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Perché Georges Simenon con i suoi gialli ha avuto tanto successo in Italia

Attraverso il percorso espositivo della mostra “Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere”, è possibile scoprire i motivi per cui il "papà" del commissario Maigret abbia avuto tanto successo e considerazione in Italia.

Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere” è il titolo della mostra alla Cineteca di Bologna – Galleria Modernissimo aperta fino all’ 8 febbraio 2026. Un lungo percorso in 2000 pezzi e 1300 mi di esposizione alla radice del genio, attraverso i suoi stessi viaggi, le sue carte, i film tratti dalle sue opere, le fotografie che ha realizzato durante i suoi reportage in Francia, Europa, in Africa e nel mondo. Il catalogo è edito dalla Cineteca di Bologna.

Attraverso il percorso espositivo della mostra, è possibile scoprire i motivi per cui il “papà” del commissario Maigret abbia avuto tanto successo e considerazione in Italia.

Perché visitare la mostra “Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere

Il racconto della mostra si snoda in otto tappe o viaggi all’interno della mente della scrittore così come lui si è percepito: dagli esordi di cronista di nera a Liegi allo scrittore mondano e di successo a Parigi, dal reporter di viaggio al fotografo, dallo scrittore colto in ritiro in Svizzera fino al meno conosciuto editore di se stesso.

E così i ritratti con pipa cui eravamo abituati spariscono sotto una caleidoscopica galleria di paesaggi e ambienti che accompagnano la vita dello scrittore e il visitatore della mostra ne rimane piacevolmente spiazzato. Si parte da Liegi, oggi grigia citta della Vallonia, al tempo dell’infanzia dello scrittore invece laboratorio industriale delle ambizioni di Leopoldo II.

Poi si passa agli anni trascorsi a Parigi, ai suoi molti pseudonimi e ai racconti galanti, in cui ebbe una parte importante Colette, responsabile della pagina letteraria del quotidiano Le Matin: è a lei che il giovane George Sim porta i suoi racconti ed è lei ad indirizzarlo verso una prosa meno “letteraria”.

Gli inizi sono difficili, ma poi i primi successi lo portano a frequentare il bel mondo parigino e il Bal Anthropometrique del 20 febbraio 1931 per la presentazione del primo Maigret è un vero e proprio evento mondano: gli inviti del ballo erano schede segnaletiche o mandati di comparizione a Quai d’ Orfèvres, sede della polizia giudiziaria di Parigi.

La nascita del commissario Maigret

Ma il commissario Maigret – così vuole la leggenda- a Delfzul nasce in Olanda. Qui Simenon sta scrivendo su di una postazione improvvisata, mentre la sua barca è in manutenzione nelle officine. Nella nebbia intravede venirgli incontro un omaccione che sarebbe poi diventato un personaggio molto presente nella sua opera e nella sua vita. Lo perfeziona con bombetta, pipa, cappotto. E siccome in quel porto umido fa freddo, gli mette a disposizione anche una stufa di ghisa.

Simenon fotografo

Oggi chiunque lascia dietro di sé migliaia di immagini, ma fino a un paio di generazioni fa l’arte del ritratto era per forza di cose selettiva. Non è stato così per Simenon: anche nelle istantanee non destinate alla pubblicazione si ritrova la stessa attenzione al dettaglio- dai cappellini da marinaio delle crociere al trench dei sopralluoghi al Quai des Orfèvres dei suoi romanzi.

Ecco che il cuore della mostra è appunto costituito dal racconto fotografico dei suoi viaggi dai primi del Novecento alla fine degli anni ‘ 30, quando acquista prima la Ginette, scialuppa di uno yacht usata per spostarsi alla ricerca della Francia sconosciuta lungo fiumi e canali, placide visioni della vita lenta e felice e poi il cutter da 10 metri Ostrogoth. Anche in questi viaggi Simenon va alla ricerca dell’uomo prima in Francia poi in Europa, in Africa e nel mondo intero, accompagnato dalla prima moglie Tigy.

Nelle foto scelte si ritrova, inconfondibile, il suo sguardo, la stessa curiosità, l’identica attenzione che esce dai romanzi, quella capacità precisa di unire i posti alle persone. Sono 3000 i negativi dai quali Gian Luca Farinelli e John Simenon hanno scelto le foto in mostra ed il numero cospicuo degli scatti di partenza definisce ancora una volta lo scrittore belga che scriveva, viaggiava, collezionava immagini, tutto in quantità.

A Simenon non interessava fare il reporter non è interessato all’attualità e agli uomini piuttosto cerca l’uomo in generale ed è questo il fil rouge che collega i gialli, i cosiddetti romanzi duri, le foto e infine il suo ultimo sguardo introspettivo quando decide di abbandonare la scrittura. Una scrittura materialmente divisa: da una parte ci sono i Maigret redatti direttamente con la macchina da scrivere e dall’altra l’altra produzione narrativa, anch’essa vastissima, scritta a matita.

Ad accompagnarlo dopo il divorzio dalla prima moglie Tigy, dal 1945 é Denise Ouimet che diventa la sua manager dopoché Simenon lascia Gallimard e diventa con lei “agente di se stesso” e cittadino di Noland. Ma sono gli ultimi anni, quelli a Losanna con Teresa Sburelin ad aprire una breccia nuova nel personaggio Simenon che, deciso ad abbandonare quella ridicola e dannosa cosa che si chiama letteratura, indaga su se stesso dapprima registrando su nastri magnetici le parole che aveva deciso di non scrivere più ed infine infrange la promessa di non scrivere più con Memorie intime, dedicato alla figlia suicida.

Le 5 ragioni del successo di Simenon in Italia

Molto interessante la parte dedicata al successo editoriale e televisivo di Simenon in Italia, dovuto a diversi fattori: dalla lungimiranza delle case editrici al successo dello sceneggiato, dall’amicizia con Fellini alla frequentazione del cinema italiano per arrivare fino alla raffinatezza dell’impaginazione.

Mondadori e Adelphi, editori diversissimi ma complementari, si sono per così dire equamente divisi i compiti, il primo, con le copertine di Ferenc Pinter ha reso immortale Maigret, il secondo, grazie a Roberto Calasso ha reso possibile un altro Simenon da otto milioni di copie vendute negli ultimi quarant‘ anni. Sono i cosiddetti romanzi duri divenuti popolari grazie a un attento e raffinato lavoro di publishing: copertine dai toni sfumati ed intermedi affidate tra gli altri a Leon Spillaert o Carel Willink. Determinante per il successo italiano è stata la serie Tv con Gino Cervi nei panni di Maigret, diretta da Diego Fabbri e sceneggiata da Andrea Camilleri.

Il commento finale della mostra è, da ultimo, affidato a un grande amico di Simenon: Federico Fellini che ricorda i loro viaggi in treno in cui percepiva “un tepore, un caldino di intimità, un lunghissimo fluttuante sogno benefico che assomiglia alla vita e che forse ti aiuta a interpretare, ad amare, e a vivere quella vita”.

Ecco dalla mostra si esce con la consapevolezza di aver compiuto un passo ulteriore nella conoscenza del mondo interiore di Simenon e con una sensazione di tepore che scalda il cuore.

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