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Liu Bolin: l’artista cinese che si “mimetizza”

L'artista cinese Liu Bolin, meglio conosciuto come "The invisible man", usa la sua arte di "mimetizzarsi" come simbolo di protesta

MILANO – Si è conclusa da poco la mostra al Vittoriano di Roma dedicata a Liu Bolin, l’artista cinese che ha incantato tutti con la sua arte del camouflage e che ha raggiunto ormai un successo internazionale.

L’artista

Per la prima volta in Italia, Bolin ha dato dimostrazione di un grande talento e di essere un artista poliedrico perché, oltre ad essere un performer, è anche scultore e fotografo. Inizia ufficialmente a “mimetizzarsi” quando a Pechino viene ordinato di abbattere il quartiere Suojia Village, malvisto dal governo perché vi risiedeva gran parte del dissenso. Liu, in forma di protesta, decide allora di mimetizzarsi con le macerie del suo studio e si fa fotografare. Grazie alla sua protesta silenziosa è riuscito a farsi conoscere dal mondo e ha riscosso fin da subito un discreto successo. La scelta di mimetizzarsi in quella circostanza era nata perché l’artista, rimasto senza strumenti di lavoro, aveva con sè solo il suo corpo, unico strumento per esprimere quello che provava e che è diventato un vero e proprio oggetto d’arte.

Arte di protesta silenziosa

La sua arte è indubbiamente silenziosa, eppure fa molto parlare. Nello scomparire, l’artista viene fuori. Nel silenzio, si sente la protesta. Liu si confonde nell’ambiente intorno a lui e ci riesce facendosi dipingere ogni centimetro del corpo. Alla base della performance c’è uno studio accurato del paesaggio circostante proprio per riuscire a fondersi alla perfezione. La sua creatività nasce dalle sue riflessioni sulla società, sulla politica e sul mondo. Lo si può “vedere” mimetizzato di fronte a grandi monumenti, tra gli scaffali di una biblioteca o al supermercato. Liu ha addirittura attirato l’attenzione di molti brand di moda, che sono stati catturati dalla sua creativa genialità, tra questi Moncler, Ferrari e Tod’s.

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