Guggenheim Museum Bilbao, due mostre al femminile da visitare presso la città basca

27 Luglio 2025

Inaugurato alla fine degli anni Novanta, il Guggenheim Museum Bilbao ospita alcune tra le opere più significative dell’età contemporanea. Scopri le suggestive mostre al femminile in programma adesso

Guggenheim Museum Bilbao, due mostre al femminile da visitare presso la città basca

Bilbao, ovvero Bilbo in lingua basca, è la città più importante della Euskal Herria e, da sempre fiera delle sue origini, più recentemente ha rinnovato la sua immagine grazie al Guggenheim Museum Bilbao, uno dei vari musei della Fondazione omonima.

Il museo venne inaugurato alla fine degli anni Novanta nel contesto di rivitalizzazione della città di Bilbao e della provincia di Biscaglia intrapreso dall’amministrazione pubblica dei Paesi Baschi. La collezione permanente ospita alcune tra le opere più significative dell’età contemporanea: dalle grandi istallazioni di Lucio Fontana e Jenny Holzer che dominano l’atrio a Jeff Koons, Anish Kapoor e Louise Bourgeois che contornano il perimetro esterno dell’edificio.

E soprattutto Richard Serra con “The Matter of Time”. Ma l’identità artistica del Guggenheim Bilbao è affidata soprattutto alle mostre temporanee, tra le quali, quest’estate, spiccano le presenze al femminile di Helen Frankenthaler e Barbara Kruger.

Helen Frakenthaler: la pittura libera da regole al Guggenheim Museum Bilbao

Il prestigioso museo della città basca accoglie trenta opere della pittrice newyorkese Helen Frakenthaler, esposte accanto a quelle di altri protagonisti della scena artistica dell’epoca, delineando così il suo lungo percorso creativo dalla metà del XX secolo ai primi anni Duemila. L

a mostra a lei dedicata, Painting Without Rules, presenta fino al 28 settembre una serie di tele di grande formato, che ben evidenziano uno dei temi cardine dell’arte di Frankenthaler: l’idea unica di pittura “libera da regole” portata avanti dalla pittrice newyorchese, la cui visione le consentì di integrare e quindi superare le proprie fonti di ispirazione, seguendo un percorso parallelo ma distinto rispetto a quello degli artisti contemporanei, tra cui spiccano i nomi di Robert Motherwell, Jackson Pollock e Mark Rothko, vicini a lei nel sentire artistico e personale.

L’artista newyorchese, che fu figura di spicco anche nel mondo della grafica e della stampa, cercò di affrontare e superare nuove sfide artistiche, fin dagli esordi nella scena tutta maschile della New York degli anni Cinquanta, anche se non amava essere definita femminista.

Le tele imponenti raccolte al Guggenheim Museum evidenziano il ruolo centrale dell’artista statunitense nel passaggio dall’Espressionismo astratto alla pittura a campi di colore: un’innovazione resa possibile anche dal frequente ricorso alla tecnica del soak-stain, ottenuta mescolando olio con trementina per rendere la vernice più traslucida, simile agli acquerelli. che conferma tanto la padronanza compositiva quanto la totale libertà espressiva dell’opera di Frankenthaler.

Linguaggio e politica nella mostra di Barbara Kruger

Un ‘altra presenza femminile nell’estate del Guggenheim di Bilbao è quella di Barbara Kruger con la prima rassegna completa del suo lavoro mai presentata in Spagna, aperta al pubblico aperto fino all’ 8 novembre con un progetto chiaro : esplorare le influenze tra linguaggio e potere, incoraggiando il fruitore a interrogarsi sulle strategie di consenso messe in atto dagli apparati politici e dalla Rete. Another day, another night, questo il titolo della retrospettiva, ripercorre l’evoluzione artistica della Kruger, scegliendo come filo conduttore la “parola” e il suo impiego come strumento di persuasione e di controllo politico.

Il tema non è certamente nuovo per l’artista, che dagli Anni Settanta è nota al grande pubblico per i suoi grandi billboard rossi e neri. L’aspetto più nuovo è però la contaminazione con le nuove tecnologie, attraverso l’impiego di strumenti multimediali mai utilizzati prima. Oltre i collage in bianco e nero, la rassegna presenta infatti monumentali installazioni in vinile, opere digitali su grande scala, proiezioni video e paesaggi sonori concepiti specificamente per il museo basco, offrendo un quadro completo dei temi e dei risvolti visivi toccati dalla Kruger nel corso di cinquant’anni di attività.

Ad aprire il percorso di visita è uno dei lavori più importanti di Kruger: Senza titolo I shop therefore I am creato nel 1987 in serigrafia fotografica e rivisitato dall’artista nel 2019 in un’installazione LED in grande formato, con animazione e suono. L’opera si sviluppa come un gigantesco puzzle in cui i pezzi si incastrano fino a formare la frase “I shop therefore I am ( compro dunque sono)”, seguita da una serie di slogan martellanti che espandono l’indagine dell’artista su consumo e identità.

Il tragitto prosegue con Verità (nel quale la parola spagnola “Verdad” sfuma dal nero corvino al grigio pallido, inducendo a riflettere sulla natura ambigua di questo concetto) e Forever (che mostra in un gigantesco testo in bianco e nero le oscure parole di George Orwell: “ Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano- per sempre” ). Un elemento distintivo del progetto è infine il costante rimando al contesto politico e sociale dei Paesi Baschi, territorio dalla complessa storia identitaria.

Prova ne è l’installazione site-specific intitolata Senza titolo (Camino) che non solo fa riferimento al paesaggio linguistico di Bilbao, ma che funge anche da filo conduttore visivo, collegando le varie sale della mostra con un percorso sinuoso intorno all’atrio centrale del museo, dove, accanto a Kruger e Frakenthaler, c’è anche , fino al 10 dicembre, l’esposizione In Situ: Refik Anadol.

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