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Il gufo nel mondo dell’arte fra miti, timori e scintille divine

Oggi è la Giornata del gufo! Animale misterioso e carico di significati simbolici, questo uccello rapace è da sempre al centro di miti, leggende e opere d'arte.

Avvolto nelle tenebre, silenzioso e scaltro, il gufo è uno degli uccelli rapaci più diffusi al mondo. Ogni anno, il 4 agosto, ricorre la Giornata mondiale del gufo, un’occasione per celebrare questo animale speciale, oggetto di miti e leggende che risalgono alla notte dei tempi e che lo hanno reso uno degli animali più presenti nel mondo dell’arte, della letteratura e del cinema.

Il gufo, onomatopeico… non solo in italiano

Se vi chiedete da dove venga il termine con cui siamo abituati a chiamare questo splendido e misterioso uccello rapace, beh, vi diciamo subito che ha origini latine ed onomatopeiche. “Gufo”, infatti, così come il francese “hibou” e lo spagnolo “búho”, deriva dal latino bubo, parola che imita il verso cupo emesso dall’animale.

L’italiano non è l’unica lingua che adotta un’onomatopeica per definire il gufo. L’inglese “owl” e il tedesco “uhu” ne sono un esempio, così come l’arabo “بُومَة” (būma).

Esseri strigiformi

E a proposito di nomenclatura, i gufi, insieme alle civette e ad altri rapaci notturni che con queste due specie condividono alcune particolari caratteristiche, appartengono alla famiglia delle “strigiformi”.

Il gufo, infatti, viene associato sin dall’antichità al malaugurio e alla magia occulta per via dei suoi connotati più inquietanti: gli occhi grandi che brillano nella notte scura, la testa snodabile, il verso cupo e stridulo, le piume che sovrastano i lati della testa come fossero delle corna… Un animale che ricorda molto la stregoneria, e che ha sempre inquietato, ma anche affascinato, gli esseri umani.

Il gufo nel mondo dell’arte

Sebbene oggi siano legati più al malaugurio che ad un’immagine positiva – basti pensare al verbo di uso colloquiale “gufare” -, i gufi hanno cominciato ad essere presenti nelle nostre culture con connotazioni diverse: nell’antica Cina, per esempio, i giorni del gufo costituivano il momento perfetto per forgiare armi magiche e invincibili; per gli aborigeni, l’uccello è legato allo spirito femminile ed è venerato e protetto; per gli indiani d’America, invece, esso protegge gli uomini nella notte scura e costituisce un tramite fra i vivi e i morti.

Nell’antichità

Il gufo, così come la civetta, ha l’innata capacità di vedere chiaramente anche nel buio più totale. Perciò, nell’Antica Grecia la civetta veniva associata alla saggezza e alla dea Atena, ed anche il gufo veniva spesso raffigurato negli oggetti di uso comune quale simbolo di chiaroveggenza e sapienza. Vasi, statue, bassorilievi nei templi testimoniano l’importanza dei gufi per i greci.

Tuttavia, la prima testimonianza di una raffigurazione di questo speciale animale risale a 32000 anni fa. Si tratta del gufo reale realizzato pressando il dito sull’argilla fresca nelle Grotte di Chauvet, nel sud della Francia. Anche gli egizi usavano raffigurare spesso i gufi, sia negli amuleti che inserivano nelle tombe dei defunti per un buon trapasso, sia nei suppellettili di uso comune.

Anche nelle civiltà maya e precolombiane, l’uccello rapace era molto comune, tanto che sono arrivati fino a noi molti manufatti in terracotta che lo raffigurano in modo piuttosto elegante.

Il gufo nelle tele degli artisti

Ma probabilmente, la rappresentazione più nota di questo animale è da rintracciare nel trittico di Hieronymus Bosch, pittore fiammingo che anticipa di qualche secolo la presenza del gufo nelle tele degli artisti: fra le più suggestive, “The owl” del preraffaellita Van Prinsep, l’iconica “Ecate” di William Blake e la splendida tela surrealista di Alberto Savinio, fratello di Giorgio De Chirico, che raffigura un uomo vestito di tutto punto con la testa di un gufo.

Come dimenticare, poi, “Il sonno della ragione genera mostri” di Francisco Goya? L’acquaforte, parte della serie dei Capricci, vede al centro del disegno un uomo dalle fattezze simili a quelle del pittore spagnolo che, assopitosi, dà vita a un universo mostruoso, popolato di bestie notturne e spaventose. L’incisione sullo scrittoio è chiara: la ragione si è assopita insieme all’uomo.

Ecco che appaiono i mostri dell’inconscio. Qui, la figura dell’uccello rapace è tutt’altro che positiva. Anzi, richiama il mistero, la paura, l’orrore, emozioni che invece non appartengono all’opera di Utagawa Hiroshige, in cui un gufetto se ne sta placido, appollaiato su un ramo di acero in fiore sotto la luce benevola della luna piena.

Le fiabe, la poesia e il cinema

Neanche la letteratura e il cinema sono rimasti immuni al fascino del volative notturno. Nelle fiabe più famose, il gufo è simbolo di saggezza primigenia quasi magica. Basti pensare ad una favola più recente, che ha a che fare anche con la settima arte: Anacleto, il simpatico gufetto de “La spada nella Roccia” è il saggio aiutante di Merlino. Ma anche nelle fiabe classiche, esso ha la medesima valenza, soprattutto in quelle opere in cui gli animali vengono personificare per raccontare vizi e virtù degli esseri umani.

Quanto alla letteratura più recente, chi di voi non ha pensato a Harry Potter, a Edwige e ai gufi portalettere che popolano il mondo dei maghi e dei babbani? Il fenomeno Harry Potter ha contribuito, in qualche modo, a esorcizzare i gufi e le civette e a renderli meno inquietanti ai nostri occhi.

Anche la poesia, infine, è piena di gufi che popolano versi e raccolte degli autori più famosi. Federico García Lorca rende lo strigiforme protagonista di un intero componimento che descrive una placida notte d’estate; in “Les hiboux”, Charles Baudelaire lo sfrutta per creare un parallelismo con l’essere umano e il suo agire; e sebbene non sia propriamente un gufo ma un assiolo, in una sua celebre poesia, Giovanni Pascoli racconta una lugubre notte infestata di pensieri legati alla morte e al mistero.

Insomma, mai animale ha avuto simbologia tanto ricca e ambivalente!

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