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Il giovane artista italiano che dipinge l’Inferno di Dante sui violini

I violini, su cui Leonardo Frigo dipinge i canti dell'Inferno dantesco, diventano al tocco della sua mano vere e proprie opere d'arte, simboli nel mondo della cultura italiana

Nato ad Asiago, in provincia di Vicenza, Leonardo Frigo è un giovane e promettente artista di soli 26 anni. Dopo aver studiato restauro a Venezia e Parigi, dal 2015 vive a Londra e lì, oltre a creare meravigliosi mappamondi dipinti a mano, lavora ogni giorno a un suo personalissimo progetto artistico. I protagonisti di questo progetto sono due: il violino e Dante Alighieri. I violini, su cui Leonardo dipinge i canti dell’Inferno dantesco, diventano al tocco della sua mano vere e proprie opere d’arte. I violini non suonano, ma raccontano le scene più emblematiche della Commedia dantesca, simbolo in tutto il mondo del patrimonio linguistico e culturale del nostro Paese. Trentatré violini dipinti, uno per ogni canto dell’Inferno dantesco, che saranno presentati in occasione delle celebrazioni di Dante 2021, a settecento anni dalla morte del Sommo Poeta.  

leonardo frigo

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Come ti sei avvicinato al mondo dell’arte?

Ho iniziato a disegnare su carta quando ero ancora molto piccolo. È stata mia nonna Igea a incoraggiarmi nel perseguire una mia strada artistica. Lei, pittrice e scultrice, mi ha spalancato il mondo dell’arte, mi ha insegnato a cercare un mio stile, ma soprattutto a esprimere quello che sentivo. Se dipingere sul legno mi faceva sentire bene, non mi dovevo fermare. Così a 17 anni ho esposto la mia prima collezione. Erano 7 violini che rappresentavano i 7 vizi capitali. 

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Perché hai scelto il violino come tela per i tuoi disegni?

Amo la musica e ho studiato violino per diversi anni. Così, quando acquistai un violino di maggior pregio, decisi di rimuovere la vernice dal mio violino da studio e dipingere su di esso con la china.  Quando lo esposi in una mostra di artisti locali a Vicenza, destò molto successo e curiosità. Da qui,  la scelta di unire musica, arte e artigianato, e successivamente di lavorare a un progetto su Dante. 

leonardo frigo

Da dove nasce l’idea di rappresentare la Commedia di Dante?

Mi avvicinai per la prima volta a Dante, quando avevo 6 anni. Mia madre mi aveva regalato una bellissima edizione della Divina Commedia e io rimasi completamento rapito dalle sue illustrazioni, ma anche dalla storia. Mi appassionai sempre di più alle scuole medie e superiori. E poi ci fu un episodio in particolare a segnare il mio legame con la figura di Dante. Per essere ammessi al corso di Restauro a Venezia, c’è una selezione davvero severa (ogni anni vengono presi solo 12 studenti). Il giorno dell’esame, entrai nel salone dove mi aspettava la commissione e lì troneggiava un busto di Dante. Severo, imponente, sembrava fissarmi. Ecco che lì prese forma l’idea del progetto sulla Divina Commedia. 

 

 
 
 
 
 
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Perché hai scelto di lasciare l’Italia e trasferirti a Londra?

Avevo in mente questo progetto su Dante, ma mi chiedevo come potessi condividere la cultura del mio Paese anche al di là dei confini nazionali. Dovevo imparare la lingua e uscire, andare alla scoperta di quanto c’era fuori dal mio spazio protetto. L’Italia mi manca molto, ma qui posso condividere quello che amo del mio Paese e della mia cultura con persone straniere. Qui, posso portare quello che siamo, sfatando il mito dell’Italia solo pizza e mandolino. Voglio trasmettere la bellezza della nostra lingua, del nostro patrimonio culturale.

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Che tecnica adoperi per dipingere sui violini?

Uso la china e il pennino a immersione. In realtà si tratta di un miscuglio di chine diverse, una ricetta segreta che ho trovato dopo diversi esperimenti. Così non è troppo liquida e attecchisce bene sul legno, non è troppo scura, ma scivola bene sulla superficie lignea del violino. Disegno su violini di scultura, che sono a tutti gli effetti dei violini, ma vengono poi installati su basi marmo. 

leonardo frigo

C’è una figura nell’Inferno dantesco che ti ha catturato più di altre?

In effetti, ce n’è una. Nella vita non credo alla fortuna (come non credo alla sfortuna), ma la Dea Fortuna di Dante mi ha completamente rapito. È una donna bendata che passa la fortuna di famiglia in famiglia e Dante la descrive come una luna che cresce o decresce, come una ruota che gira: immagini meravigliose che si sono scolpite nella mia mente e che ho restituito nella rappresentazione di quel canto. 

 

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