Lucio Fontana, perché visitare la mostra dedicata a uno dei protagonisti dell’arte del Novecento

26 Ottobre 2025

La mostra si concentra sulla produzione artistica di Lucio Fontana nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, con particolare attenzione a Milano, città che in quegli anni ebbe un ruolo cruciale nella scena artistica europea.

Lucio Fontana, perché visitare la mostra dedicata a uno dei protagonisti dell’arte del Novecento

Brun Fine Art presenta, nei prestigiosi spazi di Via Gesù 17, “Lucio Fontana. Oltre la superficie“, una mostra interamente dedicata a uno dei protagonisti assoluti dell’arte del Novecento. L’esposizione, aperta dal 29 ottobre al 20 dicembre 2025, riunisce opere realizzate tra gli anni ’50 e ’60, offrendo una visione ampia e sfaccettata del percorso artistico di Lucio Fontana. Un ‘occasione per scoprire l’artista, ben oltre la celebre cifra stilistica dei Tagli.

La mostra si concentra sulla produzione artistica di Lucio Fontana nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, con particolare attenzione a Milano, città che in quegli anni ebbe un ruolo cruciale nella scena artistica europea. Fontana, nato in Argentina da genitori italiani, ebbe con la città uno strettissimo rapporto, vi trascorse infatti gran parte della vita e della carriera.

In questo contesto di rinnovamento e sperimentazione, Fontana elaborò una visione dell’arte capace di oltrepassare i confini tradizionali tra pittura, scultura e architettura, ponendosi come figura chiave dello Spazialismo, un movimento che cercò di offrire una lettura poetica e immaginativa del dialogo tra arte e scienza e che aprì la strada a una nuova idea di spazio e di creazione artistica.

In mostra le ceramiche di Lucio Fontana: un’occasione da non perdere

Nonostante Lucio Fontana rifiutasse l’etichetta di “ceramista”, la sua produzione in questo ambito ha avuto un’influenza profonda e duratura, tanto da essere oggi considerata tra le più significative del Novecento. Quelle che vengono catalogate come “ceramiche” sono opere realizzate dopo il 1949, in ceramica o terracotta, che hanno perlopiù un orientamento prettamente decorativo. Si tratta di piatti, vasi, piccole sculture e maniglie, anche se non mancano “Concetti spaziali” caratterizzati da tagli e buchi su terracotta. Le sue ceramiche, anche quando assumono forme decorative, devono essere interpretate alla luce della profonda esperienza plastica di Fontana: sono lavori che coinvolgono il volume, la superficie e il gesto in modo diretto e radicale.

Il percorso espositivo a Milano si apre proprio con le opere comunemente definite “ceramiche”, realizzate da Lucio Fontana a partire dal 1949, in ceramica o terracotta. In mostra saranno presenti tre piatti in ceramica datati 1949-50, raffiguranti una natura morta, la Corrida e una Battaglia, insieme a tre splendidi Crocifissi in terracotta smaltata e dipinta a terzo fuoco. Inoltre sarà visibile un raro bozzetto realizzato da Lucio Fontana per la realizzazione della facciata della chiesa parrocchiale dell’Assunta ai Piani di Celle Ligure raffigurante Madonna Assunta e San Michele Arcangelo.

In questo bozzetto, la figura dell’Assunta e del manto che la circonda, così come quella dell’Arcangelo Michele e di parte della medusa, sono delineati con linee curve di contorno profonde, incavate con gesti decisi nella terracotta; il manto fuoriesce dalla tavola, così anche le piccole gambe dell’angelo che spinge dal basso verso il cielo Maria per evidenziare il mistero dell’evento rappresentato che va ‘oltre’ l’intelligibilità umana.

Perché vedere la mostra: il ciclo dei tagli

Concetto Spaziale, Attese, sono senza dubbio i più importanti della carriera dell’artista: Iniziati nel 1958 e proseguiti per un decennio, questi telai tagliati rappresentano la piena realizzazione della visione dell’artista e il culmine delle sue esplorazioni spaziali e concettuali. Il processo creativo è tanto rigoroso quanto poetico: la tela viene prima ricoperta da un unico colore e, quando la pittura non è ancora del tutto asciutta, Fontana incide uno o più tagli con un taglierino.

Successivamente l’opera viene completata allargando delicatamente le fenditure con le dita, un gesto che, secondo chi lo conosceva, ricordava una carezza. In quel movimento, semplice e assoluto, si concentra l’essenza della sua ricerca: trasformare l’atto fisico in un varco verso lo spazio. In questa mostra sono presentate tre Attese degli anni Sessanta, su fondo rosso, blu e bianco: aperture verso l’ignoto, verso ciò che è atteso, sperato, anticipato. Fontana invita lo spettatore a guardare oltre, verso quel nero profondo che si apre dietro la tela, uno spazio indefinito e misterioso, luogo di proiezione e immaginazione.

A testimonianza di ciò, in mostra è visibile anche una rara consolle da parete dei primi anni Cinquanta, progettata dall’architetto Osvaldo Borsani in collaborazione con l’amico Lucio Fontana. Il supporto scultoreo della consolle, ideato e dipinto da Fontana, testimonia il dialogo creativo tra i due protagonisti del modernismo italiano, pur evocando la ricchezza degli affreschi barocchi, la proiezione scultorea della consolle riflette la comune tensione verso la dissoluzione della materia e la ridefinizione del rapporto tra oggetto e spazio, un principio fondamentale nella ricerca di entrambi.

I Teatrini a conclusione dell’esposizione

A conclusione del percorso espositivo trovano posto i cosiddetti Teatrini, opere che segnano la fase finale della carriera di Fontana, realizzate poco prima della sua scomparsa. Si tratta di cornici in legno sagomato e laccato che racchiudono tele monocrome forate, testimonianza della volontà dell’artista di coniugare rigore concettuale e dimensione ludica e teatrale. In queste opere, l’elemento scultoreo si fonde con quello scenografico, offrendo una visione stratificata dell’immagine. Il fondo monocromo, attraversato dai fori, si apre come una soglia verso l’infinito, mentre la cornice guida lo sguardo in un percorso visivo e simbolico.

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