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Giò Pomodoro e l’ossessione per il vuoto

Oggi il mondo dell’arte ricorda la nascita di Giò Pomodoro, uno tra i maggiori scultori astratti a livello internazionale del XX secolo

Oggi il mondo dell’arte ricorda Giò Pomodoro. L’artista, fratello dell’altrettanto celebre Arnaldo, è considerato uno tra i maggiori scultori astratti a livello internazionale del XX secolo. È famoso soprattutto per le grandi opere monumentali pubbliche in pietra e bronzo fondate sulla fruizione sociale dell’opera d’arte.

Gli inizi

Giorgio Pomodoro nacque ad Orciano di Pesaro il 17 novembre 1930. Conseguito il diploma di geometra, imparò la cesellatura nella bottega di un anziano orafo. Dopo la morte del padre visse a Firenze dove incontrò l’architetto e futura moglie Gigliola Gagnoni ma ben presto si trasferì a Milano. Già dal 1955 espose le sue opere a Firenze, Milano, Venezia, e Roma. Collaborò nella rivista “Il Gesto” e iniziò a far conoscere i suoi lavori. Insieme al fratello Arnaldo e artisti come Lucio Fontana presentò alle mostre del gruppo ‘Continuità’ i suoi lavori.

Lo stile

L’arte di Giò Pomodoro è contraddistinta da una certa prospettiva geometrica e dall’utilizzo del bronzo e della pietra. Le forme elementari geometriche forniscono all’osservatore una visione suggestiva e astratta ma come disse lo stesso sculture: “L’ossessione di ogni vero scultore è il vuoto”. Tra le sue opere più suggestive ricordiamo: “Bandiera per Vladimiro” dedicata al poeta russo Majakovkji.

La fama

Nel corso degli anni lavorò anche come sceneggiatore, curando, tanto per citarne una, l’opera verdiana “La forza del destino”, rappresentata all’Arena di Verona nel 1978. Giò Pomodoro è stato il primo italiano in assoluto a ricevere il Lifetime Achievement Award in Contemporary Sculpture dall’International Sculpture Center’s Boar. Un importante riconoscimento ricevuto nel 2002, due anni prima della sua scomparsa.

photocredits: Gianfranco

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