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“Joan Miró. È quando sogno che vedo chiaro”, la grande mostra inedita sul maestro surrealista

Ad Aosta, negli spazi del Museo Archeologico Regionale di Piazza Roncas, c'è una mostra che non potete assolutamente perdervi: "Joan Mirò. È quando sogno che vedo chiaro”.

Per la prima volta in Italia è stata presentata una mostra inedita su Joan Miró, uno dei massimi protagonisti dell’arte del secolo scorso. L’esposizione, dal titolo “Joan Miró. È quando sogno che vedo chiaro”, è ospitata negli spazi del Museo Archeologico Regionale di Piazza Roncas, ad Aosta, e sarà fruibile fino al prossimo 1° ottobre.

“Joan Miró. È quando sogno che vedo chiaro”, la mostra

Il percorso espositivo di “Joan Miró. È quando sogno che vedo chiaro” delinea la figura dell’artista-uomo, sfiorando le peculiarità della sua persona, dalle convinzioni ecologiste (che oggi chiameremmo di “sostenibilità ambientale”) all’impegno nella lotta antifascista, dall’esigenza fortissima di libertà alla sua ribellione verso ogni forma di tirannia fino alla sua capacità di intrecciare arti lontane come la poesia, la scultura, il teatro, la fotografia.

Le sezioni dell’esposizione mettono in evidenza il triplice impegno morale di Miró: il rispetto per la natura, la libertà politica e l’innovazione del linguaggio artistico, temi scelti dal Comitato scientifico di cui fanno parte Riccardo Auci, Andrea Filippo Cremonesi, Enrique Longinotti, Daria Jorioz, Josep Maria Camps Codina, Josep Massot, Paula Virginia Serè Villarino.

Il percorso espositivo

Disse Joan Miró nel 1979 in occasione del conferimento del dottorato honoris causa presso l’Università di Barcellona:

“Un artista è qualcuno che, tra il silenzio degli altri, fa sentire la sua voce per dire qualcosa, e che ha l’obbligo che questa cosa non sia inutile, ma che serva all’umanità”.

Dopo quarant’anni di dittatura, in un paese finalmente restituito alla democrazia, Miró manda un messaggio di fedeltà alla terra, di solidarietà tra gli uomini e di dedizione alla ricerca della libertà aldilà di ogni barriera sociale. Per far comprendere il suo processo creativo e la sua connessione con la natura Miró diceva:

“Un quadro non si finisce mai, non si inizia nemmeno, un quadro è come il vento: qualcosa che cammina sempre e senza pausa”.

Nelle diverse sezioni del percorso espositivo troviamo sculture, olii, i fantocci di Mori el Merma (Morte al fantoccio), la sovversiva e festosa opera teatrale del 1978 ma anche tredici famosi libri d’artista e quattro videointerviste – realizzate appositamente per questa mostra – a persone che conobbero o lavorarono con Miró: il nipote Joan Punyet Miró, Rosa Malet, Colita, Joan Baixas.

“Di estremo interesse sono poi le testimonianze delle persone che vissero o collaborarono con lui. Sono familiari, fotografi, cineasti, storici dell’arte o uomini di teatro che attraverso video, fotografie e interviste ci raccontano del Miró uomo, dell’artista e delle sue opere” specifica nel catalogo il curatore della Mostra, Josep Maria Camps Codina.

Le opere presenti all’interno delle sale del Museo Archeologico di Aosta sono state gentilmente fornite da varie istituzioni quali la Fundació Pilar e Joan Miró de Mallorca, il Museu Es Baluard d’Art Contemporani de Palma, la Diputació d’Alacant, Harvard Art Museums de US, il fondo familiar de Succesió Miró e da diversi collezionisti privati.
Il materiale audiovisivo e le fotografie fanno parte dell’archivio storico del COAC-Col•legi d’Arquitectes de Catalunya, dell’Arxiu Nacional de Catalunya, della Fundació Joan Miró di Barcellona, del Centro Documental de la Memoria Histórica di Salamanca, della Foundation Ernst Scheidegger archive, del MAE-Centre de Documentació i Museu de les Arts Escèniques de Catalunya, del Archivo de Fotografía Colita e di Film59.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano/francese edito da Dario Cimorelli Editore con saggi di Josep Maria Camps Codina, Daria Jorioz, Enrique Longinotti e Josep Massot, acquistabile al prezzo di 32 euro.

Joan Miró

Joan Miró Ferrà nasce il 20 aprile 1893 a Barcellona, figlio di un orologiaio di Cornudella de Montsant (Tarragona). Di carattere introverso e taciturno, le sue oscillazioni di umore si riflettono nella sua pittura. Dopo aver sofferto per un esaurimento nervoso e per le febbri tifoidi, suo padre cede al suo desiderio di diventare pittore. Miró attribuirà il merito della sua guarigione anche al contatto con la natura nella fattoria che sua madre, originaria di Maiorca, compra a Mont-roig del Camp (Tarragona).

Nel 1941, il MoMA gli dedica la sua prima retrospettiva, mentre nel 1942 fa ritorno a Barcellona. Isolato e senza soldi per permettersi i materiali pittorici, realizza le sue prime sculture. Nel 1945, mesi prima della capitolazione di Hitler, riesce a esporre a New York le serie Constellations e Barcelona. Nel 1956, Miró realizza il suo sogno di avere un laboratorio su misura a Maiorca, isola nella quale stabilisce la propria residenza.

Si dedica al disegno dei murales dell’Unesco, che ottengono nel 1959 il premio Guggenheim. Miró accresce la sua fama mondiale. Inizia a lavorare al giardino di sculture a Saint-Paul-de-Vence.

Nel 1966 compie un viaggio in Giappone che lo influenza per quanto riguarda la calligrafia e per l’uso della tela come luogo per la riflessione intima e la delicata espressione poetica Nel 1971, il governo gli ritira il passaporto per la sua partecipazione a una manifestazione contro la condanna a morte degli attivisti dell’ETA. Nel 1973 Picasso muore e Miró lo sostituisce come leader culturale antifascista, sostenendo i collettivi culturali, sociali e ambientali con opera grafica e manifesti.

Nel 1974 nel Grand Palais sorprende con le sue tele bruciate come protesta contro la speculazione nel mercato dell’arte. Nel 1975 celebra la morte di Franco nell’opera performativa Mori el Merma. Miró muore il 25 dicembre del 1983 a Palma di Maiorca.

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