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La storia della GAMeC, fiore all’occhiello del panorama museale italiano

Raccontare un museo attraverso le sue mostre, l'attenta ricerca degli artisti, il lavoro costante svolto negli anni: questo è il modo migliore per descrivere una delle realtà più innovative del panorama museale italiano...

Giacinto Di Pietrantonio racconta il suo museo, la GAMeC di Bergamo, che grazie alla ricerca e alla qualità delle mostre, da sempre orientate a un discorso di inclusione sociale a 360°, racconta l’arte da 23 anni a questa parte, esempio d’eccellenza sia in Italia che all’estero

MILANO – Raccontare un museo attraverso le sue mostre, l’attenta ricerca degli artisti, il lavoro costante svolto negli anni: questo è il modo migliore per descrivere una delle realtà più innovative del panorama museale italiano. Per farlo, ”usiamo” direttamente le parole del suo Direttore, Giacinto Di Pietrantonio, curatore fantasioso e imprevedibile, oltre che critico d’arte, giornalista e docente. Insomma, una figura poliedrica che ben si presta a rappresentare un’istituzione museale giovane come la GAMeC.

LA STORIA – «La GAMeC apre nel 1991 come sviluppo moderno e contemporaneo dell’Accademia Carrara di Bergamo. Ciò è reso possibile grazie ai finanziamenti del Credito Bergamasco che permette il risanamento e la riconversione del convento del XV secolo delle Dimesse e delle Servite. Possiamo aggiungere che nasce anche sotto il segno della vittoria, essendone affidata la ristrutturazione e la direzione a due Vittorio: Vittorio Gregotti e Vittorio Fagone. Vittorio Gregotti per la ristrutturazione mantiene la struttura e la partizione originale, con un tipo di restauro, per quanto possibile, conservativo. La direzione artistica fino al 1999 viene affidata a Vittorio Fagone, che in quegli anni lavora soprattutto a mostre di arte moderna: all’epoca, infatti, il museo si chiamava GAM – Galleria d’Arte Moderna e dal 2000 cambierà il suo nome in GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea.»

LE MOSTRE – «Tra le mostre principali promosse dalla GAM si ricordano quella di Carlo Carrà, ma anche di artisti contemporanei come Studio Azzurro e quella dei fratelli Gianni e Joe Colombo, una mostra rimasta mitica. Ma c’è anche un’altra esposizione di cui vale pena parlare per l’avvio del museo prima ancora dell’arrivo di Fagone: ‘Ottovolante’, ideata da M. Cristina Rodeschini e Attilio Pizzigoni in cui 8 curatori erano stati chiamati a invitare due giovani artisti a testa. La mostra era sostenuta dal collezionista Armando Maffeis la cui sponsorizzazione comprendeva anche l’acquisto di due opere per artista. Una di queste rimaneva a Maffeis e l’altra data in dono alla GAMeC. Tra gli artisti vi erano anche giovani di cui in seguito non si è più sentito parlare, ma anche altri come Maurizio Cattelan. Per questo la GAMeC possiede un’importante opera di Cattelan: 157.000.000, una cassaforte svaligiata del 1992, che molti musei ci invidiano.»

LA COLLEZIONE – «GAMeC rappresenta una “continuazione” dell’Accademia Carrara nello sviluppo della propria prestigiosa collezione, formatasi negli anni attraverso importanti donazioni (es. la collezione di Gianfranco Spajani, composta da un insieme di circa quaranta capolavori di arte moderna, che include, tra le altre, opere di Balla, Boccioni, de Chirico, Kandinskij, Morandi; la Raccolta Stucchi, costituita da una ventina di dipinti che fanno il punto sull’arte europea tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, con particolare riferimento ai maestri dell’Informale, che comprende opere di Burri, Fautrier, Hartung). A esse si aggiungono dipinti di maestri degli anni Trenta – tra i quali il grande quadro di Sironi donato da Giovanni Pandini – e opere di artisti contemporanei tra cui la scultura di Enzo Cucchi donata da Bruno Bischofberger o il Giuseppe in marmo nero di Sislej Xhafa, dono dell’azienda Remuzzi Marmi. Per non parlare di quelle donate direttamente dagli artisti, come la raccolta di sculture, dipinti, disegni, incisioni di Giacomo Manzù, l’opera-installazione di Getulio Alviani, le 16 grandi foto di Bergamo di Gabriele Basilico e tante altre.»

L’ASSOCIAZIONE DEL MUSEO – «“GAMeC” non ha rappresentato semplicemente un cambio di nome, ma di governance, di programmazione e visione: nel 1999 il museo è stato riformato, passando da una gestione esclusivamente pubblica a una mista pubblico-privato, con la costituzione dell’Associazione per la GAMeC di Bergamo – Onlus, i cui soci fondatori sono il Comune di Bergamo e TenarisDalmine. A essi si sono aggiunti nel 2003, in qualità di soci benemeriti, UBI – Banca Popolare di Bergamo e Bonaldi Motori SpA. L’Associazione è gestita da un Consiglio Direttivo che ha avuto il merito, fin dall’inizio, non solo di avere più risorse a disposizione, ma di “sburocratizzare” l’istituzione, permettendo lo sviluppo del museo. Non dimentichiamo, infatti, che, sebbene l’attività precedente fosse di qualità, la GAMeC non aveva riconoscibilità, mentre è noto a tutti che la nostra, a partire dalla nuova gestione, è divenuta un’istituzione nota e rispettata sia in Italia che all’estero. Un risultato reso possibile grazie alle molteplici attività che abbiamo potuto proporre e sviluppare con mostre collettive e personali basate soprattutto sul contemporaneo, ma senza dimenticare il moderno e anche l’antico, grazie anche al fatto di poter disporre di prestiti di opere dall’Accademia Carrara.»

LA GAMEC ALL’ESTERO – «Questa è una delle linee portanti della politica culturale della GAMeC, che ci ha dato grandi soddisfazioni come quella di vedersi richiedere dalla Fundación PROA di Buenos Aires, nel 2009, la mostra Esposizione Universale. L’Arte alla prova del tempo da me curata e che, a detta dei critici e della stampa argentina, ha cambiato la prospettiva espositiva in quel Paese. Sarà anche per questo che la stessa Fundación PROA ci ha richiesto la mostra Il Classico nell’Arte, che abbiamo ospitato la scorsa primavera e che aprirà a Buenos Aires agli inizi di settembre. Tra le importanti collaborazioni che abbiamo intessuto con importanti istituzioni internazionali, va senza dubbio ricordata la rassegna ‘Artists’ Film International’, che dal 2008 vede il coinvolgimento di musei d’arte contemporanea dei cinque continenti (l’edizione di quest’anno ha coinvolto 15 musei). Nata da un’idea dalla Whitechapel Gallery di Londra, vede la GAMeC quale unico museo italiano invitato a far parte di questo network. Numerose sono le collaborazioni su cui non mi soffermo, ma vorrei ancora citare quella con il Centre Pompidou per la mostra di Igor e Svetlana Kopystiansky del 2010.»

7 luglio 2014

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