sei gallerie d’arte residenti in Palazzo Cicogna a Milano aprono le loro esposizioni al pubblico, proponendo una vasta gamma di opere che spaziano dall’arte antica al contemporaneo. Dal 14 novembre, collezionisti e appassionati potranno visitare sei mostre differenti sotto lo stesso tetto: Studio Gariboldi espone le sculture dell’artista giapponese Aiko Miyawaki, mentre Giuseppe Piva Japanese Art esplora l’eleganza degli accessori dei samurai. Martelli Fine Art, in collaborazione con NP Art Lab, indaga la relazione tra forma e colore in opere di Benevelli, Consagra e Dorazio. Salamon & C. presenta “Tesori d’Italia”, con capolavori di interesse nazionale come una Madonna col Bambino di Filippo Lippi. Longari Arte Milano espone dipinti barocchi e rinascimentali, incluso un ritratto del 1633, mentre Salamon Fine Art offre un viaggio ispirazionale tra le silografie tahitiane di Gauguin e le opere naturalistiche di Marzio Tamer ispirate alla California.

Roberto Matta 1911-2002, Venezia 

Fino al 23 marzo 2025, Roberto Matta 1911-2002 a Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna è la prima mostra istituzionale in Italia dedicata all’artista cileno; punta a restituirne l’eclettica personalità e l’espressione di una vasta gamma di idee e modalità di conoscenze: scientifica, culturale e filosofica. Cittadino del mondo, visionario, autore poliedrico, pittore e disegnatore, architetto e scultore, artista militante, Roberto Sebastián Antonio Matta Echaurren (Santiago del Cile, 1911 – Civitavecchia, 2002) è certamente uno degli artisti più importanti del Ventesimo secolo e, al tempo stesso, tra le figure meno celebrate e rappresentate nelle collezioni dei musei italiani.

La mostra ricorda e rinnova inoltre il suo legame storico con Venezia. Nella città lagunare, Matta arriva per la prima volta nel 1948, tra gli artisti della collezione Peggy Guggenheim ospitata nell’epocale esposizione al Padiglione della Grecia. Sempre a Venezia nel 1953, in occasione dell’esposizione Matta 1949-1953 al Museo Correr organizzata da Galleria del Cavallino e sotto l’egida di Carlo Cardazzo, un’opera di Matta entra per la prima volta in una collezione pubblica italiana: esposta nella mostra in Sala Napoleonica, Alba sulla terra viene acquistata dal Comune di Venezia per Ca’ Pesaro.

La mostra intende celebrare il geniale e grandemente influente artista di origini cilene, e la sua poliedrica creatività, espressa nella produzione di dipinti, disegni, sculture, progetti di architettura e oggetti di design.

La mostra si apre con un’opera monumentale, oltre 10 metri di lunghezza, degli anni Settanta: Coïgitum (1972), che esprime la natura di instancabile sperimentatore dello spazio. Si entra nel mondo di Matta con un’opera che unisce l’immaginario surrealista alla costruzione architettonica e allo sfondamento non- Euclideo dello spazio. L’artista si presenta fin da subito come partecipe del mondo della fantascienza e come il precursore di un’estetica, che lui amava definire “da Leonardo da Vinci alla NASA”, dove si mescolano le atmosfere siderali dei videogiochi e quelle della Street art.

Il percorso espositivo si svolge poi secondo una cronologia rigorosa, ma non rigida. Emergono così le diverse anime di Matta, tra dipinti monumentali e sculture – una foresta di totem di animali, figure mitologiche, sedute troneggianti, archetipi dagli echi mediterranei e delle civiltà precolombiane – che invadono l’ingresso, la corte, l’androne del Museo. Accanto, oggetti di design contemporanei, come il sistema di sedute Malitte: una composizione modulare di cinque blocchi, oggi prodotta da Paradisoterrestre e a disposizione del pubblico della mostra. E poi oggetti e sculture in vetro, figlie della straordinaria esperienza veneziana della Fucina degli Angeli.

Non ultimo, c’è il Roberto Matta militante: arte e politica si fondono a partire dal dopoguerra, sull’onda delle atrocità e nel ricordo di Federico García Lorca, a cui era profondamente legato, ucciso dai franchisti. Della rivoluzione cubana visse con intensità la prima stagione, quando sull’isola si radunarono gli artisti europei e latinoamericani, colmi di speranze sul “socialismo tropicale”.

Tra opere più significative esposte a Ca’ Pesaro vi sono l’intensa La Question, 1958, che richiama la questione della Guerra d’Algeria, la monumentale La Chasse aux adolescents, grande tela che evoca la rivoluzione del maggio francese del 1968, oggi di drammatica attualità e l’intensa El Burundu Burunda ha muerto del 1975 che affronta il tema della guerra civile colombiana degli anni Cinquanta.

CIAK! CUBA. Il cinema nei manifesti cubani dalla Collezione Bardellotto, Treviso 

Al Museo Nazionale Collezione Salce va in scena una mostra : “CIAK! CUBA. Il cinema nei manifesti cubani dalla Collezione Bardellotto”, fino al 31 marzo 2025. Questa esposizione, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Treviso-Belluno, celebra i manifesti cinematografici cubani, recentemente insigniti del prestigioso riconoscimento “Memory of the World” dall’UNESCO, provenienti dalla Collezione Bardellotto.

Dal 1959, poco dopo la rivoluzione, l’ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos) ha preso vita, trasformando il cinema in uno strumento fondamentale per esprimere e promuovere la nuova identità culturale cubana. I cubani, noti per la loro passione per il cinema, hanno visto nascere una vivace produzione locale, affiancata dai migliori film provenienti dal resto del mondo, che hanno rimpiazzato gradualmente le pellicole nordamericane.

Accanto a quest’istituzione, il cartel de cine ha preso forma, affidato a grafici locali, molti dei quali autodidatti. Nonostante le sfide economiche, questi artisti hanno dimostrato una creatività straordinaria, guadagnandosi riconoscimenti internazionali. Nomi come Eduardo Muñoz Bachs, Rafael Morante, Antonio Reboiro, René Azcuy, Antonio Pérez González (Ñiko) e Alfredo Rostgaard hanno dato vita a opere uniche, tutte realizzate a mano e stampate in serigrafia, per sostenere il panorama cinematografico dell’isola.

La mostra si sviluppa in due sedi: la prima a Santa Margherita, dedicata ai grandi maestri, e la seconda a San Gaetano, dove sono ripercorsi i legami tra la grafica cubana e quella italiana. Qui si dà la possibilità di confrontare manifesti cubani e italiani per gli stessi film, un’occasione per scoprire affinità e differenze culturali.

A San Gaetano si documenta l’evoluzione della grafica con l’introduzione del computer. Cinque giovani grafici cubani, affiancati dal grande cartellonista italiano Renato Casaro e in collaborazione con l’Associazione Luciano Vincenzoni, presentano nuove interpretazioni per il film “Signore e Signori” di Pietro Germi, vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 1966.

Con oltre trecento manifesti e bozzetti originali, molti dei quali unici, questa mostra ripercorre una delle stagioni più affascinanti della grafica del Novecento. Durante questi anni, la comunicazione visiva ha giocato un ruolo cruciale nel rafforzare l’adesione all’ideale rivoluzionario, trasmettendo messaggi di positività anche in tempi difficili.
La mancanza di risorse ha stimolato una creatività capace di assimilare e reinterpretare spunti dall’America e dall’Europa. Le opere esposte dimostrano la varietà, i colori e la forza che caratterizzano il Laboratorio Cubano della Grafica.

Questa mostra è un’opportunità unica per immergersi in un’epoca di comunicazione visiva efficace, rivelando la libertà espressiva dei grafici cubani. I visitatori potranno apprezzare come il Cartel Cubano vada oltre la mera promozione, raccontando l’Idea e l’Ideale di una nazione attraverso un linguaggio creativo ricco e variegato.

CARLO MATTIOLI, [contro] ritratti, Reggia di Colorno

La Reggia di Colorno nel trentesimo anniversario della scomparsa propone, fino all 12 gennaio 2025, una mostra monografica dedicata ai ritratti di Carlo Mattioli (Modena 1911 – Parma, 1994).
Cesare Garboli aveva acutamente colto l’essenza di questi dipinti: “i ritratti di Mattioli sono […] introspezioni fulminee, ‘saggi critici’ che investono la psicologia (nella sua totalità) e il segreto di una persona, la contraddizione che la fa esistere”.

La mostra coordinata da Antonella Balestrazzi, curata da Sandro Parmiggiani e Anna Zaniboni Mattioli, nipote dell’artista e curatrice dell’Archivio e della Fondazione Carlo Mattioli, riunisce una sessantina di opere del Maestro. Il percorso espositivo si apre con i sedici ritratti di storici personaggi colornesi conservati nella Sala del Consiglio Comunale e commissionati all’artista nel 1963 da Augusta Ghidiglia Quintavalle, storica dell’arte e Sovrintendente alle Gallerie di Parma. Un corpus, questo, che si muove scopertamente sulla corda dell’ironia. Alcuni di essi giocano su una trasposizione divertita dei volti: Ottobono Terzi diventa il poeta Attilio Bertolucci, il filosofo Zaccaria Olivieri, il pittore Carlo Carrà e il vescovo Martino da Colorno, il papa regnante Giovanni XXIII.

L’esposizione prosegue con una lunga sequenza di ritratti che si avvicinano progressivamente all’intimità dell’artista: intellettuali, poeti, artisti da lui frequentati e stimati al tempo dell’“Officina Parmigiana” fino ai più celebri colleghi (Renato Guttuso, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Giorgio De Chirico, Ottone Rosai, Giacomo Manzù). Il nucleo più sentito e privato chiude la sequenza con i ritratti di famiglia (la moglie Lina, la figlia Marcella, l’amatissima nipote Anna, raffigurata nelle varie età della vita, dall’infanzia all’adolescenza) e gli autoritratti. Le opere provengono da Musei e istituzioni pubbliche e da collezioni private.

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