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Le mostre da non perdere questo week end a Pavia

Per la nostra rubrica “Artiamo in viaggio”, oggi vi segnaliamo molti appuntamenti d’arte da non perdere a Pavia.

MILANO – Opere inedite, riproduzioni virtuali, mostre che indagano i retroscena di importanti movimenti artistici e nomi del calibro di Dario Fo. Pavia questo fine settimana è ricca di appuntamenti artistici da non lasciarsi sfuggire.

I MACCHIAIOLI. UNA RIVOLUZIONE D’ARTE AL CAFFE’ MICHELANGELO – Fino al 20 dicembre le suggestive sale delle Scuderie ospiteranno “I Macchiaioli. Una rivoluzione d’arte al Caffè Michelangelo”. Obiettivo della mostra è quello di indagare i protagonisti e l’evoluzione di questo importante movimento, fondamentale per la nascita della pittura moderna italiana. Il punto di vista adottato racconta nello stesso tempo l’importanza storico artistica del movimento, i suoi rapporti con la scena francese, le novità tecniche introdotte dai pittori del gruppo, ma anche la quotidianità della vita al Michelangelo, seguendo il filo dei racconti, degli scritti, delle lettere lasciate dai protagonisti. Nel percorso di mostra verranno sottolineati anche i numerosi punti di contatto con la realtà artistica europea, in particolare quella francese, e con quella del resto della penisola, in quel periodo in fase di unificazione.
Il percorso espositivo presenta oltre settanta opere provenienti da prestigiose sedi e collezioni private, firmate dai principali esponenti del gruppo dei Macchiaioli quali Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Giuseppe Abbati, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Adriano Cecioni, Vito d’Ancona, Raffaello Sernesi, Odoardo Borrani e altri.
La mostra si concluderà con le nuove generazioni che frequentarono il Michelangelo negli anni successivi a quelli vissuti dal gruppo storico, indagando il Caffè fino alle fasi più tarde della sua storia per arrivare all’eredità della macchia con opere di Giuseppe de Nittis, Federico Zandomeneghi e Giovanni Boldini.Le sezioni della mostra non presenteranno quindi solo la pittura di macchia, ma offriranno uno sguardo più ampio sulla straordinaria rivoluzione artistica che ha preso avvio tra i tavoli di questo celebre caffè fiorentino.

DARIO FO, MISTERO BUFFO A COLORI – Un corpus di oltre 130 opere, inedite al grande pubblico, sarà esposto nella mostra “Dario Fo, mistero Buffo a colori. Manuale minimo dell’attore” allestita nella Sala Mostre del Castello Visconteo di Pavia fino al 18 ottobre 2015.
L’esposizione raccoglie i lavori realizzati nel 2015 da Dario Fo in occasione della pubblicazione del suo Manuale Minimo dell’attore 2 per la casa editrice Chiarelettere. Nelle opere, esposte per la prima volta in questa mostra, Fo sceglie di adottare nuove tecniche espressive, privilegiando l’uso del collage di immagini accostate sulla tela e di fotocopie e fotografie digitali dei propri lavori, sui quali incide con il tratto e con il colore. Esegue una pittura a tempera ripresa con passaggi di cromie ad olio, quindi infila la tavola nella fotocopiatrice e la programma in modo che produca un’immagine di tonalità capovolta. Ciascun dipinto è accompagnato da un brevissimo testo che descrive e commenta il significato e la storia del quadro, come a voler sottolineare che la produzione figurativa si lega intimamente a quella teatrale e che disegni e bozzetti “servono per fermare l’impianto della scrittura, per andare avanti nello svolgimento del lavoro”, dice l’artista.

CARNEVALE IN CUCINA. OPERE SU CARTA DI TOMASO BUZZI – Fantasie di cuochi, di diverse nazionalità, forme e colori, silhouette appena accennate che volteggiano (anche a testa in giù) tra pentole e piatti; capita di vederli soli sulla scena, molto più spesso si trovano in compagnia di altri cuochi, in quella che appare una vera “carnevalata di cuochi”. Ultimo week end per visitare la mostra “Carnevale in cucina. Opere su carta di Tomaso Buzzi” allo Spazio per le arti contemporanee del Broletto. Un’accurata selezione di chine e carboncini di Tomaso Buzzi (Sondrio 1900 – Rapallo 1981), artista riservato e geniale, carismatico ed eclettico, tra i più grandi architetti italiani del ventesimo secolo. Accanto alla carriera, ben più nota, di architetto, Buzzi possedeva anche una particolare predisposizione al disegno: schizzi, matite, acquerelli, chine, carboncini. Le “fantasie di cuochi” esposte in mostra, presentano personaggi molto amati da Buzzi, inventati e ritratti fin dai primi anni trenta del novecento, quando con Giò Ponti illustrò il volume La cucina elegante. Appena successivi, risalenti all’aprile 1954, sono altri schizzi ritratti a biro rossa o inchiostro verde che sembrano riprendere dal vero i cuochi di Tokyo. La successiva serie, datata 26 settembre 1965, raccoglie sei disegni con una numerazione autografa da 30 a 36. La satira fantastica dei cuochi sarà ripresa da Buzzi in un’ulteriore raccolta di sei schizzi, datati 18 settembre 1972 ed eseguiti dal vero al famoso ristorante Cipriani di Torcello, in occasione del pranzo nuziale delle famiglie Guglielmi-Lancellotti.

ALBERTO GHINZANI. OPEN AIR – “Cercavo forme che avessero un rapporto con la natura, ma in modo autonomo. Non mi ha mai interessato l’imitazione della natura in senso veristico, ottocentesco” (Alberto Ghinzani). Sintesi ed essenzialità, concretezza e fragilità. Semplicemente con questi pochi sostantivi si può definire l’opera dello scultore di Valle Lomellina Alberto Ghinzani, al quale la Fondazione Vera Coghi di Castello d’Agogna rende omaggio con la prima grande retrospettiva dal titolo “Alberto Ghinzani. Open Air”. La mostra, aperta al pubblico dal 4 luglio al 31 ottobre prevede un percorso che si snoda sia all’interno dei diecimila metri quadrati del parco sia nelle sale della Corte interna di Castello Isimbardi. 30 opere, di cui sette monumentali allestite nel parco del castello di origini trecentesche distillate fra orti e cortili, mentre le altre sculture saranno situate negli interni dell’antica dimora appena restaurati.
Nel parco opere delle serie “gabbie”, “pagine” e “scomparti” punteggeranno gli spazi esterni, in un percorso dove gli umori della natura si mescolano agli umori dei materiali, del bronzo, del ferro, delle resine. Nelle sale interne del castello, invece, sarà ricostruita per tappe la ricerca di Alberto Ghinzani, a partire dai primi anni Sessanta, con gli studi sulla terza dimensione, sulla scultura “aperta” allo spazio, come nel caso degli esemplari storici Porta sul giardino o La forma del vuoto.

1525-2015 PAVIA, LA BATTAGLIA, IL FUTURO. NIENTE FU COME PRIMA – A 490 anni dalla Battaglia di Pavia, la città ricorda il cruciale scontro attraverso una mostra interessante e innovativa, allestita fino al 15 novembre 2015 nell’ala sud del secondo piano del Castello Visconteo, appena restaurata e per la prima volta aperta al pubblico. L’esposizione presenta l’ultimo arazzo del ciclo dei celebri arazzi fiamminghi dedicati alla Battaglia di Pavia, conservati presso il Museo di Capodimonte, e ripropone “virtualmente” gli altri sei arazzi, consentendo al visitatore, grazie a installazioni multimediali e tecnologie innovative, di osservare e indagare passo-passo ogni singola scena e dunque di rileggere le vicende, scoprire i protagonisti e le loro storie, comprendere mode, abitudini del tempo e tecniche di combattimento, crudeltà e tragedie, eroismi e paure.
L’arazzo esposto – un’enorme opera cinquecentesca di quasi 8 metri di lunghezza e 5 di altezza – raffigura la “Sortita degli assediati e la rotta degli Svizzeri che annegano in gran numero in Ticino”. La scena è dominata da una magnifica Pavia: la città che sotto il comando di Antonio de Leyva aveva resistito per quasi quattro mesi all’assedio di Francesco I, consentendo il trionfo in quel nebbioso 24 febbraio 1525.

L’ELEFANTE DI NAPOLEONE – Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia presenta al pubblico l’elefantessa di Napoleone. Il pachiderma, donato nel 1812 dall’Imperatore al Museo dell’ateneo, sarà protagonista per i prossimi mesi di una singolare esposizione che racconterà ai visitatori la sua avventurosa storia, un viaggio dall’India a Pavia attraverso Versailles. Fino al 31 ottobre l’Aula Forlanini in piazza Leonardo Da Vinci sarà accessibile gratuitamente per visionare l’elefante in tutta la sua stazza, mezza tonnellata di peso, oltre 3 metri di lunghezza e una proboscide che fa bella mostra di sè. Si tratta di un esemplare tassidermizzato di grande valore scientifico, essendo il più antico elefante indiano naturalizzato esistente al mondo che necessità, però, di importanti interventi di restauro che i tecnici del Museo si apprestano a intraprendere anche grazie anche ai finanziamenti della piattaforma Universitiamo. Pulizia e restauro che servono a rimediare ai danni subiti dalla pelle del pachiderma nei suoi due secoli e mezzi di vita.

26 settembre 2015

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